11/11/2005, 00.00
Giappone
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Partenza di Fujimori dal Giappone:rischio calcolato o decisione avventata?

di Pino Cazzaniga

La decisione dell'ex presidente del Perù di tentare il rientro in patria ha provocato il richiamo dell'ambasciatore di Lima in Giappone, anche se a Tokyo tentano di minimizzare.

Tokyo (AsiaNews) – Ha provocato il richiamo dell'ambasciatore peruviano a Tokyo la decisione di Alberto Fujimori, ex presidente del Perù, da 5 anni rifugiato nel Paese del Sol levante, di rientrare in America latina. Il governo giapponese oggi ha negato che ci sia un collegamento, ma il ministro peruviano degli esteri, Oscar Maurtua, annunciando ieri il provvedimento aveva espresso l'irritazione del suo governo "per la lentezza ed il ritardo delle autorità giapponesi riguardo alla domanda di estradizione" di Fujimori, "che non ha mai ottenuto risposta".

Tutto era cominciato nel primo pomeriggio del 6 novembre: Fujimori è sceso, sorridente, da un aereo privato all'aeroporto di Santiago in Cile. Era partito improvvisamente e in incognito dal Giappone. Benche', su iniziativa del governo peruviano, sia sulla lista dei ricercati dall'Interpol, le autorità cilene gli hanno permesso in un primo momento di raggiungere indisturbato un hotel della capitale.

È ingenuo pensare che il governo giapponese fosse all'oscuro della mossa ardita dell'ex-presidente caduto in disgrazia. Shinzo Abe, segretario generale del gabinetto, Koizumi, interrogato in proposito, si è rifiutato di rispondere.

La notizia aveva colto tutti di sorpresa, compreso il governo di Lima, che ha però reagito tempestivamente. L'ambasciatore peruviano in Cile ha subito chiesto al governo cileno di arrestare il "fuggitivo". La libertà di'Fujimori è durata solo fino all'una del mattino del giorno seguente quando la polizia locale lo ha "fermato" su istruzione di un giudice della Corte suprema, che ha poi ngato al'ex presidente la libertà provvisoria. Per la legge cilena il fermo puo' durare al Massimo due mesi.

Nel 2000 la magistratura peruviana aveva emesso contro l'ex presidente un mandato di cattura, accusandolo di 22 reati, centrati sulla corruzione politica e la responsabilità nell'assassinio di 25 cittadini da parte degli squadroni della morte. Fujimori non potè essere arrestato perchè durante il viaggio di ritorno dal Brunei, dove aveva partecipato a una conferenza internazionale, si fermò in Giappone. Non ha avuto bisogno di chiedere asilo politico. Egli è nato in Peru' da immigranti giapponesi. Il governo di Tokyo gli ha subito concesso la cittadinanza, grazie alla quale si è bloccato l'intervento della polizia internazionale. Tra Giappone e Perù, inoltre, non c'è un trattato di estradizione.

Ritornare in Peru in tempo per presentare la sua candidatura alle elezioni presidenziali, che si terranno il 9 aprile del 2006, è il motivo che ha spinto Fujimori a lasciare il Giappone. Già nel mese di ottobre aveva espresso questa intenzione in una conferenza tenuta Tokyo e aveva aggiunto "Se ritorno in patria voglio impegnarmi a risolvere il problema della povertà degli aborigeni". Al suo arrivo a Santiago aveva definito il Cile "tappa del mio ritorno in Perù. Intendo mantenere – aveva aggiunto - la promessa fatta a un'importante porzione del mio popolo che mi ha chiesto di candidarmi alle elezioni presidenziali"

Le reazioni popolari in Peru' sono state immediate. Un gruppo nutrito di oppositori dell'ex presidente si è radunato davanti all'ambasciata cilena a Lima chiedendo la sua estradizione. Su un loro striscione si leggeva: "Fate tornare il ladro". I gruppi favorevoli a Fujimori hanno marciato per le vie dalla capitale gridando lo slogan "Ha mantenuto la promessa".

I motivi della scelta del Cile da parte di Fujimori come tappa di avvicinamento alla patria sono di natura diplomatica e politica. Le relazioni tra Peru e Cile sono tese per una disputa riguardante la linea di confine marittimo tra i due paesi. Invece, durante i 10 anni della presidenza di Fujimori le relazioni erano eccellenti. Forse per questo l'ex presidente sperava di non essere arrestato qui. Da punto di vista politico appelli elettorali lanciati da una Paese dell'America latina sono molto più efficaci di quelli lanciati dal Giappone, che si trova agli antipodi del Peru'.

Il destino personale dell'ex-presidente ora sembra dipendere dalle decisioni della magistratura. Ma in questa vicenda è in gioco anche quello politico e sociale del popolo peruviano. L'editorialista del quotidiano giapponese Asahi ha scritto: "Il processo di maturazione sociale e economica delle nazioni in via di sviluppo passa attraverso un periodo di confusione che sembra richiedere governi di tipo dittatoriale Ma in concomitanza con il progresso economico, a questa fase segue quella dell'autentica democratizzazione. Chi deciderà il destino di Fujimori, in ultima analisi, sarà il popolo del Peru'. Un ritorno al governo forte oltre a peggiorare la divisione della nazione sarà severamente giudicato dalla società internazionale".

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