20/10/2008, 00.00
MALDIVE
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Sugli atolli delle Maldive vige la Sharia

Nell’arcipelago, famoso per le sue spiagge ed il suo mare, è ammessa solo la religione islamica di credo sunnita. Il rinnovo della costituzione ad agosto non ha apportato sostanziali novità in materia di libertà religiosa. A fine ottobre il Paese sceglierà il nuovo presidente, ma nella prime elezioni multipartitiche nessun candidato ha affrontano il tema.

Malè (AsiaNews) - Sono un paradiso naturale, un arcipelago di mille e più isole, ma non solo. I turisti non se ne accorgono,ma le Maldive sono anche uno dei pochi Stati al mondo che ammettono per i propri abitanti una sola religione: l’islam sunnita. L’organizzazione per i diritti umani, Forum 18, ha realizzato un’indagine sulla situazione della libertà religiosa nel Paese in vista del seocndo turno delle elezioni presidenziali. Il 28 ottobre la popolazione dell’arcipelago è chiamata alle urne per il ballottaggio che deciderà a chi affidare la guida delle Maldive. Il candidato favorito per la carica di presidente è Maumoon Abdul Gayoom, al potere dal 1978.

Secondo le statistiche ufficiali, su una popolazione di 300mila abitanti non esistono non musulmani. Tuttavia dieci anni fa 50 maldiviani che si professavano cristiani erano stati imprigionati nel carcere di Dhoonidho e una volta rilasciati hanno continuato a vivere sotto sorveglianza con il divieto di riunirsi, pregare e leggere testi religiosi non approvati dal governo.

Solo negli ultimi anni sono stati registrati tenui segni di cambiamento nello scenario del Paese. Nel 2007 è apparso un movimento denominato New Maldive. Dichiarandosi riformista, la nuova organizzazione ha promosso una campagna a favore del rinnovamento della repubblica in chiave democratica. Tuttavia New Maldive non ha mai espresso una chiara condanna sulla totale assenza di libertà religiosa nell’arcipelago. Sempre nel 2007 il procuratore generale Hassan Saeed aveva rassegnato le proprie dimissioni in segno di protesta nei confronti del presidente, reo di aver bloccato le riforme. Nel corso dello scorso anno si è registrato anche il primo attentato terrorista, con militanti islamici accusati per un ’esplosione nel parco di Malè, che ha ferito diversi turisti.

Quando nell’agosto di quest’anno Gayoom ha annunciato l’entrata in vigore di una nuova costituzione, molti gli osservatori internazionali che hanno salutato l’evento come un primo segnale positivo. Dall’analisi di Forum18 emerge tuttavia che ben poco è cambiato nella vita del Paese e quasi nulla in materia di libertà religiosa.

Scorrendo la costituzione riformata, già all’articolo due si legge che la repubblica “è basata sui principi dell’islam”. L’articolo nove dichiara che “non musulmani non possono diventare cittadini delle Maldive”; il 10 che “nessuna legge contraria a qualsiasi principio dell’islam può essere applicata alle Maldive”. Il 19 che “i cittadini sono liberi di implicarsi o condurre qualsiasi attività che non è espressamente proibita dalla Sharia o dalla legge”.

A inizio ottobre, il Paese ha affrontato per la prima volta delle elezioni multipartitiche. Dei sei candidati in lizza sono arrivati al ballottaggio Maumoon Abdul Gayoom e il leader del principale partito di opposizione, Mohamed Nasheed: nessuno dei candidati ha toccato il tema della libertà religiosa. Secondo il report di Forum18 questo silenzio grava sull’avvio di un vero processo di democratizzazione delle Maldive.

 

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