13/06/2022, 12.28
MALAYSIA
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Kuala Lumpur: scarsità di lavoratori stranieri minaccia economia nazionale

di Steve Suwannarat

Nel 2019 erano circa due milioni: arrivano soprattutto da Indonesia, Bangladesh e Nepal. A rischio la produzione di olio di palma, semiconduttori e il settore ittico. Le procedure e i costi delle pratiche burocratiche sono tra gli ostacoli maggiori al reclutamento.

Kuala Lumpur (AsiaNews) – La concomitanza di interessi politici che hanno acuito il sentimento nazionalista, e la difficoltà a gestire tempi e necessità richiesti da una mole ingente di lavoratori stranieri, hanno reso nel tempo più problematica la vita agli immigrati in Malaysia. Al punto che il dipartimento di Stato Usa ha inserito il Paese nel livello più basso della sua classifica sullo sfruttamento e mancata tutela del lavoro immigrato. Per il sospetto che utilizzassero “lavoro forzato”, Washington ha anche bandito sette aziende malaysiane dal mercato nazionale.

In Asia la Malaysia è tra le nazioni più dipendenti dalla manodopera estera. Nel 2019 circa due milioni di lavoratori, il 20% della sua forza-lavoro, in maggioranza provenienti da Indonesia, Bangladesh e Nepal, hanno sostenuto la produzione in settori essenziali come agricoltura, semiconduttori e pesca.

Le procedure e i costi delle pratiche sono tra gli ostacoli maggiori al reclutamento di lavoratori stranieri; a questo si aggiungono incertezze su responsabilità e attribuzioni, ma anche scelte non sempre apertamente espresse. Ad esempio, nonostante la fine della proibizione all’immigrazione per lavoro decretata a febbraio e la comunicazione di due mesi fa da parte del ministero per le Risorse umane di una richiesta di 475mila lavoratori avanzata da aziende malaysiane, le autorità di Kuala Lumpur hanno approvato poco più di 2mila pratiche: per lo più hanno citato in modo vago carenze nella documentazione consegnata.

Questa situazione crea attriti anche con le autorità dei Paesi di principale invio dei migranti, le quali temono che nuove e più onerose regole, oltre che più incerte, portino a un aumento dei tempi, dei costi e un ulteriore indebitamento per chi intenda migrare verso la Malaysia.

Il 31 maggio l’Indonesia, partner essenziale, ha cancellato il piano di inviare propri cittadini nelle piantagioni di palma da olio malaysiane. La decisione ha bloccato 164 lavoratori specializzati dell’isola di Lombok, che si sarebbero dovuti imbarcare per un volo diretto a Kuala Lumpur.

All’origine della mossa ci sono con ogni probabilità incomprensioni sulle regole di immigrazione e ingaggio. Si tratta però di un colpo alle  prospettive di ripresa di un’industria, quella della palma da olio, che vale il 5% del Pil malaysiano. A fronte di immense possibilità di espansione dato lo stop all’export di olio di semi di girasole dall’Ucraina, il comparto in Malaysia si ritrova con il più basso livello di manodopera, e ciò per le rigide regole che hanno fermato nei fatti il processo migratorio.

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