23/08/2022, 11.47
COREA DEL NORD
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A luglio decine di detenuti morti per fame nelle carceri nord-coreane

Registrate 35 vittime in una prigione a nord di Pyongyang. I familiari non hanno potuto consegnare razioni extra di cibo per le restrizioni imposte per contrastare il Covid-19. Ancora oggi decine di persone in condizioni di grave malnutrizione. Con la pandemia le visite dei parenti da mensili sono tornate trimestrali. 

Pyongyang (AsiaNews) - Nel solo mese di luglio almeno 35 prigionieri sono morti di fame in un carcere a nord di Pyongyang, in Corea del Nord, perché i familiari non hanno potuto consegnare razioni extra di cibo a causa delle restrizioni imposte per il Covid-19. Secondo quanto riferiscono alcune fonti interne, rilanciate in un lungo reportage pubblicato da Radio Free Asia (Rfa), i decessi per malnutrizione sono avvenuti nella prigione di Kaechon, nella provincia di South Pyongan. I lavori forzati per diverse ore al giorno cui sono sottoposti i detenuti sono causa di un enorme sforzo fisico e la loro sopravvivenza è legata ai pasti aggiuntivi che vengono forniti dai parenti in visita. Questo, almeno, è quanto avveniva prima della pandemia. 

A maggio la Corea del Nord ha dichiarato lo stato di “massima emergenza nazionale” per l’escalation di contagi legati al virus, iniziata il mese precedente. Il provvedimento è stato ritirato a fine luglio, ma in tutti questi mesi le famiglie che vivono lontane dalla prigione non hanno potuto assistere i propri congiunti. Ciò ha provocato un picco nei casi di malnutrizione all’interno della popolazione carceraria e “oltre 20 donne hanno perso la vita” in poche settimane. “La scorsa settimana - afferma la fonte dietro anonimato - ho visitato mia sorella nella prigione di Kaechon - e mi ha detto che almeno 20 detenute sono morte per fame e lavoro duro”. 

Prima della pandemia, il numero mensile dei decessi era fra i tre e quattro, aggiunge la fonte. “Vi sono almeno 50 prigioniere - prosegue - cui è stata riscontrata una grave malnutrizione nel carcere femminile, che sono state isolate assieme a un gruppo di malate. Non possono nemmeno alzarsi o restare sedute. Sembra che stiano aspettando solo di morire”. “Quando sopraggiunge il decesso… le guardie entrano in cella e impilano i cadaveri da una parte. A fine mese gli altri detenuti trasportano le vittime su una barella per seppellirli sulle montagne dietro la prigione”. I prigionieri, conclude, “non riescono a sopportare il duro lavoro mangiando solo una palla di riso”.

Dopo aver affrontato durissime critiche internazionali sul trattamento dei prigionieri, la Corea del Nord nel 2015 ha iniziato a punire i funzionari delle carceri in cui si registravano numerosi decessi di detenuti. Fra i provvedimenti presi, quello di permettere visite mensili invece di trimestrali come avveniva in passato. Inoltre, il 10% del cibo portato deve essere condiviso con l’intera popolazione carceraria, di modo che nessun detenuto fosse escluso da razioni extra, anche quelli senza familiari.

Tuttavia, dall’inizio della pandemia nel 2020 le visite sono tornate a essere trimestrali causando una forte riduzione del cibo disponibile e innescando una nuova ondata di malnutrizione. Ciononostante, le autorità invece di rimediare alla crisi hanno scelto di imporre una stretta ancora maggiore sulla diffusione delle notizie.

Pyongyang ha dichiarato la “vittoria” nella lotta al Covid-19 - mai menzionato in questi mesi, salvo un generico riferimento a una “febbre virale” - il 10 agosto scorso, dichiarando la nazione libera dalla pandemia. Tuttavia, dal Paese filtrano conferme di continue disposizioni di quarantena in appositi centri per persone infette o casi sospetti. Una fonte a South Pyongan riferisce che quanti presentano temperatura superiore a 37 gradi vanno separati dalla comunità. “La dichiarazione delle autorità sulla fine della massima emergenza - conclude - è solo falsa propaganda”. 

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