30/04/2015, 00.00
NEPAL
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Nepal, migliaia di terremotati tra la vita e la morte: Governo inetto e corrotto (VIDEO)

di Christopher Sharma
L’ultimo bilancio è di oltre 5.500 morti; circa 12mila feriti; 70mila case distrutte e altre 530mila danneggiate, in 39 dei 75 distretti del Nepal. Da cinque giorni uomini, donne e bambini sopravvissuti vivono all’aperto e sotto la pioggia. Un uomo: “Solo i cristiani mi hanno aiutato, senza pregiudizi, dandomi tenda e coperte”.

Kathmandu (AsiaNews) – A cinque giorni dal terremoto che ha devastato il Nepal, migliaia di persone non hanno ancora ricevuto i soccorsi e vivono all’aperto, sotto la pioggia. Vittime e soccorritori accusano il governo di sforzi insufficienti e di corruzione nella rete di aiuti. Il bilancio aggiornato è di oltre 5.500 morti; circa 12mila feriti; 70mila case rase al suolo e altre 530mila danneggiate, in 39 dei 75 distretti del Nepal.

Shanti Gurung, originaria del distretto di Sindhuli, vive a Chuchchepati (Kathmandu) all’aperto. Racconta ad AsiaNews: “Ho tre figli piccoli, tra cui un neonato di quattro mesi. Mi sono riparata sotto questo piccolo albero. Chiedo aiuto a tutte le persone e ai giornalisti che incontro, ma nessuno finora mi ha aiutato. Sono 12 ore che piove senza sosta. Se avessi almeno una tenda potrei proteggere i miei bambini”.

“Nessun rappresentante del governo – prosegue la donna – è mai venuto a farci visita. Sono cinque giorni ormai che stiamo così. Ho sentito che governi e persone stranieri stanno inviando generi di prima necessità e denaro, ma tutte le donazioni vengono prese dai quadri di partito e dai loro leader. Noi gente normale non stiamo ricevendo nulla”.

Rabindra Manandhar, residente a Sankhu (Kathmandu), spiega ad AsiaNews: “Dimenticate il cibo e i soldi: noi non abbiamo nemmeno acqua potabile da poter bere e una tenda per proteggerci dalla pioggia. Nessuna agenzia governativa si è fatta avanti. Sembra che non ci sia alcuna autorità [in questo Paese]”. I pacchi di primo soccorso, sottolinea, “non arrivano. I nostri leader stanno sfruttando gli aiuti stranieri”.

Rameshwor Yadav, 45 anni, ha perso moglie e figli nel terremoto. “Mi sono rifugiato a Tundikhel – racconta – lo stadio dell’esercito che si trova al centro di Kathmandu. Ho ricevuto una tenda e delle coperte dalla Caritas e dall’Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale (Usaid). Molti vivono all’aperto o sotto gli alberi, ma io sto al riparo perché i cristiani ci hanno aiutato, senza fare discriminazioni. Se se ne fosse occupato il governo, io non avrei ricevuto niente perché avrebbero dato la priorità ai loro colleghi. Tutta la mia vita è paralizzata, ho perso tutti i miei cari”.

P. Pius Perumana, direttore di Caritas Nepal, spiega: “Stiamo facendo del nostro meglio per raggiungere quante più persone possibili. La nostra scelta è di aiutare prima i più bisognosi, senza fermarci”.

Secondo alcune notizie apparse sui media locali, molti donatori nazionali sono riluttanti a mettere generi di prima necessità nelle mani del governo.

Khagendra Sangraula, leader della società civile, esprime la sua frustrazione: “Le nazioni straniere e i loro abitanti stanno inviando tanti aiuti, ma i nostri governanti se ne approfittano. Le organizzazioni che si occupano di prestare soccorso dovrebbero usare i loro canali, anziché passare per le agenzie governative. Quanto sta accadendo è un’ingiustizia e una forma di corruzione, nel bel mezzo di una crisi nazionale”.

Interrogato riguardo questo problema degli aiuti, il vice Primo ministro e ministro degli Interni Bamdev Gautam si è difeso dicendo: “Abbiamo risorse limitate ed è ovvio che giungano prima a chi può accedervi con più facilità. Stiamo gradualmente raggiungendo tutta la popolazione, a mano a mano che riceviamo aiuti dalla comunità internazionale. Stiamo facendo del nostro meglio secondo le nostre capacità”.

Intanto, ieri le Nazioni Unite e i suoi alleati hanno lanciato un appello – il Flash Appeal – per raccogliere 415 milioni di dollari, per rispondere per almeno tre mesi alle esigenze più urgenti: riparo, acqua, sanità, cibo. “La tempestività – ha sottolineato Jamie McGoldrick, coordinatore umanitario Onu per il Nepal – è essenziale per gestire questa crisi”. Sempre ieri il presidente Usa Barack Ubama e il segretario generale Onu Ban Ki-moon hanno telefonato al Primo ministro nepalese Sushil Koirala per esprimere le loro condoglianze.

 

Nepal thousands of earthquake victims between life and death Government inept and corrupt-1
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