07/03/2008, 00.00
IRAQ
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Arcivescovo di Mosul, i rapitori ribadiscono le loro condizioni

A una settimana dal sequestro di mons. Rahho ancora nessuna garanzia sul suo stato di salute. Nell’ultima telefonata ieri sera i rapitori hanno di nuovo negato un contatto diretto con il presule. Oggi intorno alla cattedrale di Kirkuk si celebra una Via Crucis per il suo rilascio.
Mosul (AsiaNews) – A una settimana esatta dal rapimento dell’arcivescovo caldeo di Mosul, mons. Faraj Rahho, la preoccupazione per la sua sorte rimane alta. Ieri sera i rapitori hanno stabilito un nuovo contatto dopo quasi tre giorni di silenzio. “Hanno ribadito le loro condizioni – dicono ad AsiaNews fonti vicine ai negoziatori – ma continuano a non farci parlare con il vescovo”. Si parla di un riscatto "enorme" e di richieste "politiche".
 
Le “difficili” trattative vanno avanti, quindi, ma alcuni aspetti del sequestro destano allarme nella comunità caldea, ormai tristemente abituata ad affrontare casi di questo genere. Prima di tutto la dinamica del rapimento: “molto violenta, hanno aspettato che il 29 febbraio scorso il vescovo uscisse dalla chiesa e hanno ucciso le tre persone che stavano con lui”; poi il fatto che “a differenza di altri sequestri di religiosi, il riscatto richiesto è andato aumentando piuttosto che diminuendo” e inoltre “non hanno fissato alcuna scadenza e non hanno parlato esplicitamente di rilascio”. Anche nella telefonata di ieri i mediatori hanno chiesto di parlare con il presule, ma l’unica risposta che hanno ricevuto è stata la garanzia che mons. Rahho, molto malato, “riceve visite quotidiane da un medico”. Parole poco credibili – secondo fonti a Mosul – e che non sono sufficienti a tranquillizzare sulle condizioni del vescovo”. Si teme si tratti di un gruppo terrorista e non di semplici criminali i interessati ai soldi. Ipotesi avanzata due giorni fa anche dal comandante dell’esercito Usa nel nord Iraq.
 
Ad ogni modo la speranza nella comunità non si spegne e continua la preghiera. Oggi intorno alla cattedrale di Kirkuk si terrà una Via Crucis per la liberazione di mons. Rahho. “Preghiamo e speriamo che questo dramma possa chiudersi con il ritorno di mons. Faraj”, dice l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako. Forte la solidarietà e la vicinanza espresse dalla comunità musulmana che da più parti ha diffuso condanne e appelli per la salvezza del vescovo. Fonti di AsiaNews a Mosul confermano che anche le autorità governative sono impegnate “in modo serio” nelle operazioni di ricerca.
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