21/11/2006, 00.00
GIAPPONE
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Vescovi giapponesi: "I cattolici non devono visitare lo Yasukuni"

In un documento firmato dall'arcivescovo di Tokyo, mons. Takeo Okada, si legge che la Chiesa invita all'amore non solo per la madre patria, ma anche per le nazioni vicine, che hanno sofferto a causa dell'imperialismo nipponico. Le visite al santuario paragonate ad una glorificazione della guerra.

Tokyo (AsiaNews) – La Commissione episcopale giapponese per le questioni sociali ha invitato i cattolici del Paese a non visitare il santuario dello Yasukuni, dove riposano anche alcuni fra i più grandi criminali della II Guerra mondiale.

In un documento redatto dall'arcivescovo di Tokyo, mons. Takeo Okada, si legge infatti che "è impossibile sostenere che è giusto, per un cattolico, visitare il santuario".

Nel testo – intitolato "La posizione della Chiesa prima, durante e dopo la guerra" – il presule spiega che "la Chiesa e la società hanno vissuto grandi cambiamenti dal 1936, quando la Congregazione vaticana per la propagazione della fede invitò gli studenti a visitare i santuari nazionali Shinto".

Al momento, infatti, "non esiste più una religione di Stato, che la Costituzione neanche prevede: non si può usare come giustificazione l'idea che le visite allo Yasukuni siano un modo per onorare i defunti".

Il santuario, infatti, "ospita solo coloro che sono morti per la gloria dell'impero in tempo di guerra. Omaggiare queste persone non significa in qualche modo glorificare la guerra? Non si dà questa impressione ai popoli che sono stati invasi dal Giappone?".

La Chiesa, sottolinea mons. Okada, "non intende negare l'amore per la patria, ma vuole avvertire del pericolo insito nell'esclusione dalle nazioni vicine. Bisogna amare i popoli che ci sono vicini così come amiamo noi stessi".

Le visite al santuario da parte dell'ex primo ministro Junichiro Koizumi sono state accolte con molta ostilità dai governi delle nazioni asiatiche. In modo particolare, Cina e Corea del Sud sono state teatro di violente manifestazioni popolari contro l'imperialismo giapponese del '900 ed i crimini commessi dall'esercito nipponico nel corso delle varie guerre di invasione che ha portato avanti nel secolo scorso.

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