08/04/2021, 12.08
HONG KONG-CINA
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‘Sono colpevole, ma non ho fatto nulla’

di Yeung Sum

L’attivista pro-democrazia giustifica la sua partecipazione a una marcia non autorizzata con il suo impegno per la libertà. Amare la patria non significa amare il Partito Comunista cinese. Il fronte democratico starà dalla parte del popolo e insisterà nella sua lotta.

Hong Kong (AsiaNews) – I noti attivisti pro-democrazia Jimmy Lai, Lee Cheuk-yan e Yeung Sum si sono dichiarati ieri colpevoli di aver partecipato a una manifestazione non autorizzata il 31 agosto 2019. Quel giorno migliaia di persone marciarono per chiedere il ritiro della legge sull’estradizione. Le tre personalità democratiche considerano la partecipazione alla marcia un atto di disobbedienza civile. Con la legge sulla sicurezza nazionale e la riforma elettorale, le autorità centrali vogliono soffocare il dissenso nell’ex colonia britannica. Lai si trova da dicembre in carcere; Lee e Yeung sono liberi su cauzione: tutti e tre devono affrontare una serie di processi per il loro impegno a favore del movimento democratico. Per gentile concessione di Apple Daily, di seguito pubblichiamo la dichiarazione di colpevolezza di Yeung, ex presidente del Partito democratico (Traduzione a cura di AsiaNews).

Vostro Onore, mi dichiaro colpevole delle accuse relative alla partecipazione a un’assemblea non autorizzata il 31 agosto 2019, ma non ho fatto nulla di male e non chiederò clemenza.

In primo luogo, sono d’accordo con la teoria della giustizia del filosofo politico John Rawls. Egli sostiene che ogni persona ha un uguale diritto a uguali libertà di base, a una giusta uguaglianza di opportunità, e a ciò che lui ha descritto come disobbedienza civile: l’atto di sfidare la legge al fine di lottare per una legge più giusta. Sono ricorso alla disobbedienza civile per protestare contro la draconiana Ordinanza sull’ordine pubblico.

Vietando assemblee e cortei pacifici, la polizia ha violato l'articolo 17 dell’Ordinanza sui diritti di Hong Kong e l’articolo 27 della Basic Law (la Costituzione cittadina), secondo cui i residenti della città hanno libertà di parola, di stampa e pubblicazione; libertà di associazione, riunione, processione e di manifestare.

Ho sfidato la legge perché sono molto preoccupato per l’attuale situazione politica di Hong Kong, insistendo sul diritto di manifestare e partecipare a un corteo. L’adozione della legge sulla sicurezza nazionale e le modifiche dell’Assemblea nazionale del popolo al sistema politico di Hong Kong hanno causato una grande regressione della democrazia. Esse non solo violano la Basic Law per quanto attiene l’avanzamento graduale e ordinato verso la democrazia, ma hanno annullato addirittura i progressi fatti dopo la riunificazione.

Poiché Hong Kong è ora sotto il completo controllo del governo centrale, la formula “un Paese, due sistemi” si è trasformata in quella “un Paese, un sistema”: l’alto grado di autonomia cittadina è andato infatti in fumo. Dall’elezione del capo dell’esecutivo a quella del Consiglio legislativo, tutto oggi sarà deciso secondo i cannoni della Cina continentale, con i risultati che saranno predeterminati ben prima del voto.

Le autorità hanno usato misure dure in tempi di disordini, supponendo che l’applicazione rigorosa della legge, gli arresti di massa e i processi ai dissidenti politici sarebbero stati sufficienti a scoraggiare la popolazione di Hong Kong. Eppure l’espressione pacifica delle opinioni politiche personali attraverso marce e manifestazioni, garantita dalla Costituzione, è stata vietata.

Quando chi è al potere sottolinea che solo i patrioti devono amministrare Hong Kong, mi viene in mente quanto scritto da John Stuart Mill nel suo “Saggio sulla libertà”: “Il valore di uno Stato, alla lunga, è il valore degli individui che lo compongono”. L’autore pone l’accento sull'individualità e propone la libertà di stampa, di pensiero e di parola. Al contrario, la cultura tradizionale cinese dà più importanza agli obblighi dell’individuo verso lo Stato e la famiglia, ma meno sui diritti della persona.

Ho voluto partecipare a questa manifestazione non autorizzata proprio perché non volevo vedere questi diritti individuali censurati e cancellati. La serie di eventi iniziati nel 2019 riflette senza dubbio la cultura tradizionale e quella politica della dittatura monopartitica del Partito comunista cinese. Considerando che Hong Kong è una società internazionale dove l’Oriente incontra l’Occidente, e il capitalismo è praticato secondo il principio un Paese, due sistemi, perché abbiamo bisogno dell’approvazione dei governanti per esercitare i nostri diritti civili?

Io sono cinese, ma sono anche un cittadino di Hong Kong che ama questa casa; amare il Paese non significa però amare il Partito. Secondo me, la Cina è il popolo, la cultura e la terra, ma non un particolare regime. Nei 5mila anni di civiltà cinese, le dinastie che rispettavano il benessere del loro popolo erano apprezzate e amate in modo naturale.

Vorrei evidenziare che il fronte democratico non sarà all’opposizione dei cosiddetti lealisti, ma starà invece al fianco del popolo. Monitoreremo e controlleremo la gestione del governo locale per conto del pubblico, e ci batteremo per un alto grado di autonomia cittadina nel quadro della formula un Paese, due sistemi.

Vostro Onore, credo che le manifestazioni pacifiche, i raduni e le marce debbano continuare. Nel  pieno della crisi politica di Hong Kong, del grande arretramento della democrazia e del suffragio universale (che non è più in vista), i valori fondamentali del popolo di Hong Kong, vale a dire la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani, la libertà e una società pluralistica, devono essere sostenuti ancora di più.

I valori fondamentali del popolo di Hong Kong sono diventati l'essenza collettiva delle sue convinzioni. Aderendo alla difesa dei nostri valori fondamentali, saremo in grado di conservare i cuori e le menti della comunità e consentire ai cittadini di continuare la propria vita come al solito.

Di fronte al potere, come disse Václav Havel, il dissidente politico ceco, “la verità e l'amore devono prevalere sulle bugie e sull'odio”. Il popolo di Hong Kong non deve lasciarsi intimidire da coloro che sono al potere, non si deve rannicchiare nella paura o semplicemente rinunciare alla perseveranza.

 

Anche la filosofa politica Hannah Arendt sosteneva che la libertà richiede azione. La gente di Hong Kong deve affrontare la situazione politica con calma, difendere e partecipare alla società civile con pace, razionalità e non violenza, e sostenere le organizzazioni e le imprese locali che promuovono i nostri valori fondamentali.

Vostro Onore, ammetto di aver partecipato a un corteo non autorizzato e illegale, ma non ammetterò alcun illecito. Mi sono fatto avanti per partecipare perché mi sono battuto per la manifestazione. Era per protestare contro l’abuso di potere da parte della polizia, che ha vietato in modo arbitrario dimostrazioni e marce pacifiche, e ha privato i cittadini di Hong Kong dei loro diritti civili. Pertanto, ero disposto a mettere in gioco la mia vita e a impegnarmi nella disobbedienza civile in modo pacifico, e sono pronto ad accettare la responsabilità penale della legge.

Concludo con la storia del personaggio de “Il mito di Sisifo”, dello scrittore francese Albert Camus. Sisifo commette un peccato e viene punito dagli dei con il compito senza senso di spingere in eterno un masso su una montagna, solo per vederlo rotolare giù di nuovo. Io scenderò volentieri dalla montagna e spingerò di nuovo il masso dai piedi della montagna alla cima, proprio come la lotta per la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani e la libertà. Mi atterrò alla pace, alla razionalità e alla non-violenza, resterò fermo sulle mie posizioni e mi rifiuterò di abbandonarle. Il giorno della democrazia e della libertà verrà se insisteremo nella nostra lotta. Vostro Onore, mi dichiaro colpevole ma non ho fatto nulla di male, non chiederò clemenza né farò appello.

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