17/10/2014, 00.00
MYANMAR
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Yangon, due anni di carcere a cinque giornalisti: condannati per "sedizione"

Alla sbarra l’editore, il direttore e tre cronisti del Bi-Mon Te Nay, chiuso nel luglio scorso. Essi sono stati incriminati in base al Codice penale e non alla Legge sulla stampa, con pene più severe. Erano accusati di aver rilanciato le rivendicazioni di un gruppo attivista, che annunciava la caduta dell’esecutivo e la nascita di un governo ad interim guidato da Aung San Suu Kyi.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Il tribunale di Yangon ha condannato cinque giornalisti del settimanale Bi-Mon Te Nay, ormai fuori pubblicazione, a due anni di prigione per "sedizione". Alla base della sentenza c'è un articolo in cui si affermava che l'attuale amministrazione guidata dal presidente Thein Sein sarebbe stata rimpiazzata da un governo ad interim, fino a nuove elezioni. Alla lettura della sentenza, avvenuta ieri, i giudici li hanno riconosciuti colpevoli di "diffamazione dello Stato" in base all'articolo 505(b) del Codice penale birmano. Essi hanno ricevuto la pena massima possibile per questo reato: la Corte ha ravvisato gli estremi di "sommossa violenta contro il potere costituito". 

Il processo ha riguardato l'editore, il direttore e tre giornalisti della rivista; i cinque sono finiti alla sbarra per aver pubblicato, nel luglio scorso, un articolo in cui rilanciavano le affermazioni di un gruppo attivista, secondo cui la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi avrebbe guidato, assieme a leader etnici, un esecutivo di transizione dopo la caduta di quello attuale. 

In un primo momento la difesa aveva chiesto di processare gli imputati in base alla nuova Legge sui media, approvata nel marzo scorso, in base alla quale una controversia relativa a un articolo viene prima "mediata" dal Myanmar's Interim Press Council. E la pena, in caso di condanna, ha una portata minore rispetto all'accusa di sedizione prevista dal Codice penale. Tuttavia, i giudici hanno respinto l'istanza degli avvocati, che ora annunciano ricorso in appello. 

All'esterno del tribunale, situato nella cittadina di Pabedan (Yangon), un gruppo di giornalisti ha promosso una manifestazione di protesta, parlando di "pessimo precedete" per la libertà di stampa nel Paese. Ad agosto l'attivista Htin Kyaw, del Myanmar Democratic Current Force (Mdcf), è stato condannato a un anno di prigione ai lavori forzati, per aver distribuito volantini in cui affermava che la Nobel per la pace e altri leader politici stavano preparando un colpo di Stato. 

In oltre 50 anni di dittatura militare, ai giornalisti era vietato di parlare di argomenti sensibili quali corruzione, povertà e disastri naturali; decine i cronisti finiti in prigione per mano della giunta al potere. Il governo pseudo-riformista del presidente Thein Sein, al potere dal 2011, ha avviato una serie di modifiche in chiave democratica, fra cui nuove leggi sulla (libertà di) stampa. Tuttavia, gruppi attivisti pro-diritti umani affermano che - a fronte della cancellazione della censura preventiva - sono aumentati negli ultimi mesi arresti e intimidazioni verso i giornalisti. 

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