10/06/2016, 13.18
VATICANO
Invia ad un amico

Papa: i cristiani siano uniti in un mondo che vive come se Dio non esistesse

Incontrando una delegazione del Direttivo della Comunione mondiale delle Chiese riformate, Francesco sottolinea l’“urgente bisogno di un ecumenismo che, insieme allo sforzo teologico per ricomporre le controversie dottrinali tra i cristiani, promuova una comune missione di evangelizzazione e di servizio”.

 

Città del Vaticano (AsiaNews) – In un mondo che vive “come se Dio non esistesse”, tutti i cristiani possono fare di più per rispondere, insieme, all’“urgente bisogno di un ecumenismo che, insieme allo sforzo teologico per ricomporre le controversie dottrinali tra i cristiani, promuova una comune missione di evangelizzazione e di servizio”. La necessità di far progredire il cammino ecumenico è stata ribadita da papa Francesco nel saluto che ha rivolto a una delegazione del Direttivo della Comunione mondiale delle Chiese riformate.

Francesco – che il prossimo 31 ottobre sarà in Svezia per prendere parte ad una cerimonia per commemorare il 500mo anniversario della Riforma, che cade nel 2017 – ha definito l’incontro di oggi “un ulteriore passo del cammino che caratterizza il movimento ecumenico; cammino benedetto e gravido di speranza, lungo il quale cerchiamo di vivere sempre più in conformità con la preghiera del Signore «perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21)”.

“Oggi – ha detto ancora - dobbiamo anzitutto essere grati a Dio per la nostra fraternità ritrovata che, come ha scritto san Giovanni Paolo II, «non è la conseguenza di un filantropismo liberale o di un vago spirito di famiglia, ma si radica nel riconoscimento dell’unico Battesimo e nella conseguente esigenza che Dio sia glorificato nella sua opera» (cfr Lett. enc. Ut unum sint, 42). In questa comunione spirituale, cattolici e riformati possono promuovere una crescita comune per servire meglio il Signore”.

Il Papa ha poi ricordato la “recente conclusione della quarta fase del dialogo teologico tra la Comunione Mondiale delle Chiese Riformate e il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, sul tema La giustificazione e la sacramentalità: la comunità cristiana come operatrice di giustizia”. “Mi rallegro – ha aggiunto- nel constatare che il rapporto finale ben sottolinea il legame necessario tra la giustificazione e la giustizia. La nostra fede in Gesù, infatti, ci spinge a vivere la carità mediante gesti concreti, capaci di incidere sul nostro stile di vita, sulle relazioni e sulla realtà che ci circonda. In base all’accordo sulla dottrina della giustificazione, esistono molti campi in cui riformati e cattolici possono collaborare per testimoniare insieme l’amore misericordioso di Dio, vero antidoto di fronte al senso di smarrimento e all’indifferenza che sembrano circondarci. In effetti, oggi sperimentiamo spesso una ‘desertificazione spirituale’. Soprattutto là dove si vive come se Dio non esistesse, le nostre comunità cristiane sono chiamate ad essere ‘anfore’ che dissetano con la speranza, presenze in grado di ispirare fraternità, incontro, solidarietà, amore genuino e disinteressato (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 86-87); esse sono tenute ad accogliere e ravvivare la grazia di Dio, per non chiudersi in sé stesse e aprirsi alla missione. Non è possibile, infatti, comunicare la fede vivendola in maniera isolata o in gruppi chiusi e separati, in una sorta di falsa autonomia e di immanentismo comunitario. Così facendo non si riesce a rispondere alla sete di Dio che ci interpella e che emerge anche da molteplici nuove forme di religiosità. Queste a volte rischiano di assecondare il ripiegamento su sé stessi e sui propri bisogni, favorendo una sorta di ‘consumismo spirituale’. Pertanto, se gli uomini del nostro tempo «non trovano una spiritualità che li sani, li liberi, li ricolmi di vita e di pace e che nel medesimo tempo li chiami alla comunione solidale e alla fecondità missionaria, finiranno ingannati da proposte che non umanizzano né danno gloria a Dio» (cfr ibid., 89)”.

“Vi è urgente bisogno di un ecumenismo che, insieme allo sforzo teologico per ricomporre le controversie dottrinali tra i cristiani, promuova una comune missione di evangelizzazione e di servizio. Ci sono già, indubbiamente, molte iniziative e buone collaborazioni in diversi luoghi. Ma tutti possiamo fare di più, insieme, per offrire una testimonianza viva «a chiunque domandi ragione della speranza che è in noi» (cfr 1 Pt 3,15): trasmettere l’amore misericordioso del nostro Padre, che gratuitamente riceviamo e generosamente siamo chiamati a ridonare. Cari fratelli e sorelle, nel rinnovarvi la mia gratitudine per la vostra presenza e per il vostro impegno al servizio del Vangelo, esprimo il desiderio che questo incontro sia un segno efficace della nostra perseverante determinazione a camminare insieme nel pellegrinaggio verso la piena unità. Il nostro ritrovarci possa incoraggiare tutte le comunità riformate e cattoliche a continuare a lavorare insieme per trasmettere la gioia del Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo. Dio vi benedica tutti”.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Papa: nello Sri Lanka cessi la violenza e si rispetti il diritto umanitario
04/02/2009
Papa: disastrose le conseguenze di una fede che non si incarna nell’amore
26/11/2008
Il Consiglio mondiale delle Chiese visita i protestanti in Cina (ma solo quelli ufficiali)
05/01/2018 12:34
Il card. Kasper a Seoul per un incontro sull'ecumenismo con vescovi dell'Asia
17/07/2006
Papa: siamo peccatori, ma Gesù con la sua morte ci ha reso ‘giusti’ e ‘santi’
29/09/2021 10:57


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”