15/04/2018, 12.54
VATICANO
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Papa: ‘Turbato’ per la Siria, in preghiera per Alfie Evans

Al Regina Caeli, papa Francesco chiede maggior impegno della comunità internazionale per un’azione comune per la pace in Siria. Alfie, affetto da una malattia denerativa, al quale i medici vogliono negare le cure basilari, “sia “curato in modo adatto alla sua condizione, con l’apporto concorde dei familiari, dei medici e degli altri operatori sanitari”.  ““Ogni offesa o ferita o violenza al corpo del nostro prossimo, è un oltraggio a Dio creatore! Il mio pensiero va, in particolare, ai bambini, alle donne, agli anziani maltrattati nel corpo”. Un beato martire in Madagascar.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Papa Francesco è “profondamente turbato” per la mancanza di “un’azione comune in favore della pace in Siria” e denuncia la “fatica a concordare un’azione comune” da parte “della comunità internazionale”, pur avendo essa “strumenti a disposizione”.

Parlando ai pellegrini radunati in piazza san Pietro per la recita del Regina Caeli, il pontefice ha anche chiesto preghiere “il piccolo Alfie Evans, in Inghilterra” perché sia “curato in modo adatto alla sua condizione, con l’apporto concorde dei familiari, dei medici e degli altri operatori sanitari”.

Le parole del papa sulla Siria sono il primo suo commento dopo il bombardamento missilistico di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia contro pretese fabbriche di armi chimiche in aree vicine a Damasco e Homs. Il bombardamento è avvenuto senza alcun mandato dell’Onu, in violazione alle leggi internazionali e – come sottolineano molte voci – senza aver mostrato alcuna prova dell’uso di armi chimiche da parte dell’esercito siriano in un attacco a Douma. Ieri il pontefice ha avuto una lunga telefonata su questo tema con il patriarca ortodosso di Mosca Kirill.

Dopo aver espresso il suo turbamento e la sua denuncia, il pontefice ha aggiunto: “Mentre prego incessantemente per la pace, e invito tutte le persone di buona volontà a continuare a fare altrettanto, mi appello nuovamente a tutti i responsabili politici, perché prevalgano la giustizia e la pace”. Le parole di Francesco sono state accolte con un lungo applauso da parte della piazza.

Un appello pubblico del papa per il piccolo Alfie Evans era atteso da tempo. Alfie è un bambino di 23 mesi, affetto da una misteriosa malattia degenerativa, ricoverato all’ospedale Alder Hey di Liverpool. Dopo periodi di coma, di risveglio e di superamento di diverse infezioni, i dottori hanno deciso che è meglio per il piccolo interrompere la respirazione artificiale e le cure basilari facendolo morire, non essendoci prospettive di miglioramento. L’Alta corte di Londra ha anche sostenuto la decisione dei medici decretando che la vita di Alfie è “futile”, “inutile”.

I genitori di Alfie, Tom Evans and Kate James, giovani ventenni, appellatisi contro la decisione, sono riusciti a trovare degli ospedali in Italia che si prenderebbero cura del piccolo, ma Alfie è ora circondato dalla polizia e non permette ai genitori di riprendersi il bambino per trasferirlo. Intanto, domani, la Corte di appello, potrebbe riunirsi per confermare o no l’interruzione delle cure basilari per Alfie.

Il papa, che aveva già lanciato un tweet a favore di Alfie, oggi ha detto: “Affido alla vostra preghiera le persone, come Vincent Lambert, in Francia, il piccolo Alfie Evans, in Inghilterra, e altre in diversi Paesi, che vivono, a volte da lungo tempo, in stato di grave infermità, assistite medicalmente per i bisogni primari. Sono situazioni delicate, molto dolorose e complesse. Preghiamo perché ogni malato sia sempre rispettato nella sua dignità e curato in modo adatto alla sua condizione, con l’apporto concorde dei familiari, dei medici e degli altri operatori sanitari” e ha aggiunto: “Con grande rispetto per la vita”.

Proprio la vita e il valore del corpo, come frutto della resurrezione è stato il tema affrontato da Francesco a commento del Vangelo della domenica (terza di Pasqua, Luca 24, 35-48), che narra dell’apparizione di Gesù risorto ai discepoli, mostrando le mani e i piedi e mangiando con loro, come per dare conferma che egli “non è un fantasma, è un uomo con corpo e anima”.

“L’insistenza di Gesù sulla realtà della sua Risurrezione - ha spiegato Francesco - illumina la prospettiva cristiana sul corpo: esso non è un ostacolo o una prigione dell’anima… Il corpo è un dono stupendo di Dio, destinato, in unione con l’anima, ad esprimere in pienezza l’immagine e la somiglianza di Lui. Pertanto, siamo chiamati ad avere grande rispetto e cura del nostro corpo e di quello degli altri”.

“Ogni offesa o ferita o violenza al corpo del nostro prossimo, è un oltraggio a Dio creatore! Il mio pensiero va, in particolare, ai bambini, alle donne, agli anziani maltrattati nel corpo. Nella carne di queste persone noi troviamo il corpo di Cristo. Deriso, calunniato, umiliato, flagellato, crocifisso, Gesù ci ha insegnato l’amore. Un amore che, nella sua Risurrezione, si è dimostrato più potente del peccato e della morte, e vuole riscattare tutti coloro che sperimentano nel proprio corpo le schiavitù dei nostri tempi”.

Dopo la preghiera mariana del tempo di Pasqua, il pontefice ha ricordato che oggi a Vohipeno (Madagascar), viene proclamato beato il martire Luciano Botovasoa, “padre di famiglia, coerente testimone di Cristo fino al dono eroico della vita. Arrestato e ucciso per aver manifestato la sua volontà di rimanere fedele al Signore e alla Chiesa, rappresenta per tutti noi un esempio di carità e di fortezza nella fede”.

Il papa ha anche ricordato “l’uccisione dei tre uomini rapiti alla fine di marzo al confine tra Ecuador e Colombia”. “Prego per loro – ha aggiunto - e per i loro familiari, e sono vicino al caro popolo ecuadoriano, incoraggiandolo ad andare avanti unito e pacifico, con l’aiuto del Signore e della sua Santissima Madre”.

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