18/12/2009, 00.00
COREA
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Seoul ammette: solo le Chiese aiutano il Nord

di Joseph Yun Li-sun
Un funzionario ministeriale dichiara: “Non riusciamo a operare bene, non abbiamo neanche più notizie da Pyongyang. Ci riescono solo i gruppi religiosi e le Ong”. Un dissidente conferma e spiega: “Loro ci discriminano, i cristiani no”.

Seoul (AsiaNews) – Il governo sudcoreano “non è in grado di vigilare con precisione cosa avviene nella parte nord della penisola. È costretto sempre più spesso ad usare le notizie riportate dalle Organizzazioni non governative e dai network religiosi”. Lo ha ammesso ieri un anonimo dirigente del ministero dell’Unificazione di Seoul, l’organismo che si occupa di preparare la futura riunione delle due Coree.

  La posizione del dirigente è stata ripresa dal Chosun Ilbo, il più importante quotidiano della Corea del Sud, che denuncia: “Oramai non si riesce più a sapere nulla del Nord. Gli unici che ce la fanno sono quelli che lavorano con i dissidenti e i fuggitivi, circa 20mila persone che non si fidano però del governo. Per questo, chiedono aiuto alle organizzazioni religiose o a quelle non governative”.

 In effetti, è stato il Daily NK – una sorta di enorme blog online, che colleziona le testimonianze degli esuli dal Nord – a dare per primo la notizia della riforma della valuta decisa da Pyongyang. Ed è stata Good Friends, agenzia dei cristiani protestanti sudcoreani, a confermare il rogo di banconote per le strade della capitale del regime stalinista.

 Un rifugiato spiega: “Molti di noi mandano a casa i soldi che guadagnano. Il governo ci permette di farlo, perché ha un disperato bisogno di valuta straniera: ma in questo modo permette anche un contatto, grazie al quale noi riusciamo a scoprire molte cose. In passato, invece, bisognava salire su una collina e fare segnali di fumo se si voleva sapere qualcosa”. Anche la diffusione dei telefoni cellulari aiuta molto, perché è impossibile riuscire a controllarli tutti.

 I dissidenti aiutano le organizzazioni religiose, spiega ancora l’anonimo rifugiato, “perché sono le uniche che non ci discriminano. Il governo di Seoul ha sempre delle belle parole per noi, ma all’atto pratico viviamo come degli emarginati. Questo non ti porta ad avere eccessiva fiducia in loro”.

 La Chiesa cattolica sudcoreana ha una serie di progetti umanitari tesi verso il Nord, che porta avanti da decenni. Fra i più noti vi sono il Centro per l’unità, al confine fra i due Paesi, e l’ospedale in Corea del Nord retto dai religiosi di S. Ottone, l’unico sanatorio religioso che ha il permesso di operare sul territorio nazionale.

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