21/09/2011, 00.00
INDIA – NEPAL
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Vescovo di Darjeeling: l’impegno della Chiesa, per le vittime del sisma nell’Himalaya

di Stephen Lepcha*
AsiaNews pubblica la testimonianza di mons. Stephen Lepcha, vescovo di Darjeeling, una delle aree più colpite dal terremoto del 18 settembre. Per il prelato, una “data che non sarà mai dimenticata”. Associazioni e volontari cattolici impegnati nella stima dei danni e nell’assistenza della popolazione.
Darjeeling (AsiaNews) – Uno sforzo comune per superare l’emergenza terremoto. È l’impegno preso da Mamata Banerjee, ministro Capo del West Bengala e Pawan Kumar Chamling, omologo del Sikkim, i due Stati dell’India colpiti dal sisma di magnitudo 6,8 del 18 settembre scorso, che ha interessato vaste aree della catena himalayana compresa tra India, Nepal e Tibet. Il bilancio aggiornato parla di quasi 3mila case distrutte e circa 53mila danneggiate nel solo distretto di Darjeeling.

Le vittime nel West Bengala sarebbero almeno 15, mentre sono 50 i morti nel Sikkim. Intanto continuano le operazioni di soccorso alla popolazione. Il sisma ha colpito anche edifici governativi, luoghi di culto e scuole. AsiaNews ha raccolto la testimonianza di mons. Stephen Lepcha, vescovo di Darjeeling, che racconta il terrore vissuto dalla popolazione, le operazioni di soccorso, l’impegno dei volontari e delle associazioni cattoliche, la ricerca di un lento ritorno alla normalità. Per il prelato il 18 settembre “è una data che non sarà mai più dimenticata”.

Ecco, di seguito, il racconto di mons. Lepcha:

Il 18 settembre 2011 è una data che non sarà mai più dimenticata. Erano le 6.15 del pomeriggio quando la terra ha iniziato a tremare con violenza, accompagnata da un forte rumore di vento, per circa 41 o 42 secondi. La corrente è saltata, la luce è andata via per più di 12 ore. Tutti i telefoni erano muti, la rete delle comunicazioni è rimasta bloccata anch’essa per 12 ore. La gente usciva dalle case e si è riversata per strada, trascorrendo la notte all’addiaccio nonostante piovesse a dirotto. I bambini ospitati nei centri di accoglienza piangevano terrorizzati per la paura. Anche loro hanno passato la notte all’aperto, fuori dall’ostello, nel timore di crolli. Il giorno successivo tutte le scuole, gli istituti superiori sono stati chiusi e a tutt’oggi non sono ancora riaperti.

Sono convinto sia stato un miracolo se, nonostante il potente terremoto, non vi sono stati enormi bilanci di morti. Sono morte solo due persone a causa del cedimento delle loro case, altre cinque sono state ferite e trasportate all’ospedale della città di Kurseong. Quattro persone sono invece decedute a Kalimpong, otto sono rimaste ferite e trasportate nel locale ospedale. Ora giungono notizie di pochi casi di decessi dovuti a infarto. A dispetto dell’esiguo numero di vittime, tutti i più importanti edifici hanno subito ingenti danni, fra cui scuole, università e uffici governativi. A questo si aggiunge un indebolimento dei terreni sulle colline, già vulnerabili ancor prima del sisma. In molte zone sono visibili gigantesche crepe sul terreno. Moltissime strade sono interrotte a causa degli smottamenti. Tutte le aree collinari circostanti sono ormai molto fragili. Non è escluso che vi possano essere – in qualunque momento – ulteriori smottamenti o crolli di edifici danneggiati. Questo è il timore e l’elemento che crea maggiore incertezza al momento fra la popolazione civile.

La maggior parte delle chiese (tra cui la cattedrale dell’Immacolata concezione a Darjeeling), templi, monasteri buddisti delle colline circostanti non sono crollati, ma alcuni hanno subito gravi danni, mentre gli altri sono stati parzialmente colpiti dal sisma. Istituti quali la scuola superiore di Santa Teresa, la scuola Loreto, la St. Roberts, la scuola San Giuseppe, San Michele, la Notre Dame West Point e la Bethany a Darjeeling sono state tutte colpite e hanno subito danni. Ho ricevuto identiche informazioni da tutte le aree collinari della diocesi. In base alle notizie raccolte, il 25% delle case popolari sono completamente danneggiate e il 60% delle altre abitazioni hanno subito danni parziali.

Tra le chiese, la residenza dei sacerdoti e il convento. Ho saputo che il convento di San Giuseppe e l’omonima scuola a Gitdubling sono state totalmente danneggiate. Il sisma ha colpito anche in modo serio alcune scuole governative. Ora sono inutilizzabili. A lungo andare tutte queste scuole andranno ricostruite. Funzionari governativi, distrettuali e personale della Protezione civile sono impegnati a fondo nel lavoro di stima dei danni nelle aree affette dal terremoto. Un compito che viene svolto anche da diverse Ong che operano nella zona. Mamata Banerjee, ministro Capo del West Bengala, ha visitato la zona e il vicino Stato del Sikkim. La donna ha assicurato che verranno riconosciuti ai parenti delle vittime due lack (poco più di 4mila dollari) e il governo lavorerà a fondo per assicurare una pronta verifica dei danni. Il documento interesserà tre suddivisioni: Darjeeling e Kurseong e Kalimpong, nella diocesi di Darjeeling.

Il più colpito dal terremoto è lo Stato del Sikkim, anch’esso parte della diocesi di Darjeeling. Distretti turistici come il lago di Guru Dongmar, Lachung, Lachen e Yumthang sono stati duramente segnati dal sisma. Per raggiungere questi luoghi è necessario percorrere il distretto di Mangan, che dista circa 65 km da Gangtok, capitale del Sikkim. Il luogo è stato identificato come epicentro del sisma. Al momento il bilancio delle vittime nello Stato è salito al 39. Ma potrebbero essercene molte altre nei giorni a venire. I luoghi sopracitati sono completamente tagliati fuori dal resto del mondo. Si è schierato l’esercito per tentare di soccorrere le vittime e raggiungere le aree alluvionate con gli elicotteri. La popolazione ha trovato riparo nei campi allestiti dai militari. Secondo i dati ufficiali, nel Sikkim sono crollati oltre 100 edifici fra scuole, università e sedi governative. La sede del Ministro capo è stata sgomberata per le crepe presenti sui muri. Anche i bunker nelle basi militari presentano crepe nelle pareti. Durante le operazioni di soccorso hanno perso la vita pure due soldati dell’esercito.

Pawan Chamling, ministro Capo del Sikkim, ha annunciato risarcimenti di cinque lack per ogni vittima, di 50mila rupie per i feriti gravi e 25mila per chi ha riportato danni minori. A causa degli smottamenti, moltissime persone hanno perso case e proprietà. P. Felix Baretto, vicario generale della diocesi, che scrive dalla parrocchia di San Tommaso a Gangtok, riferisce che le scuole private appartenenti alla Chiesa cattolica hanno subito danni, fra cui crepe nei muri e alle fondamenta; tra gli istituti, la scuola elementare della Santa Croce a Tadong, vicino Gangtok, è stata interamente danneggiata. Dovrà essere rimpiazzata con un nuovo edificio. I conventi, le case dei sacerdoti e la chiesa sono rimasti in piedi, ma hanno subito qualche danno di lieve entità. Tra quanti hanno perso case e proprietà vi sono anche molti cattolici.

Questa è solo una prima stima dei danni, che ho potuto recuperare dalle zone del sisma. Anugyalalya – la Caritas diocesana locale – sta raccogliendo i dati dei danni a Darjeeling e nel Sikkim. Ho chiesto anche ad associazioni di laici – fra cui l’Associazione cattolica del Sikkim – di raccogliere informazioni sul Sikkim e alla Associazione cattolica diocesana di Darjeeling di reperire informazioni sulle tre sotto-divisioni nelle aree collinari. Farò di tutto per compilare un rapporto dettagliato sul terribile sisma del 18 settembre.

* Mons. Stephen Lepcha è vescovo di Darjeeling
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