13/02/2016, 10.01
VIETNAM
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Toan, 17 anni, in cura al cimitero dei bambini abortiti

Da un anno e mezzo il ragazzo seppellisce i feti nel distretto Soc Son di Hanoi. Genitori e medici degli ospedali vicini gliene portano 20-30 ogni giorno: “Anche i feti sono esseri umani e hanno diritto ad una degna sepoltura”. Il Vietnam è primo nel sud-est asiatico e quinto nel mondo come numero di aborti.

Hanoi (AsiaNews/Agenzie) – I bambini abortiti “sono essere umani e hanno il diritto a essere sepolti in modo dignitoso”. È la convinzione di Toan, ragazzo 17enne residente ad Hanoi, che da un anno e mezzo ha deciso di dedicarsi alla cura del cimitero di Ben Coc, nel distretto Soc Son della capitale. Lì, in un’area di 600 mq, vengono sepolti i feti delle gravidanze non portate a termine: il camposanto ospita già 90mila piccole tombe.

L’ispirazione a fare questo lavoro è venuta a Toan osservando da bambino Nguyen Thi Nhiem, una sua vicina di casa, che per 10 anni ha raccolto il numero sempre crescente bambini “scartati” che le venivano portati per essere sepolti. Volendo donare almeno un luogo di riposo a quegli esseri umani privati del diritto alla vita, Toan ha chiesto da giovanissimo di poter lavorare con Nhiem, ma i genitori non glielo hanno permesso.

Da quando è diventato abbastanza grande, Toan si occupa di tutto ciò di cui il cimitero ha bisogno: pulire le lapidi, trovare posto per i fiori e curarli, tenere in ordine i contenitori di incenso.

Facendo questo lavoro, il ragazzo incontra spesso persone che hanno abortito e vogliono sbarazzarsi del proprio figlio: “Un giorno – racconta – un giovane è venuto da me con un piccolo pacchetto che diceva di aver raccolto dalla strada: dentro c’era un feto. Vedendo il suo atteggiamento strano, ho pensato che quell’uomo fosse il padre del bambino”.

Molto spesso, dice Toan, gli aborti sono causati da adulti che non vogliono prendersi le proprie responsabilità. Alcuni di loro abbandonano i propri figli abortiti davanti al cancello del cimitero: “Sbarazzarsi così della propria progenie – afferma – non è diverso dall’uccidere i propri figli. Speriamo che col tempo il numero di aborti diminuisca”. Alcuni genitori, invece, fanno visita alle tombe dei figli e donano denaro per il mantenimento del cimitero.

Inoltre, Toan può contare sull’aiuto dei volontari del gruppo “Proteggere la vita”, studenti dell’università di Hanoi, che lo aiutano a pulire il luogo. Ogni giorno arrivano dai 20 ai 30 bambini abortiti, sia da persone qualunque che dai medici degli ospedali vicini.

Le interruzioni di gravidanza sono un fenomeno crescente in Vietnam, che è il primo Paese del Sud-est asiatico e il quinto al mondo per questa pratica. Ogni anno oltre 300mila giovani fra i 15 e i 19 anni ricorrono all’aborto, spesso in modo clandestino. Tra le studentesse di liceo e università il tasso di interruzioni di gravidanza è quasi del 70%. Nella capitale Hanoi il numero è ancora maggiore e molte ragazze decidono di abortire più volte, quasi fosse un metodo contraccettivo.

La Chiesa cattolica vietnamita ha lanciato alcune iniziative di aiuto e sostegno a difesa della vita. In particolare, la Caritas della diocesi di Bắc Ninh, suffraganea dell’arcidiocesi di Hanoi, nel nord del Paese, ha promosso corsi di formazione alla paternità responsabile.

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