27/11/2015, 00.00
CINA – THAILANDIA
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Rimpatriati con la forza e arrestati i due dissidenti cinesi detenuti in Thailandia

L’attivista Dong Guangping e il vignettista politico Jiang Yefei erano stati arrestati dalla polizia thai per immigrazione irregolare. Avevano entrambi ricevuto lo status di rifugiati dall’Onu, status non riconosciuto però da Bangkok. La polizia thai li ha consegnati a quella di Pechino, che li ha subito arrestati. I due erano da anni nel mirino delle autorità cinesi e avevano subito arresti e torture.

Pechino (AsiaNews/Agenzia) – Sono stati rimpatriati in Cina e subito incarcerati i due dissidenti cinesi arrestati in Thailandia con l’accusa di immigrazione illegale. Jiang Yefei e Dong Guanping, membri del movimento democratico cinese, avevano ricevuto lo status di rifugiati dalle Nazioni Unite, ma ciò non ha impedito a Bangkok di rispedirli in patria, in accordo con le autorità di Pechino. Secondo fonti del Procuratorial Daily, “in base a meccanismi di cooperazione tra polizia di Cina e Thailandia, quella thai ha seguito la legge e ha consegnato i due uomini a quella cinese il 13 novembre scorso”.

Entrambi gli attivisti sono nel mirino della polizia cinese da anni. Dong Guangping, che aveva lasciato la Cina con la propria famiglia a settembre, ha trascorso tre anni in cella dal 2001 al 2004 per “sovversione” ed è poi “scomparso”,tenuto in detenzione segreta per otto mesi nel 2014.  Jiang Yefei, disegnatore di satira politica era in Thailandia dal 2008. In Cina aveva subito arresti e torture per aver criticato il Partito comunista sulla gestione del terremoto del Sichuan. Egli ha ricevuto lo status di rifugiato ad aprile dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr).

Tre settimane fa, attivisti per i diritti umani avevano protestato per la carcerazione dei due cittadini cinesi da parte della polizia thai. Secondo le autorità, infatti, i due si sarebbero dichiarati colpevoli, mentre molti sono convinti che lo abbiano fatto dietro minacce e che non abbiano ricevuto assistenza legale indipendente.

Questo non è il primo episodio di questo tipo. Spesso dissidenti cinesi cercano rifugio in Thailandia dove vengono arrestati e rispediti a Pechino. Nel recente passato alcuni membri della Falun Gong, movimento spirituale illegale in Cina e perseguitato da Pechino, erano stati costretti a firmare l’atto di accusa presentato dalla polizia thai; poi, essi sono stati trasferiti in un’area a nord del Myanmar, al confine con la Cina, e da qui rimpatriati. Ignota la loro sorte. Lo scorso luglio, la Thailandia ha rimpatriato con la forza in Cina quasi circa 100 uighuri, minoranza perseguitata da Pechino.

Il governo di Bangkok non ha mai firmato la convenzione Onu sui rifugiati e non conosce il concetto di asilo politico. I rifugiati cinesi, con status riconosciuto dall’Unhcr, hanno come sola opzione quella di trasferirsi in uno dei 50 Paesi al mondo che garantisce accoglienza.

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