22/06/2012, 00.00
PAKISTAN – SRI LANKA
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Carmelitane singalesi per educare le ragazze in Pakistan

di Jibran Khan
Da oltre 30 anni un gruppo di religiose opera nel Paese, nel settore dell’istruzione e della sanità. Agli studi si alternano momenti di preghiera, messa e catechismo. Suor Mary: la prima sfida, vinta, è stata “convincere le famiglie a mandare a scuola le ragazze”. Il rammarico per l’istituto femminile nella “meravigliosa” Swat Valley, distrutto dai talebani.

Lahore (AsiaNews) - Hanno dedicato la loro vita missionaria allo sviluppo dell'educazione in Pakistan, con una particolare attenzione all'istruzione femminile che oggi - in molti casi - è anche migliore di quella dei maschi. Negli anni hanno dato vita a scuole e istituti in varie zone del Paese; anche nella Swat Valley, in molte parti roccaforte talebana, erano riuscite a fondare un centro per lo studio, finito nel mirino degli estremisti che - dopo qualche tempo - l'hanno devastato, distruggendo tutto il materiale didattico contenuto al suo interno. Tuttavia, pur fra difficoltà e minacce hanno voluto continuare la loro opera che prosegue ancora oggi. È la storia di cinque suore srilankesi, da anni in Pakistan per contribuire allo sviluppo del settore dell'educazione; un elemento importante per la vita del Paese, al quale AsiaNews in passato ha dedicato un dossier di approfondimento (cfr. L'educazione può fermare i talebani in Pakistan).

Suor Mary Dorothea, della congregazione del Carmelo, originaria dello Sri Lanka, ha messo per la prima volta piede in Pakistan il 21 aprile del 1981. Era la pioniera, la prima di un gruppo di cinque religiose - si sono poi aggiunte, nel tempo, suor Theolinde, suor Kanthi, suor Luke e suor Helen Teresa - chiamate nel Paese dall'allora arcivescovo di Lahore mons. Armando Trindade (in carica dal 1973 al 2000) per contribuire allo sviluppo nei settori dell'istruzione e dell'assistenza sanitaria.

Le Carmelitane, racconta suor Mary ad AsiaNews, prestano la loro opera in sei diversi istituti di Lahore, due a Gujranwala e una a Issanagri, oltre che un ostello a Faisalabad (nella provincia del Punjab). La prima scuola - in lingua urdu - è partita a sei mesi dal loro arrivo in Pakistan, nella colonia di Mariam Nishat; in seguito le religiose hanno dato vita a una classe per l'alfabetizzazione degli adulti e un centro professionale per le ragazze. All'anno successivo risale invece l'apertura di una clinica, dedicata in particolare alle fasce più deboli della popolazione.

La prima sfida, sottolinea suor Mary Dorothea, è stata quella di convincere le famiglie a far studiare le figlie femmine. Al loro arrivo, infatti, i ragazzi ricevevano in genere una istruzione migliore delle compagne. E i genitori, secondo un'opinione ricorrente, giudicavano "inutile" mandare a scuola anche le bambine. Sono serviti anni, e visite quotidiane delle religiose nelle famiglie, perché qualcosa cambiasse; ora la situazione si è ribaltata, continua la suora, tanto che "oggi le ragazze sono più istruite dei maschi". Non è un caso, infatti, che negli ultimi tempi anche la Conferenza dei vescovi pakistani si sia interessata al problema, lanciando un appello alle famiglie perché permettano ai ragazzi di studiare e contribuire così al progresso della società. "I ragazzi non frequentano in  modo regolare - conferma - e non sembrano interessati agli studi" sia per l'ambiente familiare in cui crescono, sia per la realtà sociale che li spinge lontano da libri e quaderni.

Tuttavia, l'opera di alfabetizzazione dei giovani, afferma la suora Carmelitana, ha permesso di "educare al contempo i genitori" e le loro famiglie. E il loro ambiente, le loro vite, le loro case "sono cambiate in meglio". "In passato i genitori - aggiunge - non erano disposti a spendere per l'educazione dei figli. Ma ora vedono i benefici che derivano dallo studio, e per questo spronano i loro figli". Le scuole non sono solo un luogo di apprendimento, ma servono anche a rafforzare la fede e la formazione spirituale con messe, celebrazioni, incontri di preghiera, catechismo e studio della parola di Dio.

Negli anni il lavoro delle suore ha incontrato anche resistenze e difficoltà di ogni sorta, come avvenuto a Mingora, città della provincia di Khyber Pakhtunkhwa, nella "meravigliosa Swat Valley" come la ricorda suor Mary. Le carmelitane hanno avviato un progetto quinquennale di studio dedicato alle ragazze, abbandonato dopo un anno e mezzo per le minacce dei fondamentalisti islamici. Ricevevamo, racconta la religiosa, di continuo lettere minatorie in cui "i talebani ci intimavano di abbandonare l'istituto" ed è stata "un'esperienza spaventosa". Per due settimane si sono trovate "nel fuoco incrociato" fra esercito e talebani; cinque giorni dopo l'evacuazione, gli estremisti hanno bombardato l'edificio, poi hanno bruciato tutto il contenuto "mandando in fiamme una cinquantina di computer e centinaia di libri, anche preziosi".

Lo sconforto e la paura non hanno però impedito alle religiose singalesi di ricominciare la loro opera, la missione dedicata allo studio e alla cultura, grazie anche all'invito dell'arcivescovo emerito di Lahore, mons. Lawrence J. Saldanha, che ha affidato alle loro cure l'istituto diocesano di San Giuseppe. "Per l'anno giubilare - conclude suor Mary Dorothea - va data assoluta priorità all'istruzione" quale unica via per contribuire nel concreto allo sviluppo del Pakistan. 

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