25/01/2016, 18.01
VATICANO
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Papa: “misericordia e perdono per i comportamenti non evangelici” di cattolici verso i cristiani di altre Chiese

Nella giornata conclusiva della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani Francesco afferma che non può esserci unità dei cristiani senza misericordia e perdono. I cristiani “compiono davvero passi importanti verso l’unità” quando “ascoltano insieme la Parola di Dio e cercano di metterla in pratica”, accomunati dalla missione di annunciare l’amore misericordioso di Dio e mentre camminano e lavorano insieme si rendono conto che sono “già uniti nel nome del Signore”.

Roma (AsiaNews) – “Non può esserci autentica ricerca dell’unità dei cristiani senza un pieno affidarsi alla misericordia del Padre”. Per questo, nell’Anno della misericordia, papa Francesco nella celebrazione conclusiva della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ha chiesto “misericordia e perdono per i comportamenti non evangelici tenuti da parte di cattolici nei confronti di cristiani di altre Chiese”.

Nella basilica di san Paolo fuori le mura di Roma, tradizionale luogo nel quale il papa conclude la Settimana per l’unità, papa Francesco ha detto che i cristiani “compiono davvero passi importanti verso l’unità” quando “ascoltano insieme la Parola di Dio e cercano di metterla in pratica”, accomunati dalla missione di annunciare l’amore misericordioso di Dio e mentre camminano e lavorano insieme si rendono conto che sono “già uniti nel nome del Signore”.

Nel giorno nel quale è stata annunciata la partecipazione di Francesco alla “commemorazione ecumenica” dei 500 anni della Riforma che vedrà insieme cattolici e luterani in Svezia il 31 ottobre, nel corso del rito si è evocato quello che il Papa chiama “l’ecumenismo del sangue” con la preghiera per i “cristiani vittime di persecuzione” perché possano sperimentare “la solidarietà di tutti gli uomini e soprattutto dei loro fratelli nella fede”.

Il Papa, entrato in basilica attraverso la Porta santa insieme con il metropolita Gennadios e David Moxon, rappresentante personale a Roma dell’Arcivescovo di Canterbury, ha tenuto l’omelia dei Secondi vespri della solennità della conversione di san Paolo apostolo a partire dal passo della Prima lettera di Pietro (1 Pietro 2, 9) “Chiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio”, tema di questa 49ma Settimana.

“San Pietro – ha detto tra l’altro Francesco - si rivolge ai membri di comunità piccole e fragili, esposte alla minaccia delle persecuzioni, e applica ad essi i titoli gloriosi attribuiti al popolo santo di Dio: «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato». Per quei primi cristiani, come oggi per tutti noi battezzati, è motivo di conforto e di costante stupore sapere di essere stati scelti per far parte del disegno di salvezza di Dio, attuato in Gesù Cristo e nella Chiesa. ‘Perché, Signore, proprio me?’; ‘perché proprio noi?’. Attingiamo qui il mistero della misericordia e della scelta di Dio: il Padre ama tutti e vuole salvare tutti, e per questo chiama alcuni, ‘conquistandoli’ con la sua grazia, perché attraverso di loro il suo amore possa raggiungere tutti. La missione dell’intero popolo di Dio è di annunciare le opere meravigliose del Signore, prima fra tutte il Mistero pasquale di Cristo, per mezzo del quale siamo passati dalle tenebre del peccato e della morte allo splendore della sua vita, nuova ed eterna”.

“Alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, e che ci ha guidato durante questa Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, possiamo davvero dire che tutti noi credenti in Cristo siamo ‘chiamati ad annunciare le opere meravigliose di Dio’. Al di là delle differenze che ancora ci separano, riconosciamo con gioia che all’origine della vita cristiana c’è sempre una chiamata il cui autore è Dio stesso. Possiamo progredire sulla strada della piena comunione visibile tra i cristiani non solo quando ci avviciniamo gli uni agli altri, ma soprattutto nella misura in cui ci convertiamo al Signore, che per sua grazia ci sceglie e ci chiama ad essere suoi discepoli. E convertirsi significa lasciare che il Signore viva ed operi in noi. Per questo motivo, quando insieme i cristiani di diverse Chiese ascoltano la Parola di Dio e cercano di metterla in pratica, compiono davvero passi importanti verso l’unità. E non è solo la chiamata che ci unisce; ci accomuna anche la stessa missione: annunciare a tutti le opere meravigliose di Dio. Come san Paolo, e come i fedeli a cui scrive san Pietro, anche noi non possiamo non annunciare l’amore misericordioso che ci ha conquistati e trasformati”.

“Mentre siamo in cammino verso la piena comunione tra noi, possiamo già sviluppare molteplici forme di collaborazione per favorire la diffusione del Vangelo. E camminando e lavorando insieme, ci rendiamo conto che siamo già uniti nel nome del Signore”.

“In questo Anno giubilare straordinario della Misericordia, teniamo ben presente che non può esserci autentica ricerca dell’unità dei cristiani senza un pieno affidarsi alla misericordia del Padre. Chiediamo anzitutto perdono per il peccato delle nostre divisioni, che sono una ferita aperta nel Corpo di Cristo. Come Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa Cattolica, voglio invocare misericordia e perdono per i comportamenti non evangelici tenuti da parte di cattolici nei confronti di cristiani di altre Chiese. Allo stesso tempo, invito tutti i fratelli e le sorelle cattolici a perdonare se, oggi o in passato, hanno subito offese da altri cristiani. Non possiamo cancellare ciò che è stato, ma non vogliamo permettere che il peso delle colpe passate continui ad inquinare i nostri rapporti. La misericordia di Dio rinnoverà le nostre relazioni”.

Il Papa ha quindi salutato gli esponenti delle altre Chiese e comunità ecclesiali presenti e i “giovani ortodossi e ortodossi orientali che studiano qui a Roma con il sostegno del Comitato di collaborazione culturale con le Chiese ortodosse, che opera presso il Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, nonché agli studenti dell’Ecumenical Institute of Bossey, in visita qui a Roma per approfondire la loro conoscenza della Chiesa cattolica. Cari fratelli e sorelle, uniamoci alla preghiera che Gesù Cristo ha rivolto al Padre: «siano una sola cosa […] perché il mondo creda» (Gv 17,21). L’unità è dono della misericordia di Dio Padre. Qui davanti alla tomba di san Paolo, apostolo e martire, custodita in questa splendida Basilica, sentiamo che la nostra umile richiesta è sostenuta dall’intercessione della moltitudine dei martiri cristiani di ieri e di oggi. Essi hanno risposto con generosità alla chiamata del Signore, hanno dato fedele testimonianza, con la loro vita, delle opere meravigliose che Dio ha compiuto per noi, e sperimentano già la piena comunione alla presenza di Dio Padre. Sostenuti dal loro esempio, che fa l’ecumenismo del sangue, e confortati dalla loro intercessione, rivolgiamo a Dio la nostra umile preghiera”.

 

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