19/08/2022, 12.21
CINA-SUD EST ASIATICO
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Arrestato magnate dei casinò: tratta di esseri umani all'ombra della 'nuova via della seta'

di John Ai

She Zhijiang è stato arrestato in Thailandia ed è in attesa di essere estradato nella patria di origine. Lungo la "Belt and Road" prosperano i casinò online e i siti di frodi che utilizzano "personale" trafficato dalla Cina e dai Paesi del sud-est asiatico. A causa della politica "zero covid" le bande criminali reclutano sempre più persone da Taiwan, che in assenza di rapporti diplomatici ha difficoltà a recuperare i propri cittadini.

Pechino (AsiaNews) - She Zhijiang, un magnate dei casinò di origine cinese, è stato arrestato in Thailandia ed è in attesa di essere estradato in Cina. La misura rientra tra quelle adottate dalle autorità per reprimere il gioco d'azzardo online, vietato in Cina, ma che negli ultimi anni ha prosperato in alcune aree del sud-est asiatico insieme ad altri loschi traffici. Pechino sta cercando di mettere un freno alla criminalità lungo la "Via della Seta", perché danneggia i commerci e la reputazione cinese.

Nato nel 1982 nella provincia di Hunan, She Zhijiang ha ottenuto la cittadinanza cambogiana nel 2017. Ha creato reti di gioco d'azzardo in Cambogia, Myanmar e Filippine, di cui il progetto più importante è la Yatai New City, al confine tra Myanmar e Thailandia, sostenendo che facesse parte della Belt and Road Initiative. Secondo le autorità, She controlla i trafficanti di esseri umani che reclutano con l’inganno individui che andranno a lavorare per siti di frodi online rendendoli schiavi moderni.

Queste attività illegali hanno colonizzato alcune aree più povere della regione dove i governi del sud-est asiatico hanno istituito zone economiche speciali per attrarre gli investimenti cinesi. Nel 2016, per esempio, il governo cambogiano ha istituito una zona economica speciale nella città costiera di Sihanoukville, dove in realtà molti edifici sono rimasti incompiuti a causa del debito sulle proprietà immobiliari. Tuttavia negli ultimi anni sono sorti grattacieli circondati da alte mura e fili spinati anche in Laos e nelle aree del Myanmar controllate dalle milizie filo-cinesi come Myawaddy, al confine con la Thailandia. 

Dopo il divieto al gioco d’azzardo imposto dalla Cina, le autorità cambogiane hanno rilasciato licenze per i casinò virtuali generando entrate per miliardi di dollari. Secondo le statistiche dell'autorità cambogiana per l'immigrazione, oltre 400mila cinesi hanno lasciato il Paese dopo che il gioco d'azzardo online è diventato illegale.

Quando le autorità cinesi si sono, però, rese conto che i casinò all'estero erano un canale di riciclaggio di denaro che causava il deflusso di capitali, l'amministrazione di Hun Sen, su pressione di Pechino, nel 2020 ha messo fuori legge il gioco d’azzardo. A quel punto alcune imprese si sono trasferite altrove, per esempio in Myanmar, mentre altre hanno deciso di riconvertire la loro attività in truffe digitali.

Gruppi criminali pubblicano annunci di reclutamento e i giovani, attirati da stipendi elevati, vengono rapiti e costretti a lavorare per siti web che truffano altre persone all’estero.

Gli edifici in cui vengono rinchiuse le persone trafficate vengono chiamati “parchi industriali digitali” e sono sorvegliati da militari e guardie di sicurezza. Una volta entrati i telefoni cellulari e i passaporti sono confiscati. Le persone possono abbandonare il complesso solo pagando un riscatto. Chi prova a scappare viene maltrattato fisicamente e le donne vengono usate come schiave sessuali. Sono anche trapelate notizie di vittime vendute ad altre bande oppure inviate al “KK Industrial Park” di Myawaddy, in Myanmar, noto per il traffico illegale di organi.

La maggior parte delle persone che lavorano in questi "parchi industriali" provengono dalla Cina. Secondo i media cinesi almeno 230mila cittadini coinvolti in truffe all’estero sono tornati in patria, ma l’annuncio non menziona se sia stato merito della cooperazione giudiziaria internazionale. L’anno scorso Pechino aveva cercato di convincere i criminali a consegnarsi alla polizia bloccando i loro conti bancari e isolando le famiglie rimaste in Cina. Secondo il governo cinese in questo modo migliaia di sospettati hanno fatto ritorno dal Myanmar. 

Di recente, a causa della politica “zero covid”, è sempre più difficile per le bande criminali reclutare “personale” dalla Cina continentale, per cui si sono rivolti a Taiwan e in misura minore alla Malaysia. Secondo il ministero degli Esteri di Taiwan almeno 200 taiwanesi sono intrappolati in Cambogia o in Myanmar. Annunci online invitano la gente a recarsi in Cambogia dove con una commissione si possono guadagnare fino a 20mila dollari americani. Le statistiche mostrano che effettivamente nella prima parte dell’anno c’è stato un numero di trasferimenti record da Taiwan alla Cambogia.

Tuttavia, in mancanza di legami diplomatici, a Taiwan risulta quasi impossibile recuperare le vittime del traffico di esseri umani. Le autorità sono costrette a rivolgersi a importanti uomini d’affari taiwanesi o alla polizia cambogiana, ma spesso questa è collusa con le bande criminali. Le famiglie delle vittime si rivolgono anche alla mafia di Taiwan per pagare i riscatti. La polizia taiwanese ha rafforzato il pattugliamento dell'aeroporto internazionale di Taoyuan, dove ci sono voli per la Cambogia, per convincere le potenziali vittime a non salire a bordo. 

La Cambogia nega il traffico sistematico di esseri umani e ammette solo "controversie di lavoro", ma anche oggi è circolato online un video in cui 40 vietnamiti scappano da un casinò cambogiano e cercano di fare ritorno al loro Paese a nuoto.

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