07/12/2022, 08.48
TURKMENISTAN
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Ashgabat: governo taglia stipendi insegnanti per aiutare i bambini di strada

di Vladimir Rozanskij

Trattenuti 57 dollari al mese dai loro stipendi. Ispezioni e licenziamenti per chi si rifiuta. Ogni scuola dovrà farsi carico di un gruppo tra 5 e 10 bambini. Imprenditori che raccolgono fondi per i minori in difficoltà accusati dallo Stato di “eccessi caritativi”. Le autorità si rifiutano di riconoscere i problemi sociali legati alla crisi economica.

Mosca (AsiaNews) – Il governo del Turkmenistan ha deciso di trattenere una parte dello stipendio agli insegnanti di tutte le scuole per contribuire al mantenimento dei bambini di strada, che passano le giornate a chiedere l’elemosina. L’iniziativa è partita dal Consiglio comunale di Turkmenbaši, una delle città dove il fenomeno assume dimensioni più clamorose.

Un funzionario dell’assessorato locale alla Pubblica istruzione ha raccontato a Radio Azatlyk che “alla riunione del Consiglio abbiamo pensato che se i genitori non sono in grado di prendersi cura dei loro bambini, allora questo compito ricade sui dirigenti scolastici e gli insegnanti, che dovrebbero educarli nelle loro classi”. Per questo i consiglieri hanno deliberato che ogni mese verranno trattenuti dallo stipendio 200 manat (57 dollari), destinati ai bambini inclusi nelle liste della polizia per accattonaggio, a cui verranno forniti cibo e vestiti.

Ai docenti che si oppongono a questo taglio “sociale” dello stipendio, le amministrazioni minacciano ispezioni e licenziamenti. Secondo la delibera, ogni scuola dovrà farsi carico di un gruppo tra 5 e 10 bambini. Gli insegnanti non gradiscono la decisione, pur non avendo il coraggio di protestare ad alta voce; i loro stipendi, del resto, sono già ridotti per coprire una serie di altre spese che nulla hanno a che fare con la loro attività educativa, come l’acquisto di piantine per nuove coltivazioni, la sarchiatura dei campi di cotone e la raccolta del cotone, i costi del ricamo della seta, le cerimonie pubbliche e il restauro degli edifici scolastici.

Il numero dei bambini che vengono lasciati vagabondare per strada è in aumento negli ultimi tempi, soprattutto nelle città più popolate e vicino ai mercati, come il “Kenar” di Turkmenbaši. Spesso questi minori sorvegliano i cassonetti della spazzatura, per poi andarli a rovistare appena qualcuno getta qualcosa. Molti vengono colti sul fatto mentre cercano di rubare nei negozi o nelle bancarelle dei mercati. Nei convitti regionali spesso mancano i posti per accoglierli, e del resto anche negli orfanatrofi i bambini fanno la fame. Le autorità locali non sanno più cosa fare, da qui lo scarico di responsabilità sul corpo insegnanti.

Nella città di Bayramali, nel velayat (regione) di Mari, un gruppo di bambini è stato colto mentre aspettava la chiusura di un negozio, vestiti con stracci tenuti insieme in modo improbabile, e si sono gettati a prendere pacchetti di biscotti dallo scaffale vicino all’uscita, dandosi immediatamente alla fuga. Un uomo che passava è riuscito ad acciuffarne uno, e il padrone del negozio è accorso chiedendo di denunciarlo subito alla polizia, altrimenti gli altri continueranno a venire.

Il bambino ha raccontato di essere in terza elementare, ma invece di andare a scuola deve cercare qualcosa per sfamare i due fratellini più piccoli; l’uomo, un imprenditore locale, ha pagato i 7 manat dei biscotti, e l’ha lasciato andare. Alcuni imprenditori cercano di raccogliere fondi per i bambini, ma lo Stato spesso li blocca, accusandoli di “eccessi caritativi” con soldi occultati al fisco.

Spesso i padri di questi bambini lavorano come stagionali all’estero, e ora faticano a mandare soldi per mantenere le famiglie. Le mamme nel frattempo girano in cerca di guadagni extra, e non hanno tempo per occuparsi dei figli, tornando a casa la sera spesso con le tasche quasi vuote. La polizia cerca di disperdere i gruppi sempre più numerosi di accattoni, e cerca di obbligare i bambini a restare a scuola, insistendo con gli insegnanti sui loro doveri.

Il governo si rifiuta di riconoscere i problemi sociali legati alla crisi economica, non commenta i dati sulla crescita della disoccupazione e il crollo del tenore di vita a livelli sempre più bassi, non fornendo aiuti integrativi agli strati più poveri della popolazione. Al contrario, si ripetono i proclami sulla “abbondanza di produzione alimentare” assicurata nel Paese, anche con invii simbolici di aiuti umanitari ad altri Paesi, come Afghanistan e Pakistan.

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