27/12/2007, 00.00
INDIA
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Card. Gracias: davanti alle violenze, la Chiesa costruisca ponti di dialogo

di Nirmala Carvalho
Il porporato, arcivescovo di Mumbai, esprime ad AsiaNews tristezza e preoccupazione per i fatti dell’Orissa, ma ricorda la salvezza che deriva dalla speranza e sottolinea il carattere unico della popolazione indiana, che non ha nulla a che vedere con le frange estremiste.
Mumbai (AsiaNews) - “Tristezza e preoccupazione” per gli attacchi contro i cristiani in Orissa, ma anche fiducia nelle tradizioni di coesistenza della “grande nazione indiana” sono stati espressi dal card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, dopo l’ondata di distruzioni e attacchi contro chiese e persone a Natale. Ad AsiaNews il porporato conferma di aver lanciato una “settimana di preghiera” per la pace e l’armonia e che oggi a Mumbai, Orissa, New Delhi vi saranno sit-in e manifestazioni della società civile per condannare la violenza dei fondamentalisti.
 
Il card. Gracias, che ha ricevuto un mese fa la berretta rossa da Benedetto XVI, riafferma che la missione della Chiesa è creare “ponti” di comprensione e di dialogo, ma sottolinea che nelle violenze dell’Orissa vi è pure una flagrante mancanza di vigilanza del governo: gli attacchi contro i cristiani, aggiunge, sono in continuo aumento.
 
Tuttavia, “è fondamentale ricordare che l’India è un grande Paese, con una società multiculturale e multireligiosa che la rende unica. E’ però necessario che il governo non chiuda gli occhi davanti a queste violenze, e rassicuri ogni cittadino della propria incolumità”.
 
In quest’ottica, è poi “necessario non farsi scoraggiare da questi casi: specialmente a Natale, non dobbiamo perdere la speranza. Emanuele significa ‘Dio è con noi’: Cristo è l’Emanuele, e Dio alla fine trionferà. La salvezza che nasce dalla speranza deve essere l’ancora che ci tiene saldi, perché la popolazione indiana non ha nulla a che vedere con questi attacchi”.
 
Questi, infatti, “sono opera di un gruppo marginale, che cerca di propagare una cultura di violenza. Dobbiamo essere fermi, e dimostrare che tali comportamenti non sono tollerati: lasciare spazio a queste frange potrebbe portare a complicazioni pericolose. Ora più che mai, la Chiesa deve costruire ponti verso l’armonia, tramite la preghiera, la comprensione ed il dialogo”.
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