19/06/2019, 11.36
MYANMAR-ONU
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Rohingya, 'fallimenti sistematici' dell'Onu nel gestire la crisi

Li denuncia un rapporto interno commissionato dal segretario generale. Il sistema Nazioni Unite è stato "incapace di lavorare in modo efficace con il Myanmar per prevenire abusi". Nei campi profughi birmani vi sono circa 128mila musulmani Rohingya e Kaman; 720mila sono fuggiti in Bangladesh.

Yangon (AsiaNews) – Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, accetta conclusioni e raccomandazioni contenute in un rapporto interno, che evidenzia "fallimenti sistematici" da parte Onu nella gestione della crisi umanitaria Rohingya. Commissionato da Guterres nel febbraio scorso e pubblicato due giorni fa, il documento analizza l'operato dell'organizzazione negli anni precedenti all'esodo di massa della minoranza etnica dal Myanmar. Esso conclude che gli errori commessi hanno impedito l'attuazione di una strategia unificata.

Autore dell'inchiesta pubblicata due giorni fa è Gert Rosenthal, ex ministro guatemalteco degli Esteri, ambasciatore delle Nazioni Unite ed alto dirigente della Commissione economica Onu per l'America latina e i Caraibi (Eclac). Rosenthal afferma che il sistema Nazioni Unite nel complesso è stato "incapace di lavorare in modo efficace con le autorità del Myanmar, per invertire le tendenze negative nelle aree dei diritti umani e consolidare quelle positive in altri settori".

Il rapporto del diplomatico guatemalteco copre il periodo 2010-2018. Esso comprende la risposta dell'Onu agli abusi subiti dai Rohingya nello Stato di Rakhine, per mano del Tatmadaw (l'esercito nazionale) e delle forze di sicurezza a partire dall'agosto 2017. Il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani (Unhrc) ha descritto la condotta delle truppe di Naypyidaw come un "esempio di pulizia etnica da libro di testo". Il governo del Myanmar nega abusi diffusi e sostiene che la campagna militare in centinaia di villaggi nel nord del Rakhine è stata attuata in risposta agli attacchi dei ribelli Rohingya.

Nelle sue conclusioni e raccomandazioni, Rosenthal scrive che la colpa per i gravi abusi è soprattutto del governo. Ma anche se i "fallimenti sistematici" dell'Onu non sono attribuibili a nessuna singola entità o persona, "è chiaro che vi sia una responsabilità condivisa da tutte le parti coinvolte". Queste non sono state in grado di "accompagnare il processo politico dell'esecutivo con azioni costruttive, e allo stesso tempo di trasmettere con maggiore forza le preoccupazioni Onu in merito alle gravi violazioni dei diritti umani".

Rosenthal rileva inoltre che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe assumersi alcune responsabilità "per non aver fornito un sostegno sufficiente al Segretariato, quando tale sostegno era e continua ad essere essenziale". L'autore del rapporto afferma che la lezione chiave è "promuovere un ambiente che incoraggi diverse entità del sistema Nazioni Unite a lavorare insieme", per rafforzare una "più ampia strategia di sistema".

António Guterres, si dichiara "grato al signor Rosenthal per aver prodotto un rapporto schietto, franco ed utile". Guterres accetta le raccomandazioni e s'impegna "ad attuarle in modo da migliorare le prestazioni del sistema Nazioni Unite. Questo documento è prezioso per il coordinatore residente e per la squadra Onu in Myanmar, così come in altri Paesi in cui l'Onu opera in condizioni altrettanto difficili".

La crisi umanitaria che affligge la minoranza etnica Rohingya è una delle più gravi al mondo. Il governo birmano gestisce diversi campi profughi, con una popolazione totale di circa 128mila musulmani Rohingya e Kaman. Questi vivono nei campi per sfollati interni (IDPs) dal 2012, quando le violenze tra buddisti di etnia Rakhine e musulmani hanno causato la morte di oltre 200 persone e creato circa 140mila sfollati, in maggioranza Rohingya. Ai residenti nei campi per IDPs si aggiungono più di 720mila profughi che hanno trovato rifugio in Bangladesh dopo le campagne militari del Tatmadaw nel 2016 e 2017.

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