14/05/2013, 00.00
TAIWAN - FILIPPINE
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Pescatore ucciso in acque filippine, Taiwan fissa l’ultimatum per le scuse ufficiali

Taipei chiede giustizia e ammissione di colpa. Se le richieste non saranno esaudite entro il 15 maggio le autorità taiwanesi imporranno a Manila sanzioni economiche e diplomatiche. Intanto, a Taiwan, i lavoratori filippini manifestano per convincere il proprio governo: “Speriamo che i nostri diritti non vengano intaccati”.

Taipei (AsiaNews/Agenzie) - Condanna dei colpevoli, risarcimento alla famiglia e accordi per il diritto di pesca sono i tre punti imprescindibili pretesi da Taiwan. Se entro domani, mercoledì 15 maggio, le autorità filippine non presenteranno le proprie scuse ufficiali e non acconsentiranno alle richieste, Taipei varerà sanzioni diplomatiche ed economiche ai danni di Manila.

La guardia costiera filippina è accusata dell'omicidio del pescatore 65enne taiwanese Hung Shih-cheng, nelle acque che separano i due Stati. La vicenda, che risale a giovedì 9 maggio, rientra all'interno della controversia sulle acque territoriali in atto tra molti Paesi del Mar Cinese. Le autorità di Manila sostengono che i guardacoste avrebbero reagito in legittima difesa dopo essere stati puntati dall'imbarcazione da pesca. Il governo di Taiwan ha però smentito ogni responsabilità da parte della vittima, dichiarando che essa era disarmata e che sullo scafo si sono rinvenuti 52 segni di proiettile.

Il portavoce del ministero cinese degli Esteri, Hong Lei, ha condannato l'azione filippina manifestando il proprio sostegno a Taiwan in nome di "comuni interessi". Secondo gli analisti, tale presa di posizione è sintomo di un graduale disgelo diplomatico tra i due Paesi. David Lin, ministro degli Esteri taiwanese, ha però preso le distanze dichiarando che un'interferenza della Cina continentale nei rapporti tra Taipei e Manila rischierebbe solo di rendere più difficoltoso il raggiungimento di un accordo sui diritti di pesca.

Mentre il governo di Manila si è rifiutato di acconsentire ad ogni richiesta taiwanese, il rappresentante diplomatico filippino a Taipei ha espresso il proprio cordoglio per la vittima. Domenica 12 maggio, i lavoratori emigrati dalle Filippine a Taiwan hanno manifestato per persuadere il proprio governo a collaborare. "Siamo qui perché speriamo che i diritti di noi immigrati non vengano intaccati, abbiamo bisogno di soldi da inviare alle nostre famiglie - ha dichiarato una donna filippina presente alla manifestazione - preghiamo affinché la controversia tra i due Paesi possa risolversi".

A Taiwan sono presenti circa 87mila immigrati filippini. Le eventuali sanzioni economiche priverebbero l'ex isola di Formosa di una parte consistente della propria forza lavoro rischiando di arrecare danni rilevanti alla stessa economia del Paese. Le principali compagnie economiche taiwanesi hanno dato però appoggio incondizionato alla linea sposata dal governo.

 

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