03/02/2021, 10.48
EAU- VATICANO
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Vicario d’Arabia: il documento sulla Fratellanza ha aperto nuovi terreni di incontro

Il testo sottoscritto dal papa e dall’imam di al-Azhar hanno favorito “un clima più sereno”. E aperto scambi “non solo fra religioni, ma fra fasce diverse della società”. I cattolici “saldi nella fede” non devono temere il confronto con i musulmani. Nella pandemia di nuovo coronavirus gesti di “rinnovata solidarietà”.

Abu Dhabi (AsiaNews) - A due anni dalla firma il “profetico” documento sulla Fratellanza umana del papa e dell’imam di al-Azhar ha favorito “un clima più sereno” e fatto breccia “in diversi campi”, sebbene sia “ancora difficile valutare l’effetto sulla vita reale degli individui”. È quanto sottolinea ad AsiaNews mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale (Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen) e amministratore apostolico sede vacante dell’Arabia settentrionale (Kuwait, Arabia Saudita, Qatar e Bahrain). “Oggi questo testo - prosegue il prelato - è parte dell’insegnamento nelle scuole cattoliche” e ha “aperto nuovi terreni di incontro e di scambio non solo fra religioni, ma pure fra fasce diverse di una società formata all’’80% da migranti”.

Domani ricorrono i due anni dalla firma dello storico documento che ha aperto nuovi canali di dialogo e di confronto con il mondo musulmano, in particolare quello sunnita. Un evento che sarà celebrato in concomitanza con la Giornata internazionale della fratellanza umana, evento virtuale promosso dallo sceicco Mohammed Bin Zayed ad Abu Dhabi con la partecipazione del pontefice, di Ahmad Al-Tayyeb e del segretario generale Onu António Guterres. Per molti la speranza è che il prossimo viaggio di Francesco in Iraq e le voci di un faccia a faccia con il grande ayatollah Ali al-Sistani possano servire a rafforzare il dialogo anche con il mondo sciita. 

Uno dei frutti della visita del papa, nel febbraio 2019, è la decisione da parte delle autorità degli Emirati di costruire la Casa Familiare Abramitica, luogo di apprendimento, di dialogo e di culto per i fedeli delle diverse religioni. “Sono iniziati i lavori” conferma mons. Hinder, che appena possibile andrà a visitarla. “Oggi i rapporti con il governo e i ministri incaricati dei nostri affari - prosegue - sono molto buoni. Dalla visita del papa si sono mostrati attenti e aperti” alle esigenze dei cristiani, mantenendo alta “l’attenzione in tema di sicurezza” anche se questo ha comportato un maggiore - e inevitabile - controllo sulle attività. 

“Il pensiero comune - sottolinea il vicario d’Arabia - è che sia importante prestare attenzione non solo ai problemi locali e regionali, con la consapevolezza che siamo tutti sulla stessa barca come dice il papa. I problemi non sono solo dei cristiani, dei musulmani, dei buddisti o degli atei ma sono questioni di fondo per tutti. Questo dovrebbe aiutare ad aprirci verso gli altri, pur senza perdere la nostra identità. Ogni tanto vedo questa preoccupazione nei cattolici, ma se siamo convinti e saldi nella nostra fede non dobbiamo avere paura di andare incontro ai musulmani”. 

A due anni dalla firma “è ancora presto per capire l’impatto sulla vita dei cristiani, in larghissima parte migranti” provenienti dalla altre nazioni dell’Asia. Di certo, avverte il prelato, il viaggio apostolico e il documento “hanno aiutato a garantire maggiori diritti, almeno a livello di leggi perché nella pratica non sempre è facile verificarne l’attuazione. Vanno però sottolineati gli sforzi notevoli compiuti in questa direzione - aggiunge - come ad esempio la recente decisione di estendere la cittadinanza. Anche qui bisogna capire quanti ne beneficeranno e a quale fascia appartengono, come già è avvenuto in passato in Bahrain e Qatar”. 

“In questi ultimi 12 mesi caratterizzati dalla pandemia mondiale di nuovo coronavirus - racconta mons. Hinder - la vita pubblica dei cristiani è rimasta in sospeso, soprattutto per la chiusura delle chiese. Da qualche tempo, almeno ad Abu Dhabi, abbiamo riaperto seppur con limiti e restrizioni. La gente ha sofferto molto queste chiusure e la lontananza, anche se abbiamo cercato di fare di tutto per mantenere vivo il legame e i rapporti con i fedeli. Ciò che più è mancato sono i sacramenti, l’eucaristia, le confessioni e pure le visite nelle case erano difficili”. 

Nel contesto critico della Covid-19, emergono però “gesti importanti che confermano una rinnovata solidarietà, con aiuti per quanti hanno sofferto davvero la fame. Molti lavoratori, per l’interruzione dei contratti e dei salari, non hanno potuto disporre di cibo sufficienti per sopravvivere e da qui la rinnovata spinta alla solidarietà”, che ha abbracciato “non solo i cristiani”. E per il futuro? “A livello di numeri - conclude il viario d’Arabia - la comunità sarà meno numerosa perché molti sono tornati nei Paesi di origine dopo aver perso il lavoro. Ma resta la sfida a livello spirituale, resta un sostegno materiale e psicologico da fornire. La nostra era una Chiesa sacramentale, che dovrà però essere capace di soddisfare i bisogni spirituali, sociali, umani di un popolo colpito dalle difficoltà”. 

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