26/10/2020, 11.16
INDIA
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Mons. Savio, quando mi sono ammalato di Covid-19

di Nirmala Carvalho

Il vescovo ausiliare di Bombay parla dei giorni nei quali è stato in terapia intensiva. “Ogni volta che inspiravo, dicevo nella mia mente ‘Gesù in me’ e quando espiravo ‘e io in Lui’. Questo mi ha reso consapevole della presenza di Dio nella mia vita e intorno a me”.

Mumbai (AsiaNews) - Mons. Dominic Savio Fernandes, vescovo ausiliare di Bombay, racconta ad AsiaNews la sua esperienza con il Covid 19. Il vescovo Savio è risultato positivo al test per il Coronavirus e ricoverato al Holy Family Hospital, Bandra il 10 ottobre. È stato dimesso oggi 26 ottobre.

“La battaglia con Covid19 - dice mons. Savio - non è un problema. L'unica difficoltà è che si ha un problema di affanno. Sebbene fossi senza fiato, non ero mai sul ventilatore. Mi davano 2-3 litri di ossigeno al giorno e facevo anche un trattamento al plasma”.

“La vera difficoltà è che le persone hanno paura che possiamo trasmettere loro il virus. Quindi, si dovrebbe essere preparati all'ostracismo sociale. Per alcune persone una volta che hai il Coronavirus potresti trasmetterlo ad altri, non importa quanto tempo fa lo hai contratto. Mi ricorda i lebbrosi nella Bibbia. Fortunatamente, abbiamo il vantaggio del mondo digitale e di Internet e possiamo comunicare senza alcun contatto fisico. Ringrazio Dio per questa esperienza”.

Monsignor Savio parla anche di esperienza spirituale. “Sono stato in terapia Intensiva (ICU) per undici giorni e mezzo. Per tutto il tempo che ero in terapia intensiva, ero sdraiato e pregavo costantemente il rosario della Divina misericordia. Ero profondamente consapevole che Gesù mi ama così tanto e che attraverso la sua morte e risurrezione ci salva. Ero pieno di gratitudine a Gesù mio Signore e Dio e a Dio Padre con cui ho una relazione molto personale. Mi sono reso conto che nulla ha importanza nella vita tranne che amiamo Dio e tutti gli altri e ci perdoniamo l'un l'altro. Sono totalmente in pace con me stesso perché so che Dio è in me”.

“C'era un altro esercizio spirituale che facevo in terapia intensiva. Ogni volta che inspiravo, dicevo nella mia mente ‘Gesù in me’ e quando espiravo ‘e io in Lui’. Questo mi ha reso consapevole della presenza di Dio nella mia vita e intorno a me. Era come se stessi fluttuando nel letto con Dio in me e tutt'intorno a me. Questo mi ha anche dato la fiducia di abbandonarmi a Gesù e di accettare qualunque cosa voglia per me, anche la morte, se così vuole. Il nostro Dio è il creatore dell'intero universo e tuttavia si prende cura di un minuscolo granello come me”.

“La messa è sempre stata il momento culminante della mia vita. Ma non era possibile celebrare la messa quando ero in terapia intensiva, non era possibile lì. Il giorno in cui sono rientrato nel quartiere, la prima cosa che ho fatto è stata celebrare il Santo Sacrificio della Messa”.

“All'Eucaristia, è lì che mi sento il vicario di Cristo. È anche un costante promemoria per me di raggiungere i poveri e coloro che hanno bisogno o ansia. Prima di contrarre il Covid19 avevo anche celebrato un funerale. E sono disposto a servire anche adesso. Non ho paura di Covid19 perché Dio è lì per prendersi cura di me. Solo, non vorrei contagiare altri. Per quanto? Non lo so. Ma se le persone hanno bisogno di me io sarò lì per loro. Sono anche grato a tante persone che hanno pregato per la mia guarigione. Ho davvero sperimentato l'enorme amore e la preoccupazione della mia famiglia, di amici, parrocchiani, sacerdoti, suore, gruppi di preghiera, di intercessione. Che Dio li benedica tutti. Anch'io ho pregato ogni giorno per loro”.

“Ho pregato per le persone ogni giorno, anche quando ero in terapia intensiva, affinché Dio le proteggesse dal Coronavirus. Ho anche recitato la Coroncina della Divina Misericordia in ogni momento. Ho pregato per l'eradicazione del Coronavirus dalla faccia della terra. Sono sicuro che Dio darà ascolto alle nostre preghiere”.

“La Beata Vergine Maria, mia madre è sempre stata al mio fianco. Ho pregato il rosario, ma ho sperimentato la sua cura speciale per me. Lei è sempre accanto a me e mi guida. So che Dio ha un piano per me. Che cos'è? Gradualmente mi farà sapere tramite Maria, mia madre - lo fa sempre”.

“Ringrazio i medici, gli infermieri e gli assistenti che si sono presi cura di me. I miei ringraziamenti speciali a Sr. Kripa, dell'Holy Family Hospital che mi ha donato il suo plasma e le sono molto grato, Sono grato anche a sr. (Dr) Beena, Sr. Lucien e al cardinale Oswald Gracias per essersi presi cura di me in modo speciale”.

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