07/11/2010, 00.00
VATICANO-SPAGNA
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Papa: sostenere la piena realizzazione della donna, del matrimonio e della vita

A Barcellona Benedetto XVI durante il rito di dedicazione della cattedrale della Sagrada familia chiede che l’unione indissolubile tra un uomo e una donna e la natalità siano protette e valorizzate “sul piano giuridico, sociale e legislativo”. L’edificio è una chiesa “splendida”, “meravigliosa sintesi di tecnica, di arte e di fede”, “ambiente santo di incantevole bellezza”, “lode a Dio fatta di pietra”. “Mostrare a tutti che Dio è Dio di pace e non di violenza, di libertà e non di costrizione, di concordia e non di discordia”.
Barcellona (AsiaNews) – Lo Stato difenda e promuova la famiglia, consentendo la piena realizzazione della donna, sostenendo l’unione indissolubile tra un uomo e una donna e operando perché la natalità sia protetta e valorizzata “sul piano giuridico, sociale e legislativo”. E’ “l’invocazione” che la Chiesa lancia nelle parole che Benedetto XVI ha detto dalla Sagrada familia, la basilica di Barcellona che da oggi è aperta al culto.
 
All’appuntamento centrale della secondo e ultima giornata del viaggio in Spagna, Benedetto XVI è arrivato verso le 9.30 e, prima della celebrazione della messa, nella Sala museale ha incontrato re Juan Carlos I e la regina Sofia che, come già ieri il principe delle Asturie, Felipe di Spagna e Letizia, hanno assistito al rito, in una chiesa “splendida”, “meravigliosa sintesi di tecnica, di arte e di fede”, “ambiente santo di incantevole bellezza”, “lode a Dio fatta di pietra” come il Papa ha definito oggi questo che è il capolavoro di Antoni Gaudí, “architetto geniale e cristiano coerente”, la costruzione della quale, cominciata nel 1882, non è ancora terminata.
 
Già durante il volo che ieri lo ha portato in Spagna, incontrando i giornalisti, il Papa aveva definito la cattedrale “segno proprio per il nostro tempo” e oggi la celebrazione della messa, con il rito di dedicazione, gli ha dato occasione per lodare l’opera del grande architetto, del quale è in corso la causa di beatificazione.
 
“Cosa significa - ha chiesto - dedicare questa chiesa? Nel cuore del mondo, di fronte allo sguardo di Dio e degli uomini, in un umile e gioioso atto di fede, abbiamo innalzato un’immensa mole di materia, frutto della natura e di un incalcolabile sforzo dell’intelligenza umana, costruttrice di quest’opera d’arte. Essa è un segno visibile del Dio invisibile, alla cui gloria svettano queste torri, frecce che indicano l’assoluto della luce e di colui che è la Luce, l’Altezza e la Bellezza medesime.
In questo ambiente, Gaudí volle unire l’ispirazione che gli veniva dai tre grandi libri dei quali si nutriva come uomo, come credente e come architetto: il libro della natura, il libro della Sacra Scrittura e il libro della Liturgia. Così unì la realtà del mondo e la storia della salvezza, come ci è narrata nella Bibbia e resa presente nella Liturgia. Introdusse dentro l’edificio sacro pietre, alberi e vita umana, affinché tutta la creazione convergesse nella lode divina, ma, allo stesso tempo, portò fuori i "retabli", per porre davanti agli uomini il mistero di Dio rivelato nella nascita, passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo. In questo modo, collaborò in maniera geniale all’edificazione di una coscienza umana ancorata nel mondo, aperta a Dio, illuminata e santificata da Cristo. E realizzò ciò che oggi è uno dei compiti più importanti: superare la scissione tra coscienza umana e coscienza cristiana, tra esistenza in questo mondo temporale e apertura alla vita eterna, tra la bellezza delle cose e Dio come Bellezza. Antoni Gaudí non realizzò tutto questo con parole, ma con pietre, linee, superfici e vertici. In realtà, la bellezza è la grande necessità dell’uomo; è la radice dalla quale sorgono il tronco della nostra pace e i frutti della nostra speranza. La bellezza è anche rivelatrice di Dio perché, come Lui, l’opera bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa dall’egoismo”.
  
Al rito di dedicazione – con l’unzione dell’altare e della pareti della chiesa, l’incensazione e l’illuminazione dell’altare e della chiesa – Benedetto XVI ha anche legato una nota personale, quando, ricordando che l’edificio, fin dalle sue origini, è strettamente legato alla figura di san Giuseppe  - la costruzione è nata per iniziativa della Associació Espiritual de Devots de Sant Josep (Associazione spirituale dei devoti di San Giuseppe) - ha definito “non privo di significato il fatto che sia un Papa il cui nome di battesimo è Giuseppe a dedicarlo”.
 
E il fatto che esso sia intitolato alla Sacra famiglia ha dato a Benedetto XVI occasione per lanciare la sua “invocazione” a favore della famiglia. Quella, come ha ricordato dopo la messa, affacciandosi dal terrazzo sulla piazza dove erano radunati i fedeli per la recita dell’Angelus, nella quale Gesù “facendosi uomo e, protetto da Giuseppe e Maria, nel silenzio della casa di Nazaret, senza parole ci ha insegnato la dignità e il valore primordiale del matrimonio e della famiglia, speranza dell’umanità, nella quale la vita riceve accoglienza, dal suo concepimento fino al suo termine naturale”. Per questo, durante la Messa, aveva detto che “la Chiesa invoca adeguate misure economiche e sociali affinché la donna possa trovare la sua piena realizzazione in casa e nel lavoro, affinché l’uomo e la donna che si uniscono in matrimonio e formano una famiglia siano decisamente sostenuti dallo Stato, affinché si difenda come sacra e inviolabile la vita dei figli dal momento del loro concepimento, affinché la natalità sia stimata, valorizzata e sostenuta sul piano giuridico, sociale e legislativo. Per questo, la Chiesa si oppone a qualsiasi forma di negazione della vita umana e sostiene ciò che promuove l’ordine naturale nell’ambito dell’istituzione familiare”.
 
Con l’invocazione a favore della famiglia e della vita, fatta in un Paese che sta introducendo una legislazione dai tratti laicisti - come il matrimonio gay e il divorzio breve – Benedetto XVI ha in certo modo ripreso quell’auspicioi di “incontro e non di scontro” tra fede e laicità del quale aveva parlato arrivando. Dio, aveva detto ieri a Santiago de Compostela “non è l’antagonista dell’uomo e il nemico della sua liberà”. “Questo - ha detto oggi - è il grande compito, mostrare a tutti che Dio è Dio di pace e non di violenza, di libertà e non di costrizione, di concordia e non di discordia. In questo senso, credo che la dedicazione di questa chiesa della Sacra Famiglia, in un’epoca nella quale l’uomo pretende di edificare la sua vita alle spalle di Dio, come se non avesse più niente da dirgli, è un avvenimento di grande significato”. Ad ascoltarlo, in piazza e davanti ai maxischermi, mezzo milione di persone.
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