Anche il calcio riabilita la giunta birmana: il magnate U Zaw Zaw nel 'Comitato sociale' FIFA
Potente uomo d’affari birmano e presidente della Myanmar Football Federation, U Zaw Zaw è stato nominato nel Comitato per la responsabilità sociale della FIFA. Ex oligarca sanzionato dagli Stati Uniti per i suoi legami con la giunta, ha costruito negli anni una rete di influenza che unisce economia, sport e beneficenza attraverso la sua Ayeyarwady Foundation. Il ministro degli Esteri della Malaysia oggi in visita in Myanmar, mentre l'aeronautica del regime, sostenuta dalla Cina, continua a sganciare bombe sui civili.
Yangon (AsiaNews) - Un magnate birmano è stato nominato presidente del Comitato per la responsabilità sociale della FIFA. Si tratta di U Zaw Zaw, uomo d’affari sopravvissuto ai diversi governi che si sono alternati in Myanmar che è riuscito a consolidare la propria influenza all’interno del mondo dello sport. Quasi sessantenne, è il fondatore e presidente del conglomerato Max Myanmar Group, attivo nei settori dell’import di automobili, delle costruzioni, del turismo, dell’energia e delle gemme. La sua ascesa è iniziata sotto la giunta militare di Than Shwe, quando la liberalizzazione economica aprì la porta a un ristretto gruppo di imprenditori vicini all’esercito.
Nel 2005, Zaw Zaw è diventato presidente della Myanmar Football Federation (MFF), ruolo che mantiene ancora oggi. Per qualche anno il suo nome è comparso nella lista di coloro soggetti alle sanzioni statunitensi. Le restrizioni sono state revocate nel 2016, insieme alla maggior parte delle misure contro il Myanmar, grazie al clima di apertura seguito alle riforme di Thein Sein e all’arrivo di Aung San Suu Kyi al governo. La leader democratica, rieletta nel 2020, è stata incarcerata nel febbraio 2021 in seguito al colpo di stato della giunta militare che ha fatto sprofondare il Paese in una brutale guerra civile.
Negli ultimi anni Zaw Zaw ha però continuato ad accreditarsi come figura ponte tra business, sport e attività di beneficenza. È entrato nei comitati dell’AFC, la confederazione asiatica di calcio, di cui è vice presidente, all’interno della quale ha già ricoperto il ruolo di capo della Commissione per la responsabilità sociale, e ha al contempo costruito la propria immagine pubblica attraverso l’Ayeyarwady Foundation, braccio filantropico del gruppo Max Myanmar. Tra i principali progetti realizzati negli ultimi anni ci sono lo Yankin Children’s Hospital di Yangon, un complesso da oltre 500 posti letto consegnato al ministero della Salute, e la costruzione, durante la pandemia, di due grandi centri contro il covid-19 a Yangon e Mandalay, due città sotto il controllo dei militari birmani.
L’Ayeyarwady Foundation ha però avuto anche un ruolo politico più marcato. Nel 2017, per esempio, nel pieno delle operazioni militari nello Stato occidentale del Rakhine che portarono all’esodo di oltre 700mila Rohingya, le Nazioni unite hanno documentato donazioni per 1,37 miliardi di kyat effettuate da Zaw Zaw e dalla sua fondazione a iniziative promosse dall’esercito. Nel 2023, quando il capo della giunta militare, il generale Min Aung Hlaing, ha lanciato il progetto di un colossale Buddha di Naypyidaw, il magnate ha accolto l’iniziativa elargendo importanti donazioni.
La nomina di Zaw Zaw arriva in un momento di grande tensione in Myanmar. La giunta, con il sostegno della Cina, sta cercando di riconquistare su più fronti le aree controllate dalle milizie etniche che si oppongono al regime, mentre porta avanti i piani di tenere elezioni nel tentativo di accreditarsi come legittimo governo agli occhi della comunità internazionale.
Oggi il ministro degli Esteri della Malaysia, Mohamad Hasan, è arrivato in Myanmar per tenere colloqui con i vertici della giunta in vista del processo elettorale. La Malaysia ricopre la presidenza di turno dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN), da cui il regime birmano è stato escluso a partire dal 2022. Kuala Lumpur ha ribadito il proprio impegno nel far progredire il processo di pace, ma molti in realtà temono che sia un’iniziativa politica per ristabilire i generali birmani all’interno del blocco di nazioni asiatiche. Oltre al sostegno militare diretto di Russia e Cina, anche l’India di recente ha rafforzato i legami con l’esercito birmano e proposto di inviare osservatori per le elezioni farsa di dicembre.
Secondo gli analisti militari, le sorti del conflitto negli ultimi mesi sembrano favorire il regime militare, che ha potenziato la propria aeronautica grazie a nuovi droni ottenuti da Pechino, che esercita pressioni anche su alcune delle milizie etniche che abitano al confine tra i due Paesi. Il primo ottobre, dopo oltre un mese di combattimenti, le forze della giunta hanno strappato la città di Kyaukme, in posizione strategica, all'Esercito di liberazione nazionale Ta’ang (TNLA), che l’aveva conquistata a giugno dello scorso anno.
Nel frattempo, dopo aver bombardato la municipalità di Chaung U, nella regione centrale del Sagaing, in un attacco in cui sono morte decine di persone che stavano partecipando alla veglia della festa buddhista per protestare in maniera non violenta contro il regime, i militari birmani hanno bloccato l’accesso di aiuti alla popolazione civile, riferisce Myanmar Now. Martedì altri dieci civili tra cui un bambino sono stati uccisi nel villaggio di Maikhuong, nello Stato Shan.
Nei campi profughi del Kayah, invece, a est del Paese, dove un’offensiva dell’esercito è stata lanciata a giugno, alcuni operatori umanitari hanno lanciato l’allarme riguardo un’imminente carestia, causata dai posti di blocco posizionati dai militari lungo l’unica tratta su cui viaggiano i rifornimenti.
I media thailandesi hanno ieri riportato un ulteriori bombardamento nei confronti di civili: tre aerei hanno sganciato 40 bombe in un solo giorno al confine tra Myanmar e Thailandia: almeno 300 birmani si erano già radunati a Mai Kadok, sul lato birmano del confine, vicino al posto di blocco, nella speranza di trovare rifugio dall’altro lato della frontiera. Non si hanno notizie riguardo eventuali vittime. Da inizio mese la Thailandia ha lanciato un programma pilota per accogliere i rifugiati birmani come lavoratori. Si tratta di una decisione presa dal governo di Bangkok dopo le tensioni con la Cambogia che ha provocato un esodo importante di lavoratori cambogiani, ma pochissimi permessi vengono concessi ai nuovi rifugiati, dando la precedenza a coloro che sono sfollati da anni.