18/08/2006, 00.00
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Vescovo protestante rinuncia alla nazionalità pakistana per protesta

Il vescovo dice "di aver esaurito la pazienza" a causa l'odio religioso e delle discriminazioni contro i cristiani e accusa Musharraf di  immobilità. Almeno 100 pastori vogliono seguire il suo gesto.

Gujranwala (AsiaNews/Agenzie) – Il vescovo pakistano Thimotheus Nasir ha deciso di rifiutare la nazionalità pakistana per protestare contro l'odio e la discriminazione religiosi presenti nel Paese. Per questo alcuni giorni fa ha inviato copia del suo documento di identità al presidente Musharraf, accompagnandola con una lettera in cui esprime tutta la sua preoccupazione per la situazione dei cristiani in Pakistan.

Secondo fonti locali, più di 100 pastori protestanti vogliono seguire il gesto del vescovo, che è stato arcivescovo della Chiesa delle scuole bibliche di Siloam.

Nella sua lettera al presidente , Nasir,  ormai in pensione, dice: "Il mio orgoglio e la mia fiducia nella 'cittadinanza pakistana' sono totalmente distrutti" a causa "dell'odio estremo, della discriminazione religiosa, dell'intolleranza verso le comunità cristiane ad ogni livello della società pakistana".

Chiese distrutte, cristiani perseguitati e obbligati a divenire musulmani, o accusati di blasfemia sono fatti all'ordine del giorno. In più nel Paese vi sono leggi sfavorevoli alle minoranze religiose. Il vescovo fa notare che mentre esistono leggi che proibiscono offese contro il Corano, i dottori coranici trovano "piacere nell'insultare la mia religione, la sacra Bibbia e i santi personaggi della cristianità".

A causa di ciò il rev. Nasir afferma di consegnare la sua carta di identità pakistana. "Ora – egli dice nella sua lettera – sono un residente non pakistano, un alieno nella Repubblica islamica del Pakistan, un paese di cui un tempo ero orgoglioso".

Nella sua lettera il vescovo rivela di aver scritto molte volte al presidente Musharraf, ma "non ha ricevuto risposta fino ad oggi". La sua scelta di rifiutare la nazionalità pakistana è dovuta anche al "silenzio" e all' "ignoranza" del presidente Musharraf "sulla deplorevole condizione che viviamo in Pakistan".

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