26/05/2009, 00.00
VIETNAM
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Tramonta la speranza della Chiesa vietnamita di vedersi restituire i propri beni

di J.B. An Dang
Nguyen Thanh Xuan, vicecapo della Commissione per gli affari religiosi ed etnici, ha affermato che il governo “non ha intenzione di restituire alcun bene alla Chiesa cattolica o ad altri gruppi religiosi”. Egli ha poi descritto la Chiesa come un grande proprietario che viveva nel lusso su “sangue sudore e lacrime” degli abitanti. Ma “è una distorsione della storia”, osserva padre Joseph Nguyen, visto che per lo più le proprietà erano destinate alla preghiera, l’educazione o varie attività caritatevoli, compresi ospedali per la cura dei poveri”
Hanoi (AsiaNews) – Il governo vietnamita conferma che non restituirà “nulla” dei 2.250 beni sottratti alla Chiesa, che era un “grande proprietario” di terreni, ora destinati  “a vantaggio del bene comune” della popolazione. Nella realtà, funzionari di partito si sono presi chiese, orfanotrofi, ospedali, scuole e altre strutture destinate a fini sociali per farne attività destinate al loro personale vantaggio economico o al finanziamento del Partito comunista.
 
La questione non è nuova: quando i comunisti hanno preso il potere nel nord (1954) e più tardi nel sud (1975) si sono impadroniti dei beni della Chiesa e contro i proprietari di terreni. Azione condotta brutalmente: un documento ufficiale di Hanoi parla dell’esecuzione di 172.008 persone e di 123.226 ora si ammette formalmente (The history of Vietnam economics from 1945 to 2000, Vol. 2, pubblicato nel 2004 dal Vietnam Bureau of Economic Affairs) che furono vittime di ingiustizia. Ci furono minacce, imprigionamenti e quant’altro. Fu poi stabilito che tutti i terreni appartenevano allo Stato, sempre per il bene comune della popolazione, che ne concedeva l’uso a organizzazioni e privati.
 
In realtà, nell’ultimo decennio, Hanoi ha messo in atto una politico di tira-e-molla sui beni della Chiesa. Qualche concessione, molti rifiuti. La Chiesa ha continuato comunque a cercare di riavere propri beni attraverso il dialogo con le autorità. Non interrotto completamente nonostante il 6 gennaio di quest’anno fosse stata resa nota una direttiva del primo ministro Nguyen Tan Dung  (N° 1940/CT-TTg) concernente “i terreni e le proprietà in rapporto con la religione”, nella quale si affermava che nessuno dei beni sarebbe stato restituito, ma poneva a coloro che li avrebbero avuti in gestione una oscura clausola sull’utilizzo in modo tale da “non ferire i sentimenti dei fedeli”.
 
Ora, Nguyen Thanh Xuan, vicecapo della Commissione per gli affari religiosi ed etnici, ha affermato che il governo “non ha intenzione di restituire alcun bene alla Chiesa cattolica o ad altri gruppi religiosi”. Nella dichiarazione, resa il 21 maggio nel corso di un’intervista a Radio Free Asia, egli ha fatto riferimento al principio della proprietà statale del territorio.
 
Al tempo stesso, Xuan ha parlato della Chiesa come “Địa Chủ Nhà Chung”, termine che ha usato per descriverla come un “grande proprietario” che aveva acquistato tanta terra per divenire ricca e vivere nel lusso, su “sangue, sudore e lacrime” dei poveri abitanti. “E’ una distorsione della storia”, commenta da Hanoi padre Joseph Nguyen. “La maggior parte delle proprietà – sottolinea - erano state realizzate per la preghiera, l’educazione o varie attività caritatevoli, compresi ospedali per la cura dei poveri”. “La Chiesa del Vietnam - aggiunge - non ha mai usato le sue terre come risorsa finanziaria o per vivere nel lusso. In concreto, non ha mai affittato o venduto alcuna parte delle proprietà in discussione. L’uso del termine ‘Địa Chủ Nhà Chung’ è un insulto - grossolano e immorale - alla Chiesa e ai cattolici vietnamiti”. Le parole di Xuan fanno anche tornare alla memoria il linguaggio usato nella campagna degli anni ’50, per terrorizzare vescovi, sacerdoti e fedeli e impadronirsi delle terre.
 
“Molti edifici che un tempo appartenevano alla Chiesa – nota ancora padre Joseph Ngueyen – sono stati amministrati dallo Stato in base al principio della destinazione a fini sociali e anche quando lo scopo non è stato realizzato non sono stati restituiti. Molto spesso sono usati come premio per i funzionari governativi o per produrre sostegno economico al Partito”.
 
“La Chiesa – aggiunge suor Marie Nguyen, da Ho Chi Minh Ciy – ne ha chiesto la restituzione proprio perché siano destinati al bene della popolazione e al servizio della società, non del Partito”.
 
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