11/07/2020, 08.42
RUSSIA
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Una serie di arresti dà il via al ‘terrore putiniano’

di Vladimir Rozanskij

Assicuratasi la riforma della costituzione, Putin si lancia a eliminare il dissenso fra giornalisti, politici, docenti universitari. Khodorkovskij: Un test per un potere autoritario più maturo. Jakovenko: Le repressioni sono dovute alla difficile contingenza economica, che costringerà il regime a scelte molto impopolari.

Mosca (AsiaNews) - Nella Russia ancora alle prese con la pandemia di Covid-19 (6500 casi in media negli ultimi giorni, con 150-200 morti al giorno), continuano gli arresti e le repressioni. Dopo il fermo clamoroso del giornalista Ivan Safronov, negli ultimi giorni vi è stata una impressionante escalation.

Il 9 luglio è stato arrestato il governatore della regione di Khabarovsk, Sergej Furgal (foto 1), nell’estremo oriente asiatico, con gravissime accuse di sospetto omicidio e rapimento a scopo di omicidio, per le quali egli si è dichiarato innocente. Furgal è uno dei pochi governatori non appartenenti al partito di Putin “Russia Unita”, ed è un esponente dei liberal-nazionalisti della LDPR, il partito di Zhirinovskij, da sempre comunque alleato del presidente, ma con note populiste che gli hanno fatto guadagnare consensi negli ultimi anni in chiave anti-sistema. Con Furgal sono stati arrestati anche due deputati della Duma di Khabarovsk, entrambi membri della LDPR, Dmitrij Kozlov e Sergej Kuznetsov.

A Mosca l’8 luglio è stato arrestato l’editore e giornalista Petr Verzilov (foto 2), membro sostenitore del gruppo rock femminista delle Pussy Riot, dopo una serie di perquisizioni nel suo appartamento e sul luogo di lavoro. A Samara, nella Russia meridionale, dal 6 luglio è sotto processo un noto politico di etnia bashkira, Ajrat Dilmukhametov, accusato di violazione dell’integrità territoriale e di terrorismo.

L’8 luglio a San Pietroburgo è stato arrestato un food-runner, Aleksandr Pejic, accusato di terrorismo per alcuni post sulla sua pagina Facebook. Anche la giornalista Svetlana Prokopeva è stata condannata il 6 luglio dal tribunale di Pskov a una multa di 500mila euro per sostegno al terrorismo, per dei giudizi da lei esposti su recenti attentati. Il 9 luglio il giornalista Arkadij Babchenko, noto oppositore di Putin attualmente in Ucraina, è stato inserito nelle liste dei ricercati per terrorismo ed estremismo.

La stretta repressiva pare sia una diretta conseguenza della recente conferma referendaria sulla nuova costituzione putiniana, lo scorso 1° luglio. Alcuni cominciano a parlare di “terrore putiniano”, ricordando il “terrore rosso” leniniano successivo all’assemblea costituente del 1918, e il “terrore staliniano” degli anni ’30 contro gli avversari politici. Questo è anche il parere di Mikhail Khodorkovskij, l’imprenditore-oppositore in esilio, che parla di “fase di test sulle nuove regole del gioco di un potere autoritario più maturo”. Oltre ai casi citati, in Russia si hanno notizie quotidiane di controlli, perquisizioni e fermi di polizia per motivi politici o presunti crimini “di copertura”. La polizia ha fatto irruzione alle 6 del mattino nell’appartamento della deputata municipale di Mosca Julia Galjamina (foto 3), una delle organizzatrici di una manifestazione “contro le modifiche costituzionali” che sarebbe programmata per il prossimo 15 luglio. Khodorkovskij parla appunto di un “sistema di intimidazioni”, che farebbe da anticamera a una forma di “terrore” totalitario per la Russia dei prossimi anni.

L’Unione dei giornalisti di Russia ha inviato una lettera al direttore della Fsb (ex-Kgb) per chiedere se l’arresto di Safronov sia legato alla sua attività giornalistica, e chiedendo chiarimenti sugli altri atti repressivi nei confronti dei giornalisti nel paese. Anche il mondo universitario è in ansia: i professori delle facoltà umanistiche della più prestigiosa università di Mosca, la Scuola Superiore di Economia (VSE) stanno per subire forti riduzioni di personale. Secondo un portavoce dell’università, verranno tagliati 20-30 docenti per una “riorganizzazione delle attività accademiche”, ma si pensa più che altro a motivi politici; la VSE è anche uno dei luoghi accademici più liberi e pluralisti, accogliendo docenti di varia estrazione e mentalità.

Commentando la situazione in Russia su Radio Svoboda, il noto giornalista e sociologo Igor Jakovenko ha detto che le repressioni sono dovute alla difficile contingenza economica, che costringerà il regime a scelte molto impopolari. Secondo Jakovenko, “la vera protesta popolare comincerà non appena Putin avrà finito i soldi”.

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