29/02/2024, 08.56
UCRAINA
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Aperto a Kiev il processo di beatificazione di Ljubomyr Husar

di Vladimir Rozanskij

A sei anni dalla morte avviata solennemente l'indagine canonica sulla santità dell'arcivescovo maggiore degli uniati sepolto nella cattedrale della Resurrezione, colpita dai missili russi. Nativo di Leopoli, costretto all'esilio dalle tragedie del Novecento, dal 2001 guidò i greco-cattolici in anni delicati con profonda saggezza e capacità di dialogo.

Kiev (AsiaNews) - Il 26 febbraio l’arcivescovo maggiore di Kiev della Chiesa ucraina greco-cattolica, Svjatoslav Ševčuk, ha proclamato solennemente l’inizio del processo di beatificazione del suo predecessore, l’arcivescovo Ljubomyr Husar, nel giorno del 91° anniversario della sua nascita. Nel decreto di apertura si sottolinea come nei sei anni trascorsi dalla sua morte, avvenuta a Kiev il 31 maggio 2017, “la forza della sua parola e del suo spirito hanno continuato a servire come orientamento e sostegno alle persone nella vita quotidiana, soprattutto nei giorni della terribile guerra che stiamo vivendo”.

Il corpo del “patriarca Ljubomyr”, come viene chiamato dai suoi fedeli greco-cattolici, riposa nella cattedrale della Resurrezione del Signore a Kiev, colpita dai missili russi nei primi giorni dell’invasione dell’Ucraina, ma rimasta miracolosamente quasi integra. Dopo la sua dipartita, osserva ancora il decreto, “il popolo di Dio ha cominciato subito a manifestare una particolare devozione alla sua persona, non tanto pregando per la sua pace eterna, quanto chiedendo la sua intercessione e testimoniando la gloria della sua santità, attraverso i numerosissimi scritti apposti sul libro della memoria accanto alla sua tomba, in cui si attestano i tanti segni, misericordie e guarigioni ricevute”.

La raccolta della documentazione per il processo è iniziata con le tantissime richieste delle persone e delle comunità dei credenti ucraini, facendo capo direttamente all’arcieparchia della Chiesa greco-cattolica, che ha la facoltà ex officio sulle procedure canoniche della propria giurisdizione, a cui riferisce in seguito ai dicasteri vaticani competenti.

L’arcivescovo e cardinale Husar era nato nel 1933 a Leopoli, dove ha trascorso gli anni dell’infanzia, per poi fuggire insieme alla famiglia nel 1944, in seguito alle vicende belliche, rifugiandosi a Salisburgo in Austria, dove ha frequentato il ginnasio organizzato dagli emigranti ucraini. Nel 1949 si è trasferito negli Stati Uniti con i genitori e la sorella maggiore, entrando nel seminario minore a Stamford nel Connecticut, per concludere gli studi teologici a Washington fino all’ordinazione sacerdotale celebrata nel 1958 da mons. Ambrose Senyshin, dell’eparchia di Stamford degli Ucraini.

Nel 1969 si trasferì a Roma, difendendo la tesi di dottorato sulla figura del metropolita Andrej Šeptyckyj, apostolo ucraino dell’ecumenismo nella prima metà del ‘900. Entrò nel monastero degli Studiti ucraini a Grottaferrata, l’antico monastero di rito bizantino che è stato ed è tuttora un punto di riferimento per ogni percorso di incontro tra Oriente e Occidente nella Chiesa cattolica alle porte di Roma. Fino alla scomparsa dell’Unione Sovietica, la comunità dei monaci ucraini è rimasta in questo luogo custodendo e diffondendo le tradizioni liturgiche, spirituali e culturali degli “uniati”, i cattolici di rito orientale che fin dalla fine del ‘500 sono tra i principali rappresentanti dell’identità ucraina, di cui Husar è stato uno dei principali maestri e testimoni.

Nel 1985, dopo la morte dell’eroico cardinale Josyf Slipyj, anch’egli in esilio a Roma nella cattedrale di Santa Sofia degli ucraini dopo quasi vent’anni di lager staliniano, Husar divenne “Protosincello”, vicario generale dell’arcivescovo maggiore Myroslav Lubachivsky, che rientrò in Ucraina il 30 marzo 1991 prendendo possesso della sede di Leopoli nel 1991. A lui poi Husar succedette dieci anni dopo, il 25 gennaio 2001. Dopo un altro decennio fu sostituito da Ševčuk, che ha trasferito la sede principale dei greco-cattolici nella capitale Kiev.

L’arcivescovo-patriarca Husar ha retto la Chiesa in Ucraina in una delle fasi più delicate, l’inizio degli anni Duemila, quando le sorti del Paese sono rimaste in bilico tra spinte contrastanti della politica e della vita ecclesiastica di cattolici e ortodossi. Tutti lo ricordano come un uomo di profonda saggezza e capacità di dialogo, che ha saputo trasmettere le verità sulla natura della Chiesa, da lui insegnate per anni all’università Urbaniana, non come capitoli di un’astratta dottrina, ma come esperienze di vita e di rinascita della fede, dopo tante sofferenze e persecuzioni, per prepararsi ad affrontare tante altre prove della storia.

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