28/02/2005, 00.00
PAKISTAN
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Pakistan, 7 anni di prigione a cristiano accusato di blasfemia

di Qaiser Felix

Secondo la polizia avrebbe strappato pagine dal Corano. Vescovo di Faisalabad: "La legge colpisce i più poveri e indifesi".

Multan (AsiaNews) – La legge sulla blasfemia continua a colpire i cristiani in Pakistan. Il 30enne cristiano Bashir Masih è stato condannato a 7 anni di prigione per aver dissacrato il Corano. "È una situazione tragica - ha commentato ad AsiaNews il vescovo di Faisalabad, mons. Joseph Coutts -  le vittime di questa legge sono le persone più povere, incapaci di difendersi e che non hanno mezzi per far sentire la loro voce".

Secondo il giudice, Masih avrebbe strappato dal libro sacro all'islam alcune pagine per usarle in riti di magia occulta. La sentenza è stata emessa dal Tribunale civile di Chishtian, città nella diocesi di Multan, il 23 febbraio scorso.  Il caso è passato, però, sotto silenzio: Ong e gruppi per i diritti umani nel paese non sono a conoscenza della condanna di Masih. Il detenuto ha ora 30 giorni per appellarsi all'Alta Corte di Lahore.

Bashir Masih è stato arrestato ad agosto dell'anno scorso nel distretto di Bahawalnagar, dopo una denuncia che lo accusava di aver strappato pagine del Corano per scriverci formule magiche. La polizia locale sostiene che Masih abbia confessato il reato, anche se permangono dubbi sulle modalità della confessione. In passato numerose accuse di blasfemia sono risultate infondate.

Il giovane è l'ultimo di una lunga serie di vittime, cristiane e musulmane, della cosiddetta legge sulla blasfemia, ovvero dell'articolo 295 b e c del Codice penale pakistano. Il primo riguarda le offese al Corano, punibili con l'ergastolo, mentre il secondo stabilisce la morte o il carcere a vita per diffamazioni contro il profeta Maometto.

Secondo diversi analisti, la legge sulla blasfemia  è uno degli strumenti con cui i fondamentalisti musulmani colpiscono le minoranze e procedono verso l' "islamizzazione" del paese.

Nel settembre scorso il ministro per gli Affari religiosi, Ejaz ul-Haq, ha ammesso che negli ultimi 18 anni si è registrato "un abuso" della legge. Dal 1927 al 1986, infatti, si sono registrati solo 7 casi di blasfemia; dal 1986 al 2004 ne sono stati notificati più di 4 mila.

La Chiesa cattolica e le comunità di minoranza chiedono la totale abrogazione della legge, considerata un' "anomalia" nel sistema giudiziario del paese.  Mons. Coutts ha sottolineato ad AsiaNews che gli emendamenti apportati alla legge lo scorso ottobre, non ne impediscono i frequenti abusi. Le modifiche sono limitate alla procedura e all'applicazione della legge e hanno mantenuto in vigore la pena di morte per chi offende Maometto.

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