24/02/2023, 13.12
MALAYSIA
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Calo delle importazioni di olio di palma, a rischio l'occupazione dei migranti stranieri

di Steve Suwannarat

Provengono soprattutto da Bangladesh, India, Nepal e Indonesia e, come mostra un recente rapporto dell'Organizzazione internazionale del lavoro, i loro diritti già non sono rispettati. La Malaysia è il secondo Paese produttore di quest'olio ma da dicembre l'Unione europea ha vietato l'import dei prodotti che non rispettano alcuni standard ambientali.

Kuala Lumpur (AsiaNews) - Un nuovo rapporto dell’Organizzazione mondiale del Lavoro (Oil) evidenzia che le conseguenze della contrazione delle vendite sul mercato internazionale dell’olio di palma proveniente dalla Malaysia ricadono prevalentemente sui lavoratori migranti provenienti da Bangladesh, India, Nepal e Indonesia e che costituiscono l’80% della forza-lavoro in un settore che in totale occupa mezzo milione di individui e i cui diritti non sono garantiti.

“Nel settore della palma da olio – segnala l’Oil nel suo rapporto The Cost of Hope - i datori di lavoro spesso sequestrano il passaporto dei lavoratori per assicurarsi che non fuggano”, una pratica proibita, sia da leggi internazionali, sia locali. “Vi sono inoltre aziende che impongono ai lavoratori di lasciare i loro passaporti negli spogliatoi presso l’ufficio centrale della piantagione. I lavoratori ne avrebbero le chiavi ma serve il permesso della direzione per accedere alla struttura. Dove lavora Panji (uno dei lavoratori la cui storia è narrata nel rapporto) lo spogliatoio si trova di fronte all’amministrazione”. 

La Malaysia è, dopo l’Indonesia, il secondo produttore al mondo dell’olio di palma che rappresenta il 44% del suo export cercando di sopperire a una richiesta di 74 milioni di tonnellate soprattutto da parte di Indonesia, India, e Cina.

Il Paese, tuttavia, sta accusando il colpo delle limitazioni all’importazione di olio di palma sul mercato europeo deciso a dicembre per le produzioni che non rispettano gli standard ambientali europei. Sebbene l’Unione Europea, terzo importatore mondiale che nel 2022 ha ricevuto il 9,4% dell’olio di palma malaysiano (un calo di 1,47 milioni di tonnellate rispetto all’anno precedente), abbia negato di volere un blocco totale, il governo di Kuala Lumpur starebbe pensando, in accordo con quello di Jakarta, di procedere unilateralmente a sospendere le esportazioni.

Le conseguenze della politica Ue e di altri importatori che potrebbero di seguirne l’esempio rischiano di essere pesanti per un Paese che ha riconvertito a questa produzione il 70% dei propri terreni, pari a 2,3 milioni di ettari nella sola Malaysia peninsulare, contribuendo in modo significativo alla deforestazione e alla minaccia di estinzione di diverse specie animali.

Ma le conseguenze potrebbero essere devastanti anche sul piano occupazionale perché la situazione costringerebbe molti lavoratori al rientro oppure alla clandestinità in una realtà già difficile per i migranti a causa di abusi e sfruttamento, sebbene la Malaysia ne abbia un grande bisogno in anche altri settori: basti pensare che gli immigrati sono due milioni su 16 milioni di lavoratori complessivi.

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