10/05/2007, 00.00
INDIA
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Un mercato che vuole investitori stranieri, ma crea loro grandi difficoltà

Ad attirare, la forte crescita economica, la natura democratica dello Stato e l’alta percentuale di giovani, ma una politica di alti dazi e di altre misure protettive rendono difficili gli investimenti. I casi della Vodafone e della Carrefour.

Mumbai (AsiaNews) – L’India rappresenta un mercato estremamente attraente per gli investitori stranieri, ne avrebbe bisogno, ma crea loro difficoltà di ogni genere. Ad invitare gli investimenti c’è la rapida crescita economica (+8% annuo negli ultimi 3 anni) , in particolare nei campi dei servizi e manifatture (circa il 10% in più ogni anno nel triennio). Le analisi concordano sul fatto che per portare avanti la crescita economica è necessario lo sviluppo delle infrastrutture, alle quali il bilancio statale di quest’anno ha destinato 1.340 miliardi di rupie (30 miliardi di dollari), specie per costruire strade e impianti energetici. La cifra è però ritenuta insufficiente da molti esperti: secondo Nasser Munjee, presidente della Development Credit Bank, sarebbe necessario investire almeno 150 miliardi di dollari annui, per rispondere alle esigenze del Paese e attirare gli investimenti privati nel settore.

Se il mercato è attraente ed in crescita  - anche se ha portato un’elevata inflazione (+6,7% a febbraio) - gli investitori stranieri si scontrano con una serie di misure protettive del mercato interno e di dazi all’importazione. Recentemente, ad esempio, sono stati criticati gli aumenti introdotti nelle imposte sul cemento e per le ditte di telecomunicazione.

Nei giorni scorsi, un servizio della BBC ha evidenziato le difficoltà che gli stranieri incontrano per operare nel mondo economico indiano raccontando, ad esempio, che la Vodafone, gigante inglese delle telecomunicazioni, ha avuto il via libera dai funzionari che si occupano di investimenti esteri, la settimana scorsa, solo dopo l’annuncio dell’acquisto, a febbraio, di una partecipazione nella Hutchison Essar, la quarta maggiore compagnia indiana di telefoni mobili. La Vodafone si è preoccupata di assicurare che la sua esperienza in India non andava vista negativamente. “E’ – ha detto alla BBC Ben Padovan, responsabile delle pubbliche relazioni del gruppo – il maggiore investimento estero mai compiuto in India, 11 miliardi di dollari, e certo ci aspettiamo che New Delhi gli dedichi attenzione”.

A rendere complessa la questione degli investimenti esteri c’è anche la struttura del mercato interno indiano, fatto soprattutto di piccoli commercianti, che chiedono la tutela pubblica. “Che succederebbe se nella mia stessa strada aprisse un supermercato pieno di beni stranieri”, chiede un negoziante di Mumbai. Le resistenti dei piccoli commercianti, che si dividono un mercato di 300 miliardi di dollari, ha spinto il governo a chiedere uno studio sull’impatto della grande distribuzione. E Carrefour, leader europeo del settore, ha deciso di aspettare la pubblicazione di tale studio, nel corso di quest’anno, prima di entrare nel mercato indiano.

Le alte imposte sui beni di importazione, infine, bloccano di fatto altri investitori. Ciò malgrado, l’India presenta numerosi vantaggi per gli investitori stranieri, specialmente a confronto con la Cina. A partire dal fatto che si tratta di uno Stato democratico, e ciò dovrebbe dare fiducia, fino al fatto che si tratta di una nazione con una popolazione di giovani consumatori, interessati al mercato globale.

 

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