06/10/2012, 00.00
SIRIA
Invia ad un amico

Ultimatum dei ribelli siriani: uccideranno i pellegrini iraniani

L'ultimatum scade oggi. La condizione è che l'esercito di Damasco si ritiri dalla zona di Ghuta, nell'est della città. Per l'Iran i sequestrati sono tutti pellegrini sciiti. Per i ribelli essi sono pasdaran e consiglieri militari delle truppe di Assad. Tensioni e frustrazioni in aumento rendono più vicina una possibile guerra. Ieri truppe di Ankara hanno sparato oltre il confine siriano.

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - I ribelli siriani uccideranno decine di iraniani che essi hanno rapito in agosto, se l'esercito di Assad non si ritira da Ghuta, la zona est della provincia di Damasco. Il Consiglio militare rivoluzionario - con un messaggio video diffuso su internet (v. foto) - ha dato 48 di tempo, che scadono oggi.

Lo scorso 5 agosto i ribelli hanno rapito 48 iraniani accusandoli di essere dei pasdaran, che agiscono come consiglieri militari del regime siriano. Teheran ha chiesto che sia risparmiata la vita delle persone sequestrate, affermando che esse sono tutti pellegrini - fra loro vi sono anche donne e bambini -  giunti in Siria per visitare il santuario di Sayyida Zeinab, un personaggio sciita. Il ministero degli esteri iraniano ha confermato che fra loro vi sono delle ex guardie rivoluzionarie in pensione, ma ha negato che essi fossero in missione all'estero.

La minaccia dei ribelli è che quando scadrà l'ultimatum "uccideremo ogni prigioniero iraniano per ogni martire che cade".

È la seconda volta da agosto che i ribelli lanciano una minaccia simile. Analisti e osservatori mettono in luce la grande frustrazione che vivono i ribelli, i quali hanno sempre sperato in un intervento dei Paesi amici per sbarazzarsi di Bashar el-Assad. Ma la comunità internazionale appare divisa e immobile. Alcuni, come la Russia, la Cina e l'Iran, sostengono il regime di Damasco; altri come l'Unione europea, gli Stati Uniti, e soprattutto l'Arabia saudita e il Qatar, sostengono i ribelli.

La situazione è molto tesa e ognuno attende che l'altro fronte faccia un passo falso che serva da scintilla per scatenare una guerra.

Nei giorni scorsi si è rischiata la scintilla sul fronte turco-siriano, dopo che un mortaio dell'artiglieria di Damasco ha colpito un villaggio turco sul confine, uccidendo una famiglia di cinque persone. Il parlamento di Ankara ha dato mandato all'esercito di colpire obbiettivi siriani anche oltre i confini.

Secondo l'agenzia Anadolu, l'esercito turco ha stanziato personale ed artiglieria sul confine con la Siria e ieri ha risposto al fuoco dopo che un mortaio siriano ha colpito una zona vicino al villaggio di Guyecci (Hatay), senza fare vittime. Il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha ribadito che Ankara non vuole entrare in guerra con la Siria. In molte città turche organizzazioni della società civile e partiti dell'opposizione hanno organizzato manifestazioni contro una possibile guerra in Medio Oriente.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
L'Onu condanna l'attacco siriano in Turchia. Damasco si scusa
05/10/2012
Dai Paesi del Golfo cento milioni di dollari ai ribelli per cacciare Assad
02/04/2012
Davutoglu e Bartolomeo I: i cristiani fra Turchia e Siria
12/03/2012
Missili turchi e minacce Usa contro le armi chimiche siriane
04/12/2012
Rappresaglie turche alla frontiera con la Siria. Si spinge la Nato ad intervenire
04/10/2012


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”