24/07/2025, 12.37
LANTERNE ROSSE
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L’ambasciatore Ho: ‘Taiwan e il Vaticano insieme per la pace, la giustizia e la verità'

di Gianni Criveller

Il diplomatico che ha appena assunto il suo incarico di rappresentante di Taipei presso la Santa Sede racconta il suo incontro con Leone XIV. “Taiwan lo aveva già aiutato da vescovo in Perù, ha detto che pregherà per noi. Non rappresentiamo una minaccia per nessuno: a Pechino continueremo a proporre occasioni di dialogo e di pace”.

Roma (AsiaNews) – Il nuovo ambasciatore della Repubblica di Cina (Taiwan) presso la Santa Sede, Anthony C. Y. Ho, ci ha accolti con grande cortesia e disponibilità presso l’ambasciata in via della Conciliazione. Ha gentilmente accettato di rispondere alle domande di AsiaNews, aggiungendo di desiderare che si trattasse di una conversazione informale e amichevole. L’8 maggio, durante il viaggio da Taipei a Roma per assumere il nuovo incarico, l’ambasciatore Ho ha ricevuto la notizia dell’elezione di Papa Leone. Il 3 luglio ha presentato le proprie credenziali a Sua Santità Leone XIV.

Sia il Santo Padre che Lei avete iniziato i vostri importanti incarichi a Roma lo stesso giorno! E vi siete incontrati personalmente il 3 luglio. Quali sono state le sue impressioni sul rapporto con il Santo Padre, sia a livello personale sia sui rapporti tra Taiwan, il Papa e la Santa Sede?

“Ho avuto l’onore di presentare le credenziali la mattina del 3 luglio. È stata una conversazione calda e piacevole. Innanzitutto, ho trasmesso i più calorosi saluti e i migliori auguri da parte del presidente della R.O.C. (Taiwan), Lai Ching-te. Ho poi riportato anche i saluti di molti alti funzionari del suo governo. Come cattolico, ho avuto anche la gioia di trasmettere i saluti e le preghiere della comunità cattolica di Taiwan. Ho riferito al Papa che Taiwan è una democrazia vivace, che offre una base solida per la libertà religiosa e il dialogo interreligioso.

E il Papa?
“Il Papa ha detto che pregherà per Taiwan e ha apprezzato tutti i saluti che gli ho trasmesso. Ho detto al Papa che il popolo di Taiwan è ricco di amore e solidarietà. Da decenni, ogni volta che c’è stato un disastro naturale o un conflitto nel mondo, i taiwanesi hanno sempre teso la mano a chi aveva bisogno di aiuto. Per esempio, abbiamo inviato aiuti dopo i terremoti in Giappone, Cina e Turchia. Durante la guerra in Ucraina abbiamo dato il nostro sostegno al popolo ucraino. Durante gli anni del Covid-19 abbiamo aiutato molte persone in tutto il mondo. E abbiamo avuto occasione di incontrare il Papa - allora vescovo Robert Francis Prevost - durante il suo servizio in Perù. In quell’occasione, abbiamo donato alla sua diocesi forniture mediche provenienti dalla contea di Pingtung”.

È interessante che il Papa abbia conosciuto Taiwan da vescovo...
“Sì, trovo meraviglioso che Taiwan, grazie al suo amore e alla sua attenzione per gli altri, abbia avuto l’opportunità di incontrare il futuro Papa già alcuni anni fa. A mio avviso, questo è un simbolo del futuro: Taiwan e la Santa Sede condividono gli stessi valori di libertà, pace, giustizia, verità e diritti umani. Li abbiamo condivisi nel passato, nel presente e li condivideremo nel futuro. Taiwan e la Santa Sede saranno sempre vicine e buone partner nel mondo.
Ho anche detto al Santo Padre che i nostri progetti concreti con la Santa Sede si basano sulla speranza. Questo è l’Anno del Giubileo della speranza. E la parola inglese HOPE sarà il quadro entro il quale lavorerò con la Santa Sede. Ogni lettera di HOPE rappresenta una parole chiave: Humanity (Umanità), Opportunity (Opportunità), Partnership (Partenariato), Encounter (Incontro).
Il messaggio è che, in partenariato con la Santa Sede, vogliamo creare incontri più significativi con le persone nel mondo. “Incontro” è una parola che il Santo Padre sottolinea molto. Vogliamo anche rafforzare gli sforzi umanitari e creare più opportunità per chi ha meno nel mondo”.

Il Santo Padre ha reagito a questa proposta?
Il Papa ha detto che è un’idea molto buona e ha espresso parole di apprezzamento che mi hanno molto incoraggiato e onorato. Porterò avanti anche il progetto del nostro Ministro degli Esteri, il dott. Lin Chia-Lung, che lavora con gli alleati diplomatici in quello che chiamiamo il ‘Progetto prosperità per gli alleati diplomatici’ (in mandarino Róng bāng jì huà 榮邦計劃). Investiremo più risorse e impegno nelle infrastrutture dei nostri alleati, in particolare in quattro aree: mondo digitale, sanità, protezione ambientale e agricoltura intelligente.
Penso che potremo collaborare con la Santa Sede in Paesi e regioni che necessitano di maggiori risorse sanitarie. Inoltre, sia papa Francesco che papa Leone hanno posto l’accento su temi come la protezione dell’ambiente, lo sviluppo sostenibile e l’energia. Non vedo l’ora di lavorare su questi fronti”.
 
Signor Ambasciatore, lei è un cattolico. Qual è il suo desiderio per la comunità cattolica di Taiwan e per il popolo dell’isola?
“Sì, sono cattolico. I miei figli rappresentano la quinta generazione della mia famiglia a condividere la fede. La mia fede ha un’influenza su come vedo il mio futuro lavoro con la Santa Sede, guidato dallo spirito delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità.
La Santa Sede rappresenta la Chiesa universale. Continueremo a rafforzare la cooperazione per promuovere i valori universali, la cura e l’amore. Attraverso la collaborazione tra Taiwan e la Santa Sede, spero che più persone nel mondo possano comprendere che Dio è amore. Spero anche che Taiwan e la Santa Sede diventino l’una per l’altra dei veri VIP, dove VIP significa “Valuable and Indispensable Partners” (partner preziosi e indispensabili)”.

Formalmente, l’ambasciata rappresenta la Repubblica di Cina presso la Santa Sede. Tuttavia, come ha detto, rappresenta il governo e il popolo di Taiwan. Tra queste due identità, quale sente più significativa?
“Sono l’ambasciatore della Repubblica di Cina (Taiwan). E naturalmente, servo gli interessi del governo di Taiwan e del suo popolo. La Repubblica di Cina (Taiwan) è un Paese che promuove la libertà, la democrazia e i diritti umani. Nel mio incarico attuale e in quelli futuri, seguirò questi valori e le indicazioni del mio governo, servendo gli interessi del mio popolo”.

Siete l’unica rappresentanza diplomatica ufficiale cinese presso la Santa Sede. Tuttavia, dal 2018, il Vaticano ha un accordo pastorale con le autorità della Repubblica popolare cinese. Questo accordo ha interferito o indebolito il lavoro e il significato della vostra ambasciata?
Abbiamo seguito con attenzione gli sviluppi da lei menzionati. Inoltre, ci interessa che il governo della Repubblica popolare cinese permetta davvero più libertà alle persone e alla comunità cattolica in Cina. In particolare, osserviamo se i cattolici potranno godere pienamente della libertà e della normale vita religiosa che la Santa Sede si aspetta”.

Che augurio ha per la comunità cattolica e per il popolo di Taiwan?
“La Chiesa cattolica ha dato grandi contributi a Taiwan, in ambito sanitario, sociale ed educativo. Da anni, il governo e il popolo di Taiwan lavorano a stretto contatto con la Chiesa cattolica.
Un bell’esempio: il presidente Lai Ching-te è stato in passato sindaco di Tainan. In quella città, un missionario americano dei Maryknoll, padre Brendan O’Connell, fondò un centro per la prima infanzia (la Bethlehem Foundation). Quando padre O’Connell incontrò difficoltà, il sindaco Lai lo aiutò con procedure amministrative e fondi. Alcuni dei bambini che assisteva avevano disabilità o autismo. Padre O’Connell, che è morto nel 2020, insisteva sul fatto che tutti i bambini, con o senza disabilità, dovessero crescere e imparare insieme. Prima di venire a Roma, ho visitato quel centro. Gli insegnanti hanno chiesto ai bambini di disegnare Gesù e la Vergine Maria. Quattro disegni mi sono stati donati e li ho portati come regalo al Papa durante il nostro incontro”.

È stato questo il suo dono al Papa?
“Sì, i disegni dei bambini”.

Un regalo significativo
“Ci sono anche molte altre storie belle e commoventi che accadono a Taiwan e che dimostrano quanto sia stretta la cooperazione tra il popolo taiwanese e la Chiesa cattolica. Taiwan è una società ricca di amore e abbiamo una storia di successo nella cooperazione interreligiosa.
Un altro bell’esempio: recentemente ho partecipato al funerale di suor Elena Pia (Giusebbiana) Frongia, una religiosa italiana che ha trascorso 65 anni a Taiwan, nella zona rurale della contea di Hsinchu. Suor Frongia aveva fondato un asilo, una scuola elementare e ha educato migliaia di persone in quella regione. Negli ultimi anni, ha affrontato alcune difficoltà economiche. La Tzu Chi Foundation (una famosa organizzazione caritativa buddista fondata dalla monaca Cheng Yen nel 1966) l’ha sostenuta. Quando ha espresso la sua gratitudine, le persone della Fondazione le hanno detto: ‘Mumu (che nella lingua atayal locale significa ‘mamma’) non devi ringraziarci, perché anche tu, quando hai aiutato la nostra gente, non hai mai chiesto se fossero cattolici o no’.
Suor Frongia apparteneva all’Ordine del Sacro Costato, era conosciuta come la ‘Madre Teresa di Taiwan’ ed era considerata una santa vivente da molti. È deceduta nel maggio 2025 all’età di 93 anni.
Questa collaborazione tra credenti di religioni diverse può servire da modello non solo per l’area Asia-Pacifico, ma anche per il mondo intero. Ecco perché dico che Taiwan può svolgere un ruolo più importante nell’evangelizzazione e nella promozione della pace e dell’armonia nel mondo”.

Ci sono stati episodi di tensione nello Stretto di Taiwan. È preoccupato per la sicurezza del popolo taiwanese? Quali sono i suoi desideri e le sue aspettative per i rapporti con la Cina continentale?
“La Repubblica di Cina (Taiwan) è un Paese amante della pace, e non rappresenta una minaccia per nessun Paese o regione. Al contrario, promuoviamo l’amore e la pace nel mondo. Ogni volta che c’è stato un disastro naturale o un conflitto, Taiwan ha sempre offerto il proprio aiuto a chi ne aveva bisogno. Io condivido la posizione del presidente, che sin dal suo insediamento e in molte altre occasioni ha espresso proposte di dialogo verso le autorità della Repubblica popolare cinese.
La risposta da parte loro non è stata quella che speravamo. Continueremo comunque a proporre occasioni di dialogo e pace. Continueremo senza dubbio a camminare sulla via della pace.
Il Santo Padre, nel suo primo discorso al corpo diplomatico, ha detto che la missione della Chiesa del futuro sarà pace, giustizia e verità. Questi sono anche i nostri valori. Taiwan e la Santa Sede camminano insieme sulla strada della pace, della giustizia e della verità. Continueremo a creare più occasioni di dialogo e speriamo che dall’altra parte possa arrivare una risposta positiva”.

Come cattolico taiwanese, qual è il suo augurio per la Chiesa e per le altre regioni della Grande Cina: Cina continentale, Hong Kong e Macao?
“A Taiwan godiamo pienamente della libertà, compresa la libertà religiosa, e siamo un modello di cooperazione interreligiosa. Sono certo che possiamo essere un faro e una guida per il popolo cinese. Questo vale anche per la Chiesa cattolica, che in Cina è ancora sotto pressione e minacce.
La Chiesa cattolica a Taiwan continuerà a svolgere il suo ruolo e faremo in modo che il mondo continui a sapere che Taiwan è davvero un Paese libero e democratico, che non risparmia sforzi nella promozione della pace”.

Da dove viene a Taiwan? Qual è il suo background?
“Vengo da Keelung, una città nel nord dell’isola”.

Pratica la sua fede in una parrocchia locale?
“Sì. Quando ero a Taipei frequentavo la Holy Family Church, una delle principali parrocchie della capitale, gestita dai padri gesuiti”.
 
Dove ha studiato?
“Alla National Taiwan University”.

Dove ha servito come diplomatico prima di questo incarico?
Ho lavorato nelle nostre sedi diplomatiche a Washington D.C., Manila e Pretoria”.

Il suo attuale incarico è probabilmente il più importante nella diplomazia di Taiwan.
“È per me un grande onore servire in questa posizione, soprattutto perché sono cattolico. Farò del mio meglio per adempiere ai compiti che il governo, il presidente e il ministro degli esteri mi hanno affidato”.

Infine, c’è un messaggio che desidera lasciare ai nostri lettori?
“Un messaggio breve e chiaro: con le sue capacità e la sua volontà, Taiwan è una forza per il bene. Può essere un ottimo partner per la Santa Sede e per altri Paesi e amici che condividono i nostri valori, per contribuire insieme alla democrazia, alla libertà, alla giustizia, alla prosperità e alla pace nel mondo”.

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