17/05/2011, 00.00
BANGLADESH
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Bangladesh: una pastorale da inventare e ritagliare a misura d’uomo

di Nozrul Islam
Una realtà in continua evoluzione necessita di soluzioni e iniziative piccole, ma costanti e aderenti ai bisogni delle comunità. Il mondo operaio maschile e femminile è un aspetto della società bengalese, che la Chiesa cattolica e i missionari del Pime cercano di seguire e assecondare nei bisogni specifici.
Dhaka (AsiaNews) – Centri di accoglienza, servizi pastorali “a domicilio”, ostelli temporanei, iniziative culturali interreligiose, punti d’incontro per lavoratori e lavoratrici. Una realtà in rapida evoluzione come quella bengalese ha bisogno di una pastorale da inventare, da ritagliare su misura delle singole persone. In Bangladesh, dove la stragrande maggioranza è non cristiana ma i problemi sono comuni alle diverse etnie e religioni, la Chiesa cattolica deve rispondere all’insorgere di nuovi problemi volta per volta, attraverso piccole iniziative.

Un fenomeno relativamente recente interessa il mondo operaio, soprattutto femminile, che negli ultimi 30 anni è cambiato in maniera radicale. Con l’arrivo delle fabbriche di tessuti e confezioni è esplosa la richiesta di manodopera non qualificata e a basso costo: così, milioni di ragazze sono piovute dalle campagne – dove a malapena uscivano di casa – nelle grandi città come Dhaka. In tale contesto, le missioni cattoliche hanno cercato di essere dei punti di riferimento per questi giovani.

Una prima risposta viene dall’esperienza di una scuola tecnica nel nord a Dinajpur, che 15 anni fa ha iniziato a “collaborare” con la parrocchia di Mirpur. Finiti i corsi, i giovani di villaggio giungevano in città per cercare lavoro: un momento difficile, in cui i ragazzi hanno paura, sono sottoposti a pressioni enormi, vengono imbrogliati dalle mafie locali. Così, la chiesa ha aperto alcuni locali per ospitare i ragazzi, offriva loro un punto d’appoggio da cui poter partire.

Anche il lavoro delle suore mariste si lega al mondo operaio femminile in particolare seguendo le lavoratrici da un punto di vista medico. Le donne, in genere, sono abbandonate a se stesse quando si tratta di salute, spesso sono ignoranti e impacciate: invece, molte di queste missionarie sono diventate medico o infermiere, per assisterle durante la maternità e rispondere a tutti i loro problemi di salute. Un’esperienza simile è quella delle suore salesiane francesi, che in particolare fanno pastorale tra le lavoratrici dei beauty parlour (istituti di bellezza): ragazze che, anche nel migliore dei casi, hanno pochissima libertà e orari di lavoro massacranti.

In questo contesto, s’inserisce l’iniziativa della parrocchia di Kewachala, a metà strada tra Dhaka e Mymensingh. Qualche anno fa era solo un pezzetto di terra, dove molti operai musulmani e indù si affacciavano durante la pausa perché costretti a uscire dalla fabbrica ma privi di zone di ristoro (salvo qualche baracchetta che vende cibo pronto e tea). Lì, p. Gianantonio Baio (missionario del Pime) ha trasformato la cappellina in una vera e propria missione: una chiesa, un ostello maschile, una scuola e una cooperativa di credito. Il 1mo maggio scorso è stato inaugurato questo centro di accoglienza per operai e operaie, che offre alla gente stanze dove riposarsi tra un turno di lavoro e l’altro, servizi igienici, riparo dalla pioggia. E, si spera, qualche iniziativa culturale.
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