22/09/2025, 12.25
CINA
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Altri 4 anni di carcere per Zhang Zhan: 'Non sto in silenzio a causa del Vangelo'

La 42enne blogger e avvocatessa che finì in cella per i racconti sulla pandemia a Wuhan dovrà scontare una nuova detenzione per "disturbo dell'ordine pubblico". La sua “colpa” è aver cercato di incontrare e difendere un sindacalista nel Gansu. Nelle testimonianze di amici e sostenitori il racconto della profonda fede cristiana che ispira il suo coraggio. 

Pechino (AsiaNews) - È arrivata una nuova condanna in Cina per la 42enne giornalista e avvocatessa pro-diritti umani cristiana Zhang Zhan, fra le prime ad aver denunciato attraverso il suo blog la pandemia di Covid-19 e che - proprio per questo - ha già scontato quattro anni di prigione. Dopo il suo rilascio per fine pena nel maggio 2024 è finita di nuovo nel mirino delle autorità comuniste per la sua difesa dei diritti umani e della libertà religiosa. Dopo averla riarrestata nell'agosto 2024, i magistrati hanno avviato un nuovo procedimento penale a suo carico concluso con una sentenza ad altri quattro anni di carcere emessa il 19 settembre dal tribunale di Shanghai Pudong. 

Fonti locali riferiscono che quando è stata nuovamente arresata Zhang Zhan si era recata nella provincia di Gansu per incontrare l’attivista per i diritti umani Zhang Pancheng. La donna è stata accusata dello stesso reato di disturbo dell’ordine pubblico per il quale era stata condannata una prima volta e l’indagine, il processo e l’ufficializzazione della sentenza si sono svolti in segreto.

Zhang Pancheng è un sindacalista laureato all’università di Pechino, arrestato per aver partecipato a proteste a difesa dei lavoratori trattati ingiustamente. Secondo i pubblici ministeri Zhang Zhan avrebbe turbato l’ordine sociale “diffondendo massicciamente informazioni false, offensive e diffamatorie” che hanno infangato l’immagine del Paese sui social media stranieri. Tuttavia, il tribunale non ha reso pubblici i documenti relativi al processo. Reporter senza frontiere (Rsf) ha criticato i giudici per aver impedito a sette diplomatici statunitensi ed europei di assistere al processo e denunciato “l’ambiente crudele” nel quale è imprigionata “l’eroina dell’informazione”. Da qui l’appello alla comunità internazionale perché “faccia pressione” su Pechino per un “rilascio immediato”.

Zhang è nota per le sue campagne e i suoi reportage sulla situazione dei diritti e delle libertà nel Paese; in passato le autorità le hanno sospeso la licenza di avvocato come ritorsione per il suo attivismo. Prima ancora del Covid, l’attivista e giornalista cristiana era già stata arrestata nel settembre 2019 per aver marciato con un ombrello su Nanjing Road a Shanghai, a sostegno delle proteste di Hong Kong. Alle prime notizie della pandemia si era quindi recata a Wuhan per documentare quanto stava succedendo, pubblicando un centinaio di video in tre mesi e rispondendo anche a domande di media internazionali. Arrestata nel maggio 2020 era diventata la prima blogger a essere condannata per le notizie diffuse sulla pandemia. 

La sua fede cristiana è un tratto fondamentale per comprendere il coraggio di Zhang Zhan, che è legata al mondo delle "chiede domestiche" protestanti cinesi. Lei stessa, poco dopo la liberazione, aveva raccontato quanto la fede fosse stata un sostegno prezioso negli anni trascorsi in carcere, in una video-testimonianza che aveva molto irritato le autorità cinesi. Anche in queste ore sul proprio profilo X l’amico Jane Wang che dall'estero sta diffondendo diverse testimonianze di cirstiani cinesi legati a Zhang Zhan. AsiaNews riporta di seguito ampi stralci di uno di questi testi, scritto da un altro amico cristiano di Wuhan: 

Cara sorella Zhan,

Oggi, 19 settembre, è di nuovo il giorno della tua udienza in tribunale. Posso solo scriverti questa lettera, una lettera che ho tenuto nel cuore in silenzio per più di un anno. In questo momento in cui ti trovi ancora una volta ad affrontare l’ingiustizia, ho deciso di renderla pubblica per esprimere, come fratello e amico, la mia profonda preoccupazione e nostalgia per te.

Cara sorella Zhan, credo davvero che sia stato il volere di Dio: da quando ci siamo incontrati a Hangzhou, al Lago dell’Ovest, il 19 agosto dello scorso anno, è già passato più di un anno. E tu sei in catene da allora. Il tempo vola davvero - quel nostro incontro sembra ancora ieri. Il tuo sorriso, la tua voce, la tua figura - sono così difficili da dimenticare!

I ricordi sono dolci, ma anche amari. Nell’agosto dello scorso anno, durante il torrido caldo estivo, sono stato cacciato a forza da Wuhan. Dopo aver traslocato in fretta e furia, non sapevo dove andare. In quel momento di smarrimento, una voce mi ha detto: “Dovresti andarla a trovare!” Da quando sei stata arrestata per la prima volta, erano già passati più di quattro anni dal nostro ultimo incontro a Wuhan. Dopo la tua liberazione, nonostante la persecuzione continua, hai continuato a farti sentire senza sosta. Io, insieme a tanti fratelli, sorelle e amici, eravamo molto preoccupati che potessi subire un’altra persecuzione. Dopo averci pensato a lungo, ho deciso di venire al sud a trovarti. Temendo di non poterti vedere a Shanghai, abbiamo deciso di incontrarci a Hangzhou, non lontano da te.

La mattina del 19 agosto, sei arrivata in treno a Hangzhou - era la prima volta che lasciavi Shanghai dopo la tua scarcerazione. Io ti stavo già aspettando da qualche giorno. Alla caffetteria Starbucks accanto al ponte rotto del Lago dell’Ovest, ti ho vista subito, seduta in un angolo. Mi sono avvicinato in silenzio, ti ho salutata con la mano. Eri calma e serena, proprio come quando eri a Wuhan, indossavi una semplice maglietta a quadretti bianca e blu. Alta come sempre, ma con la schiena un po’ più curva e uno sguardo più profondo.

Siamo saliti al secondo piano, abbiamo trovato un angolo tranquillo dove sederci. Ti ho ordinato qualcosa da mangiare e un caffè. Per prima cosa ti ho chiesto della tua salute. Hai detto che il problema alla schiena era dovuto alle punizioni subite in prigione per non esserti piegata - una frattura difficile da curare. Sono rimasto in silenzio, senza parole.

Di tanto in tanto, degli sconosciuti ci giravano intorno. Abbiamo camminato sulla strada che costeggia il Lago dell’Ovest. Hai detto che una volta ci venivi spesso con la tua famiglia. E io pensavo: avresti potuto vivere una vita agiata da classe media a Shanghai, ma hai scelto di percorrere un cammino pieno di spine, abbandonando la tranquillità. Abbiamo parlato della fede, dei diritti civili. Sulla panchina accanto al lago, mangiavamo guardando le foglie di loto in fiore, e io ti parlavo della preoccupazione di molti fratelli e sorelle. Ti ho detto apertamente: con il tuo coraggio e le tue dichiarazioni, rischiavi di nuovo la persecuzione. E tu hai risposto: “Non riesco a restare in silenzio”. Quando ho saputo che volevi andare nel nord-ovest per visitare la famiglia di un prigioniero di coscienza appena arrestato, ho cercato in tutti i modi di farti cambiare idea. Ma tu hai detto: “Se non lo faccio io, non ci andrà nessuno. Gli stavo annunciando il Vangelo, ora che è stato arrestato, devo andare a trovare la sua famiglia”. Ti ascoltavo, capivo, ma non potevo che rimanere in silenzio.

Sapevo che le mie parole non ti avrebbero fermata. Così ho detto: “Lascia che preghi per te.”

Ti ho guardata andar via, con la tua alta figura un po’ curva che scompariva nella folla caotica. Mi sono sentito vuoto. Non sapevo cosa sarebbe successo. Il giorno dopo ho lasciato Hangzhou, e tu sei salita sul treno per il nord-ovest. Qualche giorno dopo, è arrivata la notizia del tuo nuovo arresto. Nell’estate del mio vagabondare nel sud, sono caduto in una profonda depressione.

Il tempo è volato. Da allora, si sono avute pochissime notizie su di te. Molti nemmeno sanno che sei di nuovo in prigione. Il mondo continua a corrompersi, e tu continui a soffrire.

Ora non posso fare altro che continuare a pregare per te, ogni volta che possiamo farlo insieme in gruppo o da solo nel silenzio. Affido a Dio tutte le mie preoccupazioni e il mio affetto per te, sorella Zhan, che ami la giustizia, pratichi la misericordia e cammini con umiltà!

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