14/02/2013, 00.00
VATICANO
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Papa: anche se per il mondo sarò "nascosto" sarò sempre con voi nella preghiera

Nell'incontro con il clero romano, Benedetto XVI rievoca la sua partecipazione al Concilio. "Speravamo che tutto si rinnovasse, veramente che venisse una nuova Pentecoste". La nascita di alcuni dei documenti fondamentali del Vaticano II.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Anche "se per il mondo sarò nascosto,  sarò sempre con voi nella preghiera", "sarò sempre con voi nella certezza che vince il Signore". Sono due delle frasi con le quali Benedetto XVI si è rivolto, oggi, ai sacerdoti all'inizio e alla fine dell'incontro che tradizionalmente vede il vescovo di Roma incontrare il suo clero il primo giovedì di Quaresima.

Accolto da un lunghissimo applauso e dal grido "viva il papa", Benedetto XVI ringrazia e parla di "dono particolare della Provvidenza che, prima di lasciare il ministero petrino, posso ancora vedere il mio clero, il clero di Roma. E' sempre una grande gioia vedere come la Chiesa vive, come a Roma la Chiesa è vivente".

Tema dell'incontro "una piccola chiacchierata sul Concilio Vaticano II, come io l'ho visto".
E il Papa comincia con un aneddoto, di quando, nel 1961 a lui, il più giovane dei professori dell'università di Bonn, il cardinale di Colonia, Frngs, chiese "un progetto" per una conferenza che doveva tenere a Genova, invitato dal card. Siri. Tema della conferenza era "Il Concilio e il mondo del pensiero moderno". Al card. Frings il progetto piacque e lo presentò "come io l'avevo scritto".

"Poco dopo papa Giovanni lo invita a venire e lui era pieno di timore di avere detto forse qualcosa di non corretto, di falso e sarebbe stato interpellato per un rimprovero, forse anche per togliergli la porpora. Sì, quando il suo segretario lo ha vestito per l'udienza, ha detto: 'Forse adesso porto per l'ultima volta questa roba'. Poi, è entrato. Papa Giovanni gli va incontro, lo abbraccia e dice: 'Grazie, eminenza, lei ha detto che cose che io volevo dire, ma non avevo trovato le parole'. Così, il cardinale sapeva di essere sulla strada giusta, e mi ha invitato ad andare con lui al Concilio, prima come suo esperto personale, poi - nel corso del primo periodo, forse nel novembre '62 - sono stat0 nominato anche perito ufficiale del Concilio".
"Siamo andati al Concilio non solo con gioia, ma con entusiasmo. Era un'aspettativa incredibile. Speravamo che tutto si rinnovasse, veramente che venisse una nuova Pentecoste, una nuova era della Chiesa, perché la Chiesa era ancora abbastanza robusta, in quel tempo", "ma tuttavia, si sentiva che la Chiesa non andava avanti, ma si riduceva, che sembrava piuttosto una realtà del passato e non la portatrice del futuro".

Vedevano che "il rapporto tra la Chiesa e il periodo moderno dall'inizio era un po' contrastante", cominciando con l'errore nel caso di Galileo, "e si pensava di correggere questo inizio sbagliato" e di trovare un nuovo rapporto tra la Chiesa e le forze migliori del mondo, "per aprire il futuro dell'umanità, per aprire il vero progresso".
Il Papa ha poi ricordato come i padri conciliari, appena arrivati, si opposero a quanto sembrava già predisposto come le "liste" da votare  dei componenti le commissioni del Concilio. Ma subito i Padri hanno detto: "No, non vogliamo semplicemente votare liste già fatte. Siamo noi il soggetto". "Si sono dovute spostare le elezioni perché i Padri stessi volevano conoscersi un po', volevano loro stessi preparare delle liste. Così è stato fatto. Non era un atto rivoluzionario, ma un atto di coscienza, di responsabilità da parte dei Padri conciliari".
"Era già un'esperienza della universalità della Chiesa e della realtà concreta della Chiesa, che non semplicemente riceve imperativi dall'alto, ma insieme cresce e va avanti, sempre sotto la guida - naturalmente - del Successore di Pietro".
Benedetto XVI ha poi rievocato la nascita e lo spirito di alcuni dei documenti del Concilio: la riforma liturgica (con la costituzione Sacrosantum Concilium), l'ecclesiologia (con la costituzione Lumen Gentium) e l'ecumenismo, con le dichiarazioni Nostra Aetate e Dignitatis Humanae.

"Dopo la Prima guerra mondiale - ha ricordato il Papa - era cresciuto  proprio nell'Europa centrale, occidentale, il movimento liturgico" come "riscoperta della ricchezza e profondità della liturgia", che era finora quasi chiusa nel Messale Romano del sacerdote, mentre la gente pregava con propri libri di preghiera. "Ma erano quasi due liturgie parallele: il sacerdote con i chierichetti, che celebrava la Messa secondo il Messale, ed i laici che pregavano nella Messa con i loro libri di preghiera". Con la riforma si volle che la liturgia dell'altare e la liturgia del popolo fossero "un'unica liturgia, una partecipazione attiva", in modo che le ricchezze potessero al popolo: "e così si è riscoperta, rinnovata la liturgia".
In campo ecclesiologico, il concilio Vaticano I era stato interrotto nel 1870. "Era rimasto solo un frammento", quello del primato, una "unilateralità, la Chiesa non è solo primato". La teologia fin dagli anni '20 aveva "ritrovato soprattutto il concetto del Corpo mistico: la Chiesa non è solo organizzazione, ma un organismo vitale". "il noi dei credenti insieme all'io di Cristo siamo la Chiesa". Al Concilio si sono così avute "discussioni molto accanite, forse esagerate" sulla collegialità. "Appariva a molti come una lotta per il potere, e forse qualcuno ha pensato al potere, ma non lo era".

L'ecumenismo era un problema evidenziato "dopo le passioni dei cristiani nel tempo del nazismo".

"Fin dall'inizio i nostri amici ebrei dicevano che la Chiesa cattolica deve dire una parola, anche se la Chiesa non era responsabile della Shoah, erano in gran parte cristiani che avevano compiuto quegli atti, anche se sappiamo che i veri credenti hanno sempre resistito". D'altro canto, i vescovi arabi temevano che per quella strada si arrivasse a un riconoscimento di Israele e dicevano che si doveva parlare anche di Islam. "Cosa che noi non abbiamo tanto capito, oggi sappiamo quanto è  necessario". Poi si tenne presente che ci sono anche altre grandi religioni e cosi la dichiarazione che inizialmente era pensata solo su ebrei si è rivolta a tutte le religioni.

Ma "non è possibile pensare per il credente che tutte sono uguali: c'è un Dio incarnato, che ha parlato", ma è necessario entrare in dialogo

In questa realtà, ha osservato il Papa "c'era anche il Concilio dei media, e il mondo ha percepito il Concilio tramite i media. E' arrivato non quello dei padri, ma quello dei media. E mentre per i padri era il concilio della fede che crea l'intelletto, all'interno della fede, nelle categorie dei media, cioè fuori dalla fede, era una lotta politica, di potere tra diverse correnti della Chiesa e logicamente hanno preso parte con la decentralizzazione della Chiesa e tramite il concetto del popolo di Dio, per i laici. Il potere del papa traferito ai vescovi e poi a tutti: una sovranità popolare. Per loro era questo da approvare".

"E  cosi la liturgia non atto di fede, ma attività della comunità, la sacralità cosa pagana, profana. La liturgia non è culto, ma atto dalla partecipazione comune. Questa traduzione e banalizzazione della riforma liturgica nate fuori dalla sua chiave della fede e cosi la Scrittura". "Il Concilio dei media, accessibile a tutti ha creato calamità e problemi: seminari e conventi chiusi, la liturgia banalizzata. Il concilio virtuale era più forte del reale".

"Ma il Concilio man mano si realizza e 50 anni dopo vediamo come il virtuale arretra e appare il vero, e nostro compito è lavorare perché il vero Concilio si realizzi".

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