28/06/2025, 11.30
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Tokyo: si allarga lo scandalo sul farmaco per la lebbra in tempo di guerra

Altri cinque sanatori riferiscono di aver somministrato in via sperimentale il “Koha” ai tempi del Secondo conflitto mondiale. Un medicinale sviluppato dai militari, che ne hanno imposto l’uso forzato in diversi centri nonostante gli effetti collaterali e i decessi a esso collegati. L’esercito ne imponeva l’assunzione “incutendo terrore”.

Tokyo (AsiaNews) - Almeno cinque sanatori nazionali per la lebbra, durante e dopo la Seconda guerra mondiale, hanno riferito di aver somministrato ai propri ospiti un farmaco sperimentale chiamato “Koha” che ha causato gravi effetti collaterali in alcuni pazienti. La scoperta fa seguito alla pubblicazione di un rapporto investigativo da parte del sanatorio Kikuchi-Keifuen, situato a Koshi, nella prefettura di Kumamoto, nel giugno 2024, che ha rivelato la pratica e, da allora, ha dato origine a indagini approfondite in altre strutture. Per il Sol Levante è un tema sensibile, anche per le condizioni di segregazione e gli abusi subiti da parte dei malati e dei loro familiari. 

Sulla vicenda il quotidiano giapponese Asahi Shimbun ha lanciato a giugno un’inchiesta contattando 12 sanatori nel Paese, escluso il Kikuchi-Keifuen. Analizzando documenti e cartelle cliniche è emersa la conferma della somministrazione del farmaco sperimentale in diversi centri: il sanatorio nazionale Suruga, nella prefettura di Shizuoka; quello di Oshima-Seishoen a Takamatsu; il sanatorio di Tama-Zenshoen a Tokyo; il Nagashima-Aiseien nella prefettura di Okayama ; infine, il sanatorio Hoshizuka-Keiaien nella prefettura di Kagoshima.

Il Koha - composto da criptocianina, un colorante fotosensibile - è stato sviluppato dai militari di quello che un tempo era conosciuto come l’esercito imperiale nipponico, interessato alla sua applicazione per il trattamenti di congelamenti e ustioni da freddo intenso. Gli ufficiali hanno commissionato la ricerca sul farmaco sperimentale all’Università di medicina di Kumamoto, ancora oggi un celebre ateneo nel campo medico. Dopo un apparente successo nei pazienti affetti da tubercolosi, che coinvolgeva batteri simili al mycobacterium leprae, il farmaco viene testato sui pazienti affetti da lebbra.

Il direttore del Kikuchi-Keifuen viene incaricato dal settimo Centro di ricerca del Comando tecnico dell’esercito di condurre una somministrazione sperimentale che coinvolge 472 residenti del sanatorio tra il 1942 e il 1947. Nove pazienti muoiono durante il periodo di prova, con due decessi sospettati di essere direttamente collegati al Koha. Inoltre, al sanatorio di Suruga è in corso un esame approfondito delle cartelle cliniche di tutti i 998 residenti per determinare l’uso del farmaco e i suoi effetti. Il direttore Shinichi Kitajima ha confermato la somministrazione del farmaco, come è emerso dallo studio delle cartelle cliniche del dopoguerra.

I membri del personale, vincolati alla riservatezza, stanno esaminando attentamente le cartelle cliniche una ad una. Il compito, spiega il responsabile, richiederà “tempo per accertare i fatti nella loro interezza”. “È possibile che vengano alla luce altri elementi sinora sconosciuti. Dobbiamo stabilire delle regole - osserva Kitajima - per la conservazione delle cartelle cliniche e dei documenti”. Le informazioni sulla somministrazione del Koha a Tama-Zenshoen e Oshima-Seishoen sono state trovate nel numero del 1947 della rivista di dermatologia e venereologia, ora conservata al Museo Nazionale del Morbo di Hansen. Secondo la rivista, il direttore del Tama-Zenshoen ha riferito che su 175 casi, l’utilizzo è stato interrotto in 72 entro tre mesi, mentre 103 hanno continuato per un periodo variabile fra i quattro e gli otto mesi. La struttura ha dovuto interrompere la somministrazione in 57 casi per il deterioramento delle condizioni di salute.

Anche il direttore del sanatorio di Oshima-Seishoen ha riferito di aver somministrato Koha a 180 persone. Secondo quanto racconta il 93enne Tsuneji Matsumoto, nel 1944 fra i giovani residenti della struttura, un medico aveva annunciato lo sviluppo di “un nuovo farmaco per la lebbra”. Anche in questo caso, dai registri emerge la somministrazione del Koha ad un gruppo di persone. Secondo il racconto dell’anziano, entrato nel centro nel luglio del 1942 e ancora oggi suo ospite, il medicinale veniva erogato col pretesto di curare la lebbra. La “compressa sottile e piatta” veniva presa una volta al giorno prima di mezzogiorno, ricorda, e dopo averla assunta si sentiva stordito e la vista si annebbiava. Racconta anche che altri intorno a lui soffrivano di febbre o di ferite incancrenite. Una donna ha perduto i capelli. A causa di questi dolorosi effetti collaterali, alcuni pazienti si sono in seguito rifiutati di assumere il farmaco, il cui trattamento durava da sei mesi fino a un anno. Tuttavia un giorno, senza alcuna spiegazione, la prescrizione viene bruscamente interrotta. In seguito egli è venuto a sapere che l’esercito ne aveva imposto la somministrazione. “I medici del sanatorio - conclude - non potevano rifiutarsi, perché i militari incutevano terrore”.

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