14/04/2006, 00.00
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Pasqua in India, lebbrosi non cristiani davanti al Crocefisso

di Marta Allevato

Un missionario del PIME in Andhra Pradesh, da anni in prima linea nella lotta alla lebbra, racconta la partecipazione dei suoi malati alle funzioni della Settimana Santa e lo sforzo quotidiano di "sconfiggere la morte, con la forza dell'amore".  

Nalgonda (AsiaNews) - La Pasqua tra i lebbrosi in India, tra malati che quotidianamente si sforzano non solo di sconfiggere il dolore, ma anche di recuperare nella malattia la dignità propria dell'essere umano. In loro, padre Luigi Pezzoni, una vita dedicata alla cura della lebbra, riesce a vedere "la forza dell'amore, che sconfigge la morte".

Questo missionario del PIME (Pontificio istituto missioni estere), medico, è il fondatore di un'importante realtà, che dal 1973 lotta contro questa malattia: il Leprosy Health Centre di Nalgonda, Andra Pradesh. Il Centro negli anni è diventato una sorta di cittadella - con abitazioni per i malati, scuole per i giovani e piccole attività d'artigianato - e un punto di riferimento per tutta l'India del sud: nella zona è l'unico esistente e da tempo ha ottenuto il riconoscimento del governo.

"Qui - racconta lo stesso p. Pezzoni ad AsiaNews - lebbrosi di ogni età e religione partecipano alla recita del Rosario, aiutano le suore a curare le piaghe di chi sta più male, imparano un mestiere e quelli che non sono più in grado di lavorare ricevono un sussidio mensile".

Ieri, Giovedì santo, il missionario ha compiuto la lavanda dei piedi a 12 suoi lebbrosi, che "partecipano con devozione a tutte le funzioni religiose, anche se non sono cattolici". "Secondo la cultura indiana - spiega il sacerdote - toccare i piedi è segno di alto rispetto; la lavanda dei piedi è quindi una parte della liturgia cattolica molto compresa e seguita anche dai non cristiani". "Durante la Settimana Santa – continua – tutti i miei lebbrosi vogliono assistere alle funzioni e chi ci riesce si prostra con umile devozione davanti al Crocefisso".

Il sacerdote 75enne è in India dal 1966. Come medico si specializza in lebbra e inizia a lavorare nei villaggi distribuendo medicine. "Avevo così modo di parlare con la gente - racconta - vedevo che oltre agli aiuti materiali c'era la grande attrattiva del messaggio che Gesù è per tutti, ed è venuto per salvare ogni uomo al di là dell'appartenenza religiosa o etnica". Nel suo lavoro il missionario è stato sempre sostenuto dalle autorità locali, apprezzato dalla comunità indù e affiancato dalle suore francescane dell'Immacolata di Fontilles.

Per avere un'idea della vastità del Leprosy Health Centre l'assistente di p. Pezzoni, suor Ambika, offre alcuni numeri: "9 suore francescane, 3 dottori, 70 tra volontari e paramedici tutti indiani; 50 persone per lo staff di pulizia; 300 letti d'ospedale. Tutti i giorni curiamo le ulcere ai piedi di 150 malati. I lebbrosi arrivano anche da villaggi vicini, sanno che da noi trovano aiuto, medicine cibo e sostegno morale. Offriamo da mangiare a 2-3000 lebbrosi. Agli anziani, circa 200, che non possono lavorare, perché hanno gli arti rattrappiti, diamo una pensione mensile di 500 rupie (poco più di 9 euro). Il Centro vive di beneficenza e il governo ci invia solo alcune medicine".

La giornata inizia presto, come racconta il missionario: "alle 5.30 del mattino ci alziamo e preghiamo tutti insieme. I bambini vanno a scuola, i lebbrosi in ospedale e alle 7 le suore insieme a volontari laici e altri malati iniziano a medicare le piaghe dei lebbrosi".

"In 30 anni - continua la suora - abbiamo costruito 1500 case. Assistiamo non solo i malati ma anche le famiglie. Abbiamo, ad esempio, programmi che sostengono finanziariamente lo studio dei bambini rimasti orfani fino all'università: ad oggi, 500". 

Sono numerosi i giovani che riescono a costruirsi un futuro e rimangono riconoscenti a p. Pezzoni. "Di recente uno dei nostri ragazzi, guarito dalla lebbra, Anjaiah, è diventato dirigente presso l'ufficio locale delle Poste e ci manda 100 rupie al mese (quasi 2 euro)". "Così fanno anche alcune ragazze, che abbiamo aiutato a studiare da infermiere e che ci mandano il loro primo salario; abbiamo poi corsi professionali per le donne: ad oggi, 20 ragazze, figlie di malati, frequentano il corso di cucito".

La lebbra si ritiene una malattia ormai debellata - spiega p. Pezzoni - ma ogni mese noi abbiamo due o tre casi nuovi da curare. Purtroppo il problema è ancora grande e l'ostacolo più alto da superare è l'ignoranza: noi cerchiamo di istruire su come riconoscere la malattia, che si può curare se presa in tempo, alle prime macchie; purtroppo ancora spesso i malati la notano, ma non riescono a farsene una ragione e così arrivano quando è troppo tardi".

 

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