04/02/2020, 08.54
HONG KONG - CINA
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Prima vittima del coronavirus a Hong Kong. I morti in Cina salgono a 426

di Paul Wang

L’uomo morto ad Hong Kong era stato a Wuhan il 21 gennaio. Ha infettato la madre, che viveva con lui. Aveva già qualche malattia. Il capo dell’esecutivo Carrie Lam chiude quasi tutti i porti e vie di comunicazione con la Cina. Nel Paese, saliti a 20.472 gli infetti; a 23.214 i casi non ancora confermati. Altri 151 casi si registrano in 23 Paesi nel mondo. Il Politburo ammette “carenze e difficoltà” nel gestire l’epidemia. Chiusi i casino a Macao.

 

Hong Kong (AsiaNews) – Quest’oggi le autorità sanitarie hanno annunciato la prima morte per coronavirus nel territorio. La vittima, un uomo di 39 anni, è la seconda persona a morire fuori della Cina, dopo la morte di un uomo di 44 anni nelle Filippine due giorni fa.

Il governo di Hong Kong ha precisato che l’uomo era stato a Wuhan (Hubei), epicentro dell’epidemia, lo scorso 21 gennaio e ritornato ad Hong Kong il 23 gennaio. Alla fine del mese scorso egli ha sviluppato febbre ed è stato diagnosticato come affetto da coronavirus e isolato al Princess Margaret Hospital. L’uomo è morto per un infarto, confermando il fatto che il coronavirus è mortale soprattutto per pazienti che hanno già qualche altra malattia.

La prima vittima di Hong Kong viveva insieme alla madre a Hong Hum. Anch’essa è affetta dal virus, dati i contatti col figlio. Finora a Hong Kong sono stati riconosciuti 15 casi di infezione.

La maggior parte della gente è preoccupata che l’epidemia possa diffondersi nel territorio sovrappopolato e con un volume enorme di contatti con la Cina. In molti vi è ancora l’incubo dell’epidemia di Sars (2002-2003) che costò la vita a 300 persone.

Il governo è sotto pressione perché gruppi di dottori e infermieri domandano che siano chiusi tutti i passaggi con la Cina per evitare un volume del contagio impossibile da contenere. Il governo di Carrie Lam ha dapprima rifiutato, poi ha accettato di ridurre i porti di entrata e le vie di comunicazione con la madrepatria.

In Cina, intanto, si registra ancora un aumento delle morti e delle infezioni. Stamane alle 10 i decessi erano 426; gli infetti sono 20.472; i casi non ancora confermati 23.214. Altri 151 casi si registrano in 23 Paesi nel mondo.

Ieri il ministero degli esteri a Pechino ha detto che il Paese ha “bisogno urgente” di materiale sanitario quali maschere, occhiali di protezione, tute isolanti. In un raro esempio di autocritica, il Comitato permanente del Politburo ha ammesso che vi sono state “carenze e difficoltà” nel gestire l’epidemia. Ma ha solo proposto una verifica maggiore sulla vendita di animali selvatici nei mercati. È opinione comune, infatti – confermata anche da alcuni scienziati - che l’epidemia si è sviluppata dai pipistrelli.

Il presidente Xi Jinping, che ha presieduto il Comitato, ha affermato che il popolo cinese “ha lanciato una guerra per la prevenzione dell’epidemia”.

A Macao, il capo dell’esecutivo Ho Iat-seng ha chiesto che tutti i casino vengano chiusi almeno fino a metà mese.

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