03/07/2010, 00.00
FILIPPINE
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Sempre più potenti le milizie private nelle Filippine

Molte armate nate anche grazie ai finanziamenti pubblici. In origine servivano a monitorare la criminalità; oggi sono assoldate dai politici locali per mantenere il loro potere. Ieri il neo presidente Aquino ha promesso di estirpare il problema rinforzando la sicurezza e ha invitato l’esercito a mostrare professionalità e disciplina.

Manila (AsiaNews/Agenzie) – Continua la corsa alle armi degli eserciti privati legati ai politici locali. Secondo i membri dell’Indipendent Commission Against Private Armies (Icapa) sono oltre 112 i gruppi armati di una certa consistenza attivi nel Paese. La maggior parte delle milizie è attiva a Mindanao, regione a maggioranza musulmana da 40 anni teatro della guerra tra esercitio e ribelli islamici.

Estirpare la potenza delle armate private è uno dei punti dell’agenda del nuovo presidente Beniño Aquino. Ieri nel suo primo discorso come comandante delle forze armate egli ha invitato l’esercito a “mostrare professionalità, disciplina, valori e duro lavoro” e ha annunciato la volontà di riprendere il pieno controllo delle regioni aumentando le forze militari in campo.

Edilberto Adan membro dell’Icapa dice però che per combattere il fenomeno non basta rinforzare l’esercito. Studi di questi mesi hanno mostrato come molti membri delle milizie sono armati e pagati proprio dal governo nazionale. “I militari – afferma -  si servono di loro per controllare il traffico di droga o per contrastare i gruppi ribelli islamici e comunisti. "In realtà – afferma Adan - essi sono assoldati dai politici locali per compiere attività criminali”. Fanno parte delle milizie: membri delle forze di sicurezza, polizia o ex soldati, che integrano la magra paga mensile di circa 58 euro, rendendosi disponibili per esecuzioni, rapimenti, spaccio di droga.

L’Icapa è attiva dal 24 marzo 2010. Il governo l’ha creata per studiare il fenomeno delle milizie private venuto alla luce con il massacro di Maguindanao (Mindanao) del 23 novembre 2009, dove un commando legato al governatore della regione ha ucciso 57 persone di un clan rivale.

In questi mesi la commissione ha individuato le ragioni del fenomeno nel diffuso disprezzo per la legge e soprattutto nella sopravvivenza di un concetto feudale di politica, dove i più poveri si mettono al soldo dei più ricchi e potenti. A questo si aggiungono la povertà e l’abitudine a utilizzare le armi per risolvere le controversie private. 

 

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