14/11/2006, 00.00
EMIRATI ARABI UNITI
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I grattacieli di Dubai, un monumento allo sfruttamento degli operai

Human Rights Watch denuncia la mancanza di diritti per gli operai migranti negli Emirati Arabi. Paghe basse e poca sicurezza sul lavoro. Intanto a settembre una nuova legge dispone che chi sciopera sia espulso dal Paese.

Dubai (AsiaNews/Hrw) – Oltre 500mila operai migranti lavorano nel boom edilizio degli Emirati Arabi Uniti in condizioni di quasi schiavitù. Lo denuncia la ong per la tutela dei diritti Human Rights Watch in un rapporto pubblicato il 12 novembre.

Il rapporto riferisce di salari molto bassi che talvolta nemmeno sono pagati e scarsa sicurezza nei luoghi di lavoro con elevato numero di infortuni gravi e mortali: il governo ignora il numero esatto degli incidenti, ma nel solo 2004 le ambasciate di India, Pakistan e Bangladesh hanno rimpatriato i corpi di 880 migranti vittime di infortuni. Le agenzie di collocamento, cui si rivolgono i datori di lavoro, pretendono dagli operai tra i 2 e i 3 mila dollari Usa per spese di viaggio, visto, imposte e proprio compenso, così che il migrante si indebita per anni, anche se per legge queste spese dovrebbero incombere sul datore di lavoro.

Hrw testimonia decine di casi in cui i migranti, per pagare, hanno dovuto accettare prestiti con un interesse fino al 10%. Le paghe sono da 106 a 250 dollari mensili, malgrado nel Paese il salario medio mensile sia di circa 2.106 dollari; una legge del 1980 obbliga il governo a fissare il salario minimo, ma non lo ha mai fatto. I datori di lavoro, per impedire proteste, spesso "ritirano" i passaporti e "trattengono" almeno due salari. Non si conoscono casi di punizione dei datori di lavoro per violazioni di norme a tutela dei lavoratori.

Sarah Leah Whitson, direttore di Hrw per il Medio Oriente, osserva che "il governo dice che i migranti sono liberi di andare via se non si trovano bene. Ma indebitati per migliaia di dollari e senza prospettive di un altro lavoro, in realtà non hanno scelta", anche perché la legge proibisce al lavoratore di trovare una nuova occupazione senza il consenso del vecchio datore di lavoro.

La gran parte degli oltre 500mila operai edili sono migranti, provenienti soprattutto da Paesi dell'Asia meridionale come India, Pakistan e Bangladesh. Nell'intero Paese secondo dati ufficiali ci sono circa 2.738.000 lavoratori migranti, che costituiscono il 95% dell'effettiva forza lavoro. Ma fonti locali dicono che il numero reale è molto maggiore.

Lo scorso 7 novembre il premier Sheikh Mohammed bin Rashid Al-Maktoum ha ordinato al ministro del Lavoro, Ali bin Abdullah Al-Ka'abi, di rivedere la legislazione sul lavoro anche secondo le raccomandazioni di Hrw. Tra le proposte ci sono l'istituzione di un tribunale speciale per la pronta decisione delle cause di lavoro, maggiori controlli per la sicurezza e l'assistenza sanitaria a carico dei datori di lavoro.

La Whitson commenta che "è un buon inizio. Ma se il governo non inizia a punire i datori di lavoro per le violazioni della legge [sulla tutela del lavoro e i diritti degli operai], i nuovi grattacieli del Paese saranno un monumento alla violazione dei diritti dei lavoratori". "Speriamo che questa nuova promessa del governo di migliorare la legge sul lavoro non abbia lo stesso destino del precedente impegno a riconoscere le organizzazioni sindacali".

Già all'inizio del 2006 il governo, dopo una serie di scioperi e proteste dei lavoratori, si è impegnato a garantire un maggiore rispetto dei diritti dei lavoratori, a riconoscere le organizzazioni sindacali (oggi vietate) e a migliorare la legislazione. Ma, dice Hrw, nulla è stato poi fatto. Invece a settembre è stata approvato una nuova legge che commina l'espulsione per chi sciopera. (PB)

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