09/02/2023, 11.19
THAILANDIA
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Attiviste thailandesi in sciopero della fame contro il reato di lesa maestà

di Steve Suwannarat

Le due giovani Tawan e Bam erano state arrestate per un post sui social network critico sui blocchi del traffico che accompagnano gli spostamenti della famiglia reale. Da 20 giorni rifiutano il cibo e sono state ricoverate in ospedale. Sullo sfondo i giochi politici in vista delle elezioni del 7 maggio, che vedono nei sondaggi l'opposizione ai partiti filo-militari recuperare consenso e visibilità.

Bangkok (AsiaNews) - Due giovani attiviste per i diritti umani thailandesi arrestate con l’accusa di “lesa maestà alla famiglia reale” stanno portando avanti da ormai 20 giorni uno sciopero della fame. L’iniziativa prosegue nonostante il peggioramento delle condizioni di salute e il conseguente rilascio su cauzione offerto dai magistrati su richiesta dell’ospedale dove sono state ricoverate lunedì.

Tantawan “Tawan” Tuatulanon e Orawan “Bam” Phuphong, 21e 23 anni, erano state arrestate il 16 gennaio in seguito a un procedimento aperto lo scorso anno per avere chiesto su Facebook di riconsiderare gli stop alla circolazione che abitualmente accompagnano gli spostamenti dei membri della famiglia reale. In queste ore, confermando la loro determinazione a proseguire nella protesta, ma anche di accettare l’idratazione per via endovenosa, hanno anche ribadito le loro richieste: riforma del sistema giudiziario, rilascio dei prigionieri politici in attesa di giudizio e sostegno di ogni parte politica per abrogare l’articolo 112 del Codice penale che riguarda il reato di lesa maestà. Uno strumento legale che, nato per tutelare la monarchia, viene da tempo utilizzato contro i critici del sistema, condannandoli a pesanti pene detentive.

Un terzo manifestante e digiunante, che pure rischia 15 anni di carcere in base alla stessa legge, era stato ricoverato la scorsa settimana in modo coatto per l'aggravamento delle sue condizioni. A altri otto giovani manifestanti, tutti appartenenti al gruppo Thau Gas e accusati di avere lanciato petardi durante una manifestazione antigovernativa due anni fa a Bangkok, è stata invece negata lunedì la libertà condizionale e anche questo ha spinto Tawan e Bam a proseguire nella loro protesta in un periodo delicato per il Paese.

Tutto questo accade mentre proseguono i giochi politici in vista delle elezioni del 7 maggio, in cui i partiti filo-militari e filo-monarchici - a loro volta divisi sulle candidature principali - cercheranno di consolidare il loro controllo sull’Assemblea nazionale, mentre i loro avversari raccolti attorno al partito Pheu Thai sembrano recuperare consenso e visibilità. L’attuale capo di governo, Prayut Chan-ocha - ex generale alla guida dal golpe del maggio 2014 che ha riportato il Paese sotto il controllo di fatto delle forze armate - ha già proposto la sua candidatura per un partito neonato, in contrasto con altri esponenti militari pure passati alla politica ma rimasti nel Palang Pracharat, partito da loro voluto e che attualmente indirizza la coalizione di governo.

Una situazione che vede l’opposizione di piazza, condotta anche da gruppi studenteschi, impegnata a delegittimare il ruolo dei militari, che hanno più volte mostrato di non volere uscire di scena e che continuano a contare su loro “mandato” di garanti della stabilità. In questo senso si presentano anche come custodi dell’istituzione monarchica il cui ruolo e la cui necessità, in un Paese che richiederebbe profonde riforme sociali e economiche, viene messa in discussione da questi movimenti.

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