12/11/2007, 00.00
PAKISTAN
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Pakistan: quella di Musharraf è legge marziale, non stato di emergenza

di Qaiser Felix
Lo denuncia il presidente della Commissione nazionale per i diritti umani, che sottolinea la soppressione dei diritti umani della popolazione e l’evidente anti-costituzionalità del decreto. Nel frattempo, la Bhutto annulla l’accordo politico con il generale.
Islamabad (AsiaNews) – L’Ordinanza sull’esercito pakistano promulgata lo scorso 11 novembre dimostra senza ombra di dubbio che al momento, nel Paese, è in vigore la legge marziale e non uno “stato di emergenza” come dichiarato da Musharraf all’inizio del mese.
 
Lo denuncia ad AsiaNews Asma Jahangir, presidente della Commissione nazionale per i diritti umani, agli arresti domiciliari sin dall’inizio della crisi così come centinaia di altri attivisti per i diritti umani e membri dell’opposizione, che pagano così il non aver riconosciuto il nuovo corso imposto al Paese dal generale-presidente.
 
Grazie alla nuova norma, proclamata dal governo senza alcuna possibilità di intervento parlamentare, i militari possono arrestare anche i civili, condurre delle indagini indipendenti dalla magistratura e persino emettere delle sentenze nei loro tribunali. Questo a patto che i crimini siano commessi contro la sicurezza nazionale o contro le forze di sicurezza pakistane, una definizione talmente ampia da comprendere praticamente qualunque cosa.
 
Il nuovo testo, inoltre, prevede una serie di gravi limitazioni all’attività giuridica: i processi non saranno pubblici; gli avvocati potranno rappresentare gli incriminati soltanto in qualità di “amici e testimoni”; le regole sulla colpevolezza fino a prova contraria non valgono più.
 
Secondo la Jahangir, “la promulgazione di un atto simile è allarmante, e viola diritti umani e Costituzione del Pakistan. Queste leggi, approvate dalla dittatura del generale Zia, ritornano in auge dopo essere state bloccate dal sistema giudiziario, che in questi giorni non ha più potere”.
 
Inoltre, aggiunge, “non si regge il paragone con le leggi speciali anti-terrorismo applicate negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna. In quei Paesi, il potere giudiziario rimane comunque sovrano, ed i membri dell’opposizione politica non vengono trattati come nemici dello Stato, come sta succedendo qui”.
 
Per cercare di calmare le acque, il presidente eletto ha garantito che le elezioni parlamentari si terranno entro il prossimo 9 gennaio. Questo, tuttavia, non ha placato il Partito popolare guidato da Benazir Bhutto, che ha annunciato la fine del patto politico con Musharraf ed ha dichiarato: “Le elezioni non servono a nulla, se alle urne i soldati controllano i votanti”.
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