28/07/2014, 00.00
INDIA
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Uttar Pradesh, coprifuoco dopo le violenze tra sikh e musulmani

Gli scontri sarebbero nati per un terreno al centro di una disputa legale tra i due gruppi. Tre morti, 20 feriti e 38 arresti. Secondo le autorità i musulmani hanno dato inizio ai disordini. Ma membri di entrambe le comunità affermano che le violenze sono state perpetrate "da forestieri, non da locali. Forse ci sono ragioni politiche".

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) - Il governo dell'Uttar Pradesh ha imposto un coprifuoco nella città di Saharanpur, dove negli ultimi due giorni ci sono stati violenti scontri tra le comunità sikh e musulmana. Nei disordini hanno perso la vita tre persone e altre 20 sono rimaste ferite. La polizia ha arrestato 38 persone in relazione al caso e ha l'ordine di "sparare a vista" controchiunque provi a superare le barricate erette per dividere le due comunità.

La violenza è esplosa la mattina del 26 luglio scorso, dopo che i sikh hanno iniziato a costruire un Gurdwara (tempio sikh) su un terreno, al centro di una disputa legale con la comunità islamica, che lo rivendica come proprio. Negli scontri circa 20 veicoli e oltre 70 negozi lungo la strada principale sono stati bruciati.

Quazi Nadeem Akhtar, un leader della comunità musulmana, racconta di essere andato insieme ad altri dal magistrato della città dopo aver saputo dell'inizio dei lavori. "La nostra protesta era pacifica - spiega - chiedevamo alla polizia di fermarli, ma nessuno ha fatto niente. Eravamo lì per dialogare, ma gli agenti hanno iniziato a sparare in aria per disperdere la folla. A quel punto, il gruppo si è infuriato e ha creduto che forze dell'ordine e amministrazione fossero conniventi con i sikh... è stato difficile fermarli, anche se abbiamo fatto del nostro meglio per controllare la situazione".

Secondo le autorità invece oltre 700 persone della comunità islamica sono giunte sul luogo conteso, e avrebbero iniziato a lanciare pietre contro la polizia, per poi attaccare i sikh con spade e pistole.

Tuttavia, alcuni sospettano che le violenze siano state "fomentate" da elementi esterni, giunti per creare tensioni. Una donna di 32 anni, appartenente alla comunità musulmana, spiega: "Saharanpur, dove vivo da anni, ora è divisa in due. Io non posso andare a trovare le mie amiche, e loro non possono venire da me. Ieri alcuni sono venuti da noi con la polizia e hanno iniziato a sparare proiettili di gomma... hanno rotto le finestre della moschea, dato fuoco alle macchine e danneggiato i negozi. Non so chi siano e perché siano venuti qui. Di chi dobbiamo avere paura? Delle persone con cui abbiamo vissuto per tanti anni?".

Anche Gursharan Kaur, sikh di 58 anni, sottolinea lo stesso: "Le nostre comunità hanno vissuto in pace per tanti anni. Non so se ci siano ragioni politiche dietro tutto questo. Ma ho visto che la maggior parte delle violenze è stata perpetrata da forestieri, non da locali. Non ho visto facce conosciute tra quelli che davano fuoco a negozi e veicoli. Sembra che tutto fosse già pianificato". 

 

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