09/04/2018, 09.13
SIRIA
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Homs, colpita una base dell’esercito siriano. Damasco nega l’uso di armi chimiche a Douma

Un attacco missilistico di matrice ignota ha centrato l’aeroporto militare di Tayfur. Almeno 14 le vittime fra soldati governativi e milizie iraniane. Trump contro “l’animale” Assad e i suoi alleati russo e iraniano. Oggi riunione all’Onu sulle armi chimiche in Siria. Il principe ereditario saudita a Parigi per rafforzare l’alleanza economica e militare. 

 

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Un attacco missilistico di origine ancora ignota ha colpito l’aeroporto militare siriano di Tayfur (meglio noto come T4), nella provincia centrale di Homs, provocando diverse vittime e feriti. L’agenzia ufficiale di Stato Sana parla di “aggressione americana”, che ha causato la morte di almeno 14 combattenti, fra i quali vi sarebbero elementi legati alle milizie iraniane attive nel Paese. Gli Stati Uniti hanno negato ogni coinvolgimento nell’operazione militare, assicurando che le forze armate “non conducono raid aerei” nel Paese. 

Bocche cucite in Israele, in passato protagonista di raid aerei in territorio siriano. 

L’attacco alla base siriana giunge a poche ore di distanza da un sospetto attacco con armi chimiche da parte dell’esercito siriano contro la roccaforte ribelle di Douma, ultimo bastione ancora nelle mani delle milizie anti-Assad nella Ghouta orientale. Secondo alcune fonti vi sarebbero state fino a un centinaio di vittime, fra le quali donne e bambini; diversi feriti avrebbero presentato problemi respiratori tipici dell’uso di armi chimiche. Ma mancano verifiche indipendenti e certe.

Commentando il presunto attacco chimico di ieri, Francia e Stati Uniti hanno parlato di gesto “orribile”. In una conversazione telefonica il presidente Usa Donald Trump e l’omologo francese Emmanuel Macron hanno assicurato una “risposta forte e congiunta” contro il governo di Damasco (e gli alleati russo e iraniano). Bashar al-Assad, hanno aggiunto, deve essere “perseguito” per queste “continue violazioni ai diritti umani”. 

In precedenza l’inquilino della Casa Bianca su Twitter aveva condannato l’attacco ad armi “chimiche” [in maiuscolo nel testo] in cui sarebbero morti “anche donne e bambini”. Egli ha aggiunto che “il presidente Putin, la Russia e l’Iran sono responsabili per il sostegno a quell’animale di Assad. E la pagheranno a caro prezzo”. 

Immediata la replica del governo siriano e dei suoi alleati, Mosca e Teheran, che negano con forza l’uso di armi chimiche o non convenzionali. Il ministero russo degli Esteri parla di accuse provocatorie e di “pretesti montati ad arte” per poter giustificare “un intervento militare” in Siria, dove sono presenti soldati di Mosca “dietro precisa richiesta del legittimo governo” di Damasco. 

A denunciare l’attacco con armi chimiche sarebbero state fonti ribelli e gruppi anti-governativi, che hanno diffuso video nei quali si vedono i controversi “elmetti bianchi” [gruppi di soccorso vicini alle milizie anti-Assad] portare aiuto a civili con gravi problemi respiratori. Nelle immagini si vedono anche numerosi cadaveri a terra. alcuni dei quali con la bava alla bocca. 

Oggi a New York è in programma una seduta urgente delle Nazioni Unite incentrata sull’uso di armi chimiche in Siria e, in particolare, sulla roccaforte ribelle di Douma. Intanto i vertici di Siria e Russia hanno raggiunto un accordo con il gruppo ribelle Jaish al-Islam che controlla l’enclave alla periferia orientale di Damasco. Fonti del Cremlino annunciano l’interruzione delle operazioni militari: in base all’intesa, un centinaio di bus trasporteranno circa 8mila combattenti e decine di migliaia di loro familiari. Gli ostaggi finora nelle mani dei ribelli verranno liberati. 

Intanto prosegue il tour nelle capitali occidentali [in chiave anti-iraniana] del principe ereditario saudita e uomo forte del Paese Mohammad ben Salman (Mbs), accolto in queste ore con tutti gli onori in Francia. Analisti e osservatori seguono con attenzione i sempre più stretti legami non solo economici e commerciali, ma anche militari fra Riyadh e Washington, Parigi, Londra e Berlino. Nel faccia e faccia fra Macron e Mbs si parlerà delle gravi crisi che hanno colpito il Medio oriente, la stabilità della regione e la lotta contro il terrorismo, compresi alcuni contratti legati agli armamenti. (DS)

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