30/06/2020, 12.34
INDIA
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Polizia accusata di aver ucciso due cristiani: sono i ‘George Floyd’ d’India

di Nirmala Carvalho - Biju Veticad

Padre e figlio erano stati arrestati per aver violato le norme anti-Covid-19. Familiari delle vittime: Portati in ospedale dopo tre giorni di pestaggi e torture. Le autorità del Tamil Nadu sospendono quattro agenti. Si sospetta una faida comunitaria. Card. Gracias: Violenza inaccettabile. Etica sociale e sistema giudiziario messi in discussione.

Kovilpatti (AsiaNews) – L’India ha ora i suoi George Floyd, l’afroamericano inerme e disarmato ucciso lo scorso maggio negli Usa dalla polizia di Minneapolis. Due cristiani in custodia cautelare per aver violato le norme anti-Covid-19 sono morti in ospedale dopo aver subito pestaggi e torture dai poliziotti che li avevano arrestati.

Il fatto è avvenuto nel distretto di Thoothukudi (Tamil Nadu). P. Jayaraj (52 anni) e suo figlio J. Fenix (31) erano stati fermati il 19 giugno per aver tenuto aperto il loro negozio di telefonia oltre l’orario consentito. I due fedeli protestanti erano membri della casta “nadar” che, sebbene considerata per legge tra quelle svantaggiate, gode di un certo peso politico e sociale nello Stato dell’India meridionale.

Secondo il racconto dei familiari, gli agenti hanno cambiato gli abiti insanguinati delle due vittime per diverse volte, trasportandoli in ospedale solo il 22 giugno. Fenix è morto la notte stessa; il padre il giorno dopo.

Come per il caso Floyd negli Stati Uniti, la morte dei due cristiani nadar ha avuto una vasta eco nazionale, soprattutto sulle reti social. Per protesta, molti commercianti nel Tamil Nadu hanno scioperato e inscenato dimostrazioni pubbliche.

Padre Mariadas Lipton, della locale diocesi di Tuticorin, afferma che tutto il Paese, a prescindere dall’appartenenza di casta e dalla fede religiosa, è indignato per quanto accaduto a Jayaraj e Fenix. Jignesh Mevani, deputato dell’Assemblea legislativa del Gujarat, ha chiesto agli indiani di fare come i dimostranti negli Usa e scendere a migliaia in strada per protestare contro l’uccisione dei “tanti George Floyd d’India”.

Il card. Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci), ha condannato il barbaro omicidio: “Una tale violenza da chi dovrebbe difendere i cittadini è inaccettabile. La giustizia deve fare il suo corso e punire i colpevoli”. Anche la All India Catholic Union ha invocato l’intervento delle autorità.

Il governo del Tamil Nadu ha dichiarato di aver aperto un’indagine. Quattro poliziotti, tra cui due vice ispettori, sono stati sospesi. Uno di loro, SI Raghuganesh, è sospettato di aver agito per conto della propria casta, che è in conflitto con la comunità nadar (indù e cristiana).

Per padre Nithiya OFM, ex segretario della Commissione nazionale Giustizia e Pace della Cbci, l’accaduto è un nuovo punto basso per la nazione, la sua cultura e la sua società: “La nostra etica sociale, quella individuale, il modo in cui sono trattate le persone, il sistema legale indiano, tutto ora è messo in discussione”.

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