12/04/2022, 12.23
THAILANDIA
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Bangkok, la stretta di Prayut colpisce anche i rapper

di Steve Suwannarat

In carcere ElevenFinger, artista nato e cresciuto nella baraccopoli di Khlong Toei, notoriamente critico contro i militari. Accusato per degli ordigni lanciati contro il complesso militare dove risiede l'ex generale oggi capo del governo. La legge sulla lesa maestà, sempre più utilizzata contro gli oppositori, prevede pene pesanti.

Bangkok (AsiaNews) - In Thailandia lo scontro a bassa intensità fra un governo che è erede del colpo di stato del 22 maggio 2014 e i rapper continua. Ultimo episodio l’arresto di ElevenFinger (nome d’arte di Thanayuth Na Ayutthaya), giovane artista nato e noto negli slum, sia per le attività sociali, sia come parte di una opposizione verso l’attuale leadership thailandese che continua a manifestarsi con modalità imprevedibili, spesso con flash mob come quello di domenica nel cuore della capitale.

Il rapper, che alla protesta aveva partecipato, è stato accusato di avere lanciato la sera dello stesso giorno, in un presunto piano con altri individui in parte già fermati, due ordigni di bassa intensità contro l’ingresso della base del Primo reggimento di fanteria che ha sede a Bangkok e dove ha la sua residenza il capo del governo, l’ex generale Prayut Chan-ocha. Poco più di petardi, secondo i mass media thailandesi, ma un’azione che è diventata spunto per l’ennesima ondata di arresti e di accuse che potrebbe portare a pene anche molto pesanti.

ElevenFingers è notoriamente critico verso il controllo militare sul Paese ed era già stato arrestato nell’agosto 2020 con una decina di altri attivisti, ma questo fatto ne aveva rilanciata la notorietà, insieme al documentario su Netflix che descrive la sua esperienza e quella di altri rapper cresciuti nello slum di Khlong Toei.

Come lui, molti artisti, blogger, influencer e una parte consistente di studenti e accademici delle università, si sono messi in rotta di collisione con le autorità prendendo una posizione critica a cui finora è stato risposto con tattiche rodate ma ormai inefficaci, ovvero nessun dialogo e coercizione. Nei casi peggiori, per coloro che vengono individuati come più pericolosi per l’establishment è stata applicata la legge sulla lesa maestà, ovvero l’accusa di vilipendio verso la monarchia che prevede pesanti pene detentive e la cui applicazione ha confini del tutto arbitrari.

Ieri Thanathorn Juangroongruangkit, il più accreditato leader dell’opposizione, a capo del Movimento progressista, è stato rinviato a giudizio per questo reato nato, secondo l’accusa, da un discorso del 18 gennaio 2021 in cui aveva criticato i piani governativi di acquisto dei vaccini anti-Covid. Il caso del rapper è seguito dall’organizzazione Thai Lawyers for Human Rights che ha avuto diversi dei suoi membri arrestati o posti sotto sorveglianza.

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