05/11/2009, 00.00
MYANMAR - CINA
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Pechino a sostegno della giunta birmana: al via un nuovo oleodotto

Sarà lungo 770 km dal porto di Manday fino allo Yunnan. Permette alla Cina di evitare i pirati dello Stretto di Malacca. Attivisti thai temono nuovo ricorso ai lavori forzati.

Pechino (AsiaNews) – La China National Petroleum Corp. (Cnpc) ha iniziato la costruzione di una pipeline che attraversando il Myanmar accelererà le consegne verso la Cina del petrolio mediorientale che arriva nell’ex Birmania dall’Oceano Indiano.

La pipeline di oltre 770 chilometri e con una capacità di 84 milioni di barili l’anno rientra in un piano di ampi investimenti che Pechino sta attuando in Myanmar con l’obiettivo di conquistarsi un maggiore accesso a greggio e gas stranieri, indispensabili per alimentare il suo boom economico.

La pipeline collegherà il porto birmano di Manday Island, sull’Oceano indiano, con Ruili, città nello Yunnan - provincia sudoccidentale della Cina – passando per Mandalay.  A dare notizia dell’avvio del progetto è la stessa Cnpc, la quale però non aggiunge particolari sui tempi di realizzazione. Una volta completato il lavoro, Pechino potrà così evitare il passaggio delle sue preziose risorse energetiche nello Stretto di Malacca, tra Indonesia e Malaysia, infestato dalla nuova pirateria.

Il progetto della Cnpc riaccende la polemica sugli investimenti cinesi nelle infrastrutture birmane: invece che contribuire a un reale sviluppo del Paese, questi vanno a foraggiare il violento regime militare che da 60 anni guida l’ex Birmania.

La Cina è il maggior investitore straniero in Myanmar e il più stretto alleato del governo dei generali, condannato dalle potenze occidentali per la dura repressione dell’opposizione politica e il mancato rispetto dei diritti umani di base. Attivisti dalla Thailandia denunciano pure che la costruzione dell’oleodotto comporterà di sicuro l’impiego di lavoro forzato, l’esproprio di terre e altri abusi da parte dei militari sui civili.

Ma non è solo la Cnpc a fare affari in Myanmar. Altre compagnie di proprietà statale, come la National Offshore Oil Co., hanno progetti di esplorazione e ci si aspetta saranno i principali consumatori del gas naturale in arrivo dai nuovi giacimenti offshore.

Pechino ha già costruito una pipeline che collega il suo nordovest con i giacimenti del Kazakhstan e sta lavorando a un altro progetto per far arrivare in patria il greggio russo della Siberia.

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